SOPRALLUOGHI

Note a margine della mostra su Alvaro Siza nella Basilica Palladiana a Vicenza
di Roberto Zanon

 

Alvaro Siza architetto
Basilica Palladiana, Vicenza
tel 0444323681
16 ottobre 1999 - 30 gennaio 2000
Martedì-Domenica 9.30-18.30
Ufficio Stampa DCR&C
Piazza Duomo 5, Vicenza
tel 0444544341
fax 0444544762
dcrvi@gpnet.it

 

 


A margine della poderosa mole di progetti di architettura che la mostra
vicentina offre, un pensiero a sé stante può essere espresso sulla figura di Alvaro Siza designer e allestitore. L'architetto portoghese infatti, accanto ad un prevalente operare alla grande scala affianca anche altre attività del progetto fino a spaziare alla scultura e alla progettazione di mobili ed
oggetti. Egli stesso riconosce una continuità in questo modo di lavorare e sembra quasi che sia una casualità che il progetto di edifici possa essere diventata la sua occupazione prevalente.

 

In mostra si sono potuti vedere un paio di modelli di sedie (moltiplicati in diversi esemplari) e la serie di tavoli diventati parte integrante dell'allestimento espositivo. Se da una parte può essere apprezzata la disposizione casuale che ne è stata data quasi a simulare una sorta di "banchetto dell'architettura" con una sequenza di tavoli che diventano alternativamente espositori dei disegni di progetto e supporto ai vari modelli, dall'altra non si può non sottolineare come la semplicità e l'orizzontalità dell'allestimento così risultante possa in qualche modo non essere riuscito ad entrare in dialogo con la grande sala carenata. Il "minimalismo" proprio della poetica di Siza in questo caso non riesce a confrontarsi con il grande volume del contenitore, mostrando una quasi "sottomissione", un implicito riconoscere l'impossibilità di rapportarsi con il cuore di uno dei capisaldi dell'architettura rinascimentale vicentina. Se il Palladio cioè è riuscito ad interpretare senza remissioni l'esterno del grande volume della vecchia basilica gotica fino ad inglobarlo in un'opera totale, con Siza l'occasione di poter lavorare dal di dentro dello stesso luogo, seppure in modo temporaneo, viene in un certo senso ad essere perduta.

 

Sembra venire a mancare l'essenza della disciplina dell'allestimento in cui lo spazio volumetrico dovrebbe vivere un periodo di eccezionalità - cui è addirittura concesso tramutarsi in eccessività - proprio in rapporto alla sua durata temporale. In questo caso la discrezione, una delle qualità dell'architetto portoghese, sembra riversarsi contro, divenendo una caratteristica perdente. Da un lato ciò è riconoscibile nel pensiero teorico di Siza quando scrive che l'autonomia del mobile deve essere tale da non interferire con l'autonomia dello spazio in cui viene ad inserirsi. Però in questo caso deve essere annotato come non si sia innescata la scintilla origine di quella sorta di sinergia generante la magia che uno spazio ben progettato può restituire. Diverso è invece il giudizio che può essere espresso sul progetto di mobili ed oggetti; è evidente come in questo caso il "minimal", come in modo semplicista può essere classificato, è invece il risultato di una sapienza sul progetto, evidente testimonianza di una capacità compositiva che riesce ad essere tale attraversando le varie scale di intervento.

 

Siza, come ha avuto modo di scrivere sul catalogo prendendo ad esempio la tipologia dell'oggetto sedia, è interessato a far sì che questa venga riconosciuta come tale, mantenendone in qualche modo l'essenza, conservando gli elementi di riconoscibilità: quattro gambe, una spalliera, una seduta. Egli scrive di seguire il pensiero di Loos e se riprendiamo le parole
dell'architetto austriaco una coerenza straordinaria. Scrive infatti Adolf Loos nel 1898 "Poiché già dieci anni or sono avevamo sedie comodissime, e la tecnica dello star seduti, la tecnica del riposo non si è poi tanto modificata da allora da richiedere forme nuove per potersi esprimere. Le modifiche dovranno essere tali da non essere percepibili a prima vista. Si
limiteranno a variazioni di millimetri, al massimo di centimetri nelle dimensioni, nello spessore del legno". Non c'è la ricerca di una originalità a tutti i costi e neanche l'adagiare la propria progettazione su stilemi del passato, bensì il lavorare sulle piccole differenze rispetto al trascorso, facendo sì che queste diventino significanti, termini di lettura della contemporaneità del progetto in quel momento. Un atteggiamento quindi che, pur mancando di una evidente ed esplicita carica sperimentale, trova nell'equilibrio, nel saper comporre le forme, quella poetica che con più facilità è riconoscibile alla scala dell'edificio.

 

Nel progetto son

 

 

 

 

Roberto Zanon nasce nel 1963 e si laurea in architettura nel 1989. E' iscritto all'Albo degli Architetti di Padova dal 1990 e fornisce consulenze per l'architettura degli interni e l'allestimento parallelamente alla progettazione ed al restauro edilizio. Nel campo del design propone dal 1987 la propria consulenza con il disegno di nuovi prodotti collaborando con varie ditte appartenenti ai più diversificati settori produttivi (vetro, terracotta, ceramica, oro, argento, metallo, legno, plastica, resina, alabastro, tessuto). Partecipa a numerose mostre con premi e segnalazioni in diversi concorsi di progettazione. Realizzazioni e progetti nel campo del design e dell'architettura sono stati pubblicati in molti cataloghi e riviste italiani ed esteri. Dimostra interesse verso tutte le tecniche di rappresentazione ed ha approfondito, accanto agli strumenti tradizionali, l'uso del computer grafico come referente attivo nel processo progettuale. Dal 1995 è Cultore della Materia nell'Area della Rappresentazione presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, nel Corso di Diploma in Disegno Industriale, con il quale collabora anche alla didattica. Nel 1995 è co-fondatore di "Y&Z design atrium" struttura internazionale e multidisciplinare nel campo della progettazione con sedi in Italia, Usa e Giappone. Nel 1997 diviene componente del gruppo "MOBAS", associazione di designers da tutto il mondo organizzata per progettare e sviluppare prodotti di consumo. Nel 1998 è socio fondatore del "Gruppo di Ricerca e Design" (gRiD), società che opera nella progettazione, ingegnerizzazione e produzione di prodotti di arredo ad alto contenuto sperimentativo e tecnologico Dal 1991 svolge attività di pubblicista con collaborazioni editoriali nel campo dell'architettura, del design e dell'arte.

 

 

 

mostre

 

 

 

 

per qualsiasi comunicazione
scrivete redazione@architettura.it


laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete


archit.gif (990 byte)