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Anfione e Zeto |
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"Anfione e Zeto" n. 17 Peter Eisenman. Cittą della Cultura di Galizia Santiago de Compostela - Spagna 1999-2003 Tema: singolaritą Il Poligrafo, 2004 anfionezeto@tiscali.it |
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Č intitolato all'Architettura
universalmente singolare lo scritto di Margherita Petranzan, storica
direttrice di «Anfione e Zeto», che apre il numero 17 della rivista,
nata nel 1988, con sede redazionale nel padovano, all'insegna di un
simposio tra ambienti genovesi e veneziani. La singolaritą, sostiene la
pubblicazione, č il leit motiv dell'architettura di Peter Eisenman, in
quanto radicata su fondamenti che trascendono il gioco delle forme, per
calare il progetto sul piano della necessitą, storica e dunque concreta.
Architetto le cui retoriche di promozione sono sempre passate attraverso
un rivendicato lavoro sul significato, Eisenman, al di lą del sodalizio
con Jacques Derrida, pare un caso studio particolarmente ritagliato
sulla cifra pił genuina dell'avventura di «Anfione e Zeto», marcata
dallo scavo mai scontato delle ragioni della progettazione, a partire da
letture monografiche di edifici realizzati. |
[16dec2004] | |||
Pur se non ancora inaugurato, l'intervento dell'architetto per la Cittą della cultura a Santiago de Compostela, trattato in questo numero, viene considerato alla stregua di architettura compiuta, e passato al vaglio delle prime quattro sezioni, riassunte sotto il titolo di Opera. Ad aprire, una ricca documentazione iconografica, con foto del cantiere scattate nella primavera del 2003, seguita dai saggi brevi di Franco Purini sulla Poetica dell'eccesso, Franco Puccetti su Eisenman italiano, Marco Borsotti sugli Stati di alterazione dello spazio. Le sezioni successive portano i titoli di Campo neutrale, curata da Bernardo Secchi, Soglie curata da Aldo Peressa e Leonardo Rampazzi e Theorein, curata da Massimo Doną, che duetta con Sergio Givone sempre sul tema della singolaritą. Sfondo difficile da eludere, i bijoux indiscrets evocati da Manfredo Tafuri in occasione della mostra italiana sui Five Architects del 1981, rischiano forse di consolidarsi, in questo numero 17, come colta vulgata della critica italiana su Eisenman. Chiudendo come una sorta di contraltare alla prima parte, focalizzata su un luogo e un'Opera, il Varietą che segue č frivolo solo alle orecchie, comprendendo, nelle parole dei curatori, "una benjaminiana costellazione di eventi", tradotta in una serie di scritti disparati tra cittą, arte, architetture. Manfredo di Robilant |
Il presente saggio č stato pubblicato su «Il Giornale dell'Architettura» di ottobre con il titolo "Decostruzione Galiziana" | ||||
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pagina riviste č curata da laboratorio
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