SOPRALLUOGHI

 

 

Claes Oldenburg - Coosje van Bruggen
di Roberto Zanon

 

Venezia, Museo Correr e Salone Napoleonico
23 maggio - 3 ottobre 1999

 

 

Dopo un periodo di riflessione e in attesa del grande evento della Biennale d'Arte 1999, Venezia torna ad ospitare una grande mostra di arte contemporanea offrendo le sale espositive dell'Ala Napoleonica del Museo Correr al lavoro di Claes Oldenburg e di Coosje van Bruggen.
Oldenburg, svedese e di adozione americano, è personaggio di spicco nel panorama dell'arte moderna sin dal 1959 e famose sono le sue sculture "soft" e i suoi "happening", segni fondamentali nella creazione della "pop art". Conosciutissimi sono poi i lavori sui monumenti colossali e i progetti a vasta scala per vari contesti urbani che dal 1976 egli realizza assieme a Coosje van Bruggen.

 

L'impatto con la mostra offre un brivido iniziale presentando il "soft shuttlecock" ovvero un volano (quello usato nel gioco omonimo con le racchette) enorme che si distende ad abbracciare internamente il grande salone decorato a stucchi nella prima sala al piano nobile del Museo. L'effetto non è assolutamente stridente ed anzi è l'esemplificazione di come il contemporaneo possa trovare un colloquio con il passato, dialogo che purtroppo a Venezia è fortemente osteggiato da un passivo immobilismo che si nasconde dietro un'apparente aura di conservazione.

 

Ciò che si incontra successivamente nel proseguo dell'esposizione dimostra poi il vero interesse di Oldenburg e van Bruggen, cioè il confronto con la scala urbana. Tutto il processo di disegni e modelli, che la mostra presenta in modo chiaro e completo, è infatti spesso finalizzato alla realizzazione di un monumento che diventerà una sorta di architettura cui manca - ma non sempre - la sola funzione per essere veramente tale. Ma la sensibilità è quella dell'architetto e non è un caso che la coppia di artisti abbia da molti anni una stretta collaborazione con Frank Gehry - l'autore del museo Guggenheim di Bilbao - con il quale hanno progettato il grande binocolo che funge da elemento centrale nel complesso di edifici dell'agenzia Chait/day a Venice in California nel 1991. L'oggetto di riconoscibilità comune amplificato ad una valenza architettonica perde e al contempo mantiene la sua riconoscibilità e suggerisce un momento di "straniazione"; un operare che dovrebbe far riflettere sui valori fondanti la disciplina dell'architettura. Come infatti rimanere indifferenti di fronte a progetti quale quello de Ponte sul fiume Reno a Dusseldorf a forma di sega colossale. In questo caso la funzione di ponte è magnificamente risolta attraverso l'impiego di una forma assolutamente riconosciuta - la sagoma "archetipo" della sega - che alla grande scala diventa oggetto inedito. Sembra cosa semplice questa del cambio di scala degli oggetti e invece diventa un'operazione concettuale forte che costringe a riflettere sul paesaggio artificiale che ci circonda. E' un'operazione che anche altri artisti - architetti hanno cercato di mettere in opera per esempio Gaetano Pesce quando ingrandisce a dimisura oggetti di design riconosciuti quali una lampada da tavolo, ma con Oldenburg - van Bruggen l'operazione diventa ancora più scintillantemente evidente e le immagini che documentano i progetti che sono stati realizzati ne sono chiara testimonianza.

 

La mostra che permette di avvicinare l'opera di questa "equipe artistica" in modo molto diretto grazie come si diceva, alla chiarezza del materiale esposto - disegni di progetto e modelli alla piccola e grande scala - permette anche di apprezzare l'alta qualità delle loro realizzazioni. La perfezione dell'esecuzione è infatti un altro degli elementi positivamente sconcertanti. Una perfezione assoluta che amplifica il valore formale degli oggetti rappresentati. Non succede cioè quello che avviene di fronte ad un'opera di Malevic o di De Chirico in cui la perfezione che sembra di poter apprezzare nelle riproduzioni fotografiche è poi smentita dalla visone dell'opera reale. Con Oldenburg - van Bruggen l'assolutezza delle scelte formali trova riscontro in una realizzazione tridimensionale assolutamente senza sbavature, aumentando in questo modo l'iperrealtà dell'oggetto rappresentato.

 

Alle parole di apprezzamento sulla mostra, che risulta didatticamente corretta e pienamente documentativa della poetica dei due autori, non può essere taciuta una grave mancanza ovvero di aver trascurato ogni seppur minima traduzione in Italiano (lo stesso Celant, curatore della mostra, nel video che viene mostrato, parla solo in Inglese senza alcuna traduzione). Una mancanza che, oltre ad essere irrispettosa di chi non conosce l'Inglese, diventa anche momento "scontestualizzante" in una esibizione di opere espressamente composte per essere mostrate nel capoluogo veneto.

 

 

 

 

Roberto Zanon nasce nel 1963 e si laurea in architettura nel 1989. E' iscritto all'Albo degli Architetti di Padova dal 1990 e fornisce consulenze per l'architettura degli interni e l'allestimento parallelamente alla progettazione ed al restauro edilizio. Nel campo del design propone dal 1987 la propria consulenza con il disegno di nuovi prodotti collaborando con varie ditte appartenenti ai più diversificati settori produttivi (vetro, terracotta, ceramica, oro, argento, metallo, legno, plastica, resina, alabastro, tessuto). Partecipa a numerose mostre con premi e segnalazioni in diversi concorsi di progettazione. Realizzazioni e progetti nel campo del design e dell'architettura sono stati pubblicati in molti cataloghi e riviste italiani ed esteri. Dimostra interesse verso tutte le tecniche di rappresentazione ed ha approfondito, accanto agli strumenti tradizionali, l'uso del computer grafico come referente attivo nel processo progettuale. Dal 1995 è Cultore della Materia nell'Area della Rappresentazione presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, nel Corso di Diploma in Disegno Industriale, con il quale collabora anche alla didattica. Nel 1995 è co-fondatore di "Y&Z design atrium" struttura internazionale e multidisciplinare nel campo della progettazione con sedi in Italia, Usa e Giappone. Nel 1997 diviene componente del gruppo "MOBAS", associazione di designers da tutto il mondo organizzata per progettare e sviluppare prodotti di consumo. Nel 1998 è socio fondatore del "Gruppo di Ricerca e Design" (gRiD), società che opera nella progettazione, ingegnerizzazione e produzione di prodotti di arredo ad alto contenuto sperimentativo e tecnologico Dal 1991 svolge attività di pubblicista con collaborazioni editoriali nel campo dell'architettura, del design e dell'arte.

 

 

 

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