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Architetture

STUDIO GHIGOS. StoneAge



StoneAge è il progetto per uno showroom espositivo multimediale realizzato a Crevoladossola (VB) che si pone come punto di ricerca e di studio per gli architetti interessati a pietre e lavorazioni locali. La riflessione sul rapporto tra reale e virtuale guida tutto il progetto: la materialità della pietra si confronta con l'immaterialità della luce e del digitale, mentre un muro espositivo di campioni lapidei come "pixel" (in alcuni punti interattivi) richiama allegoricamente lo schermo holopro laterale.

[06aug2007]
LINEE GUIDA PROGETTUALI. Due i principi-base che hanno guidato le scelte progettuali: la massima valorizzazione delle pietre locali, intese non solo come elementi da esporre, ma come vere e proprie protagoniste dell'allestimento; la rilettura in chiave digitale di un materiale tradizionale, vista anche la caratterizzazione multimediale dello showroom. Le pietre sono predominanti nell'allestimento: levigate, lucidate, fiammate o a spacco, con posa a corsi o a coltello, l'intera pavimentazione è risolta in pietra locale. Nella sala principale il pavimento diventa anche matrice degli arredi, che non solo si "appoggiano", ma fisicamente nascono da esso, come se ne fossero il naturale prolungamento; così le lastre di pietra si "alzano" e diventano oggetto d'arredo: una volta vanno a configurare il desk della postazione del renderizzatore, altre volte le sedute al centro dello spazio espositivo, altre ancora si intersecano con i campioni lapidei dell'espositore. Individuano direzioni significative, rimarcano un dettaglio, segnalano una lavorazione particolare, scandiscono l'irregolarità delle pareti storiche esaltando gli angoli fuori squadra. La pavimentazione si pone così come ulteriore elemento espositivo, in un'architettura da usare e non solo da guardare, che mostra il materiale nei suoi possibili utilizzi.









Il confronto tra le tecnologie multimediali e i materiali lapidei è suggestivo e riesce a caratterizzare fortemente l'allestimento. Il rapporto tra digitale e pietra si sviluppa così attraverso tagli di luce, incorporei ma dal forte impatto scenico-ambientale, ma anche progettando un muro espositore di se stesso in cui le pietre diventano di volta in volta campioni da osservare, pixel simbolici di uno schermo-parete, trame di un quadro sempre diverso. L'espositore è infatti paragonabile a un "quadro digitale", in cui le pietre richiamano allegoricamente i pixel: puntuali, mobili, spostabili a diversi livelli di profondità e tra loro interscambiabili, le "pietre-pixel" sono in grado di strutturare una texture ogni volta differente. Anche in funzione di un'esposizione che possa mutare nel tempo.





 Una parete che sembra animarsi, quasi protendendosi verso lo spazio espositivo; una parete che si riconfigura ogni volta come variante di se stessa; un'esposizione che cerca l'interazione con il visitatore: chiede di essere toccata, invita ad esplorare la materialità delle pietre, a sperimentarne tattilmente le diverse lavorazioni superficiali. All'interno dei pixel lapidei altri "pixel", differenti dai primi per materiali (plexiglas) e ruolo (informativo), si mimetizzano nella parete; attraverso loro un secondo livello di interattività si instaura con i visitatori dello showroom. Specchianti in condizioni normali, infatti, quando una persona vi si avvicina viene rilevata da un sensore che accende una piccola lampada interna al parallelepipedo in plexiglas; in tal modo il pixel diventa luminoso e fa accedere a un livello più approfondito di informazioni inerenti il "muro digitale", poiché la luce rende il plexiglas prima specchiante ora completamente trasparente, rivelando la didascalia in esso contenuta che illustra nel dettaglio le diverse tipologie lapidee e finiture superficiali esposte.



Il progetto della luce completa l'allestimento, diventandone parte integrante: faretti da cantiere si inseriscono in un paesaggio che evoca le cave, illuminando direttamente la copertura a volta dello showroom e solo per riflesso l'ambiente espositivo; dicroiche puntuali illuminano i dieci pannelli espositivi che restituiscono dati, storia e tecniche di estrazione/lavorazione delle pietre; neon a pavimento e incassati a parete creano invece una luce suggestiva, segnano delle direzioni privilegiate nello spazio o separano con incisività, in sfondato, le quattro sezioni della parete-espositore. In un paesaggio surreale, giochiamo così con ironia a cavallo tra un ambiente da cantiere e uno spazio invece raffinato ed elegante.

studio ghigos
info@ghigos.com
STUDIO GHIGOS. StoneAge

Showroom della pietra a Crevoladossola.

località:
Crevoladossola (VB)

procedura:
Gara d'appalto pubblica. Progetto vincitore

committente:
Comune di Crevoladossola

progettista:
studio ghigos

design team:
Davide Crippa, Barbara Di Prete, Matteo Gaverini, Manolo Lochis, Marco Piana, Francesco Tosi

consulente:
software engineering: ing. Valentino Miazzo

impresa esecutrice:
Giorgio Mazzucco s.n.c.

importo lavori:
95.000€

dati dimensionali:
200 mq

cronologia:
2004-2005
Nato nel 1998 per creare un punto di confronto e qualificarsi tramite lo scambio di reciproche competenze, il gruppo ghigos da allora porta avanti una ricerca di ampio respiro, perseguendo la dissoluzione dei confini disciplinari come occasione di riflessione critica e progettuale. Ha realizzato mostre, installazioni e numerosi progetti che sono stati segnalati in concorsi nazionali o internazionali e sono pubblicati sulle principali realtà editoriali italiane. Diventato studio nel 2004, ancora oggi ghigos si caratterizza per una marcata interdisciplinarietà, affrontando di volta in volta progetti di diversa scala: dall'exhibit alla grafica, dal design fino all'architettura, "salutando da vicino" l'arte.
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