|
home > books review | ||||
Wiel Arets. Opere e progetti |
||||
Massimo Faiferri (a cura di) "Wiel Arets. Opere e progetti" Electa Mondadori, Documenti di architettura, Milano, 2003 pp265, €43,20 acquista il libro online! |
||||
La
monografia Electa sulle architetture di Wiel Arets è stata curata, secondo
la consueta formula editoriale dei “Documenti di Architettura”, da Massimo
Faiferri. Ed è una monografia piuttosto coraggiosa. Innanzitutto perché è la prima in italiano, e questo significa che ci si trovano giustamente privilegiati gli aspetti descrittivi piuttosto che quelli esegetici. Secondo perché Wiel Arets non lo conoscono nemmeno gli studenti del quint’anno (in Italia). Poi perché si colloca a fianco di un’altra operazione editoriale internazionale molto importante, quella spagnola della Poligrafa curata da Xavier Costa, che è stata capillarmente distribuita in tutta Europa. Ed infine perché l’architettura di Arets sfugge dalle consuete etichette di “qualità di origine controllata” delle varie testate internazionali. Sede dell’istituto pensionistico AZL, Heerlen, 1991-95. Massimo mi ha raccontato così la monografia: “Oltre ad essere la prima monografia in italiano (a parte il libro della Logos che non mi sembra male, ma di dimensioni ridotte), come potrai vedere sfogliando le pagine, mi pare un volume in cui si sia raggiunto un equilibrio tra le diverse scale dei progetti ospitati. Riuscendo a condensare in un giusto bilanciamento lavori a piccola, media e grande scala, cercando di presentare nella giusta maniera e nella sua sfaccettata interezza, il lavoro di Arets in Italia. È evidente che forse alcuni progetti potevano essere sostituiti con altri che tu conosci, ma la difficile scelta di cosa presentare e cosa no, così come decidere quanto spazio dedicare ad un lavoro piuttosto che un'altro è sempre frutto di una serie di mediazioni tra ciò che pensa l'editore, il progettista e l'autore del libro, a partire dal materiale a disposizione. Tu, poi, che conosci molto bene il processo decisionale dello studio, puoi capire la difficoltà nel trovare la giusta soluzione. Spero comunque sia uscito un buon lavoro, in cui i progetti risultino comprensibili nonostante la loro complessità sia formale che concettuale, e che i testi (anche se il mio è stato notevolmente ridotto) portino un nuovo contributo al dibattito teorico sui lavori di Arets.” Hedge House, Wijlre Castel, 1998-2001. Nel suo saggio introduttivo Massimo Faiferri definisce alcuni dei parametri di valutazione dell’opera di Arets, ripercorrendo in parte alcune tappe fondamentali della sua formazione come teorico e architetto. Innanzitutto chiarisce il suo vasto e multidisciplinare background che attinge a Paul Valery, al cinema francese -in particolare a Jean-Luc Godard e Tati–, alla filosofia di Gilles Deleuze e poi alla poesia, alla letteratura e infine al teatro. Poi mette in evidenza l’importanza del suo lavoro di ricerca su Peutz, e delle esperienze accademiche ad Eindhoven dove incontra Geert Bekaert, suo professore di storia e tra l’altro autore del secondo saggio critico del volume. Le architetture snocciolate nel lungo racconto inoltre –la Hedge House, la Jelly Fish House, la Casa Ufficio di Maastricht, il Commissariato di Vaals, l’Accademia di Maastricht- danno modo di soffermarsi sulla strategia compositiva di Arets e di sollevare la discussione sul rapporto dell’architetto olandese con Tadao Ando e in generale con la cultura giapponese. Se da una parte l’architettura di Arets rende omaggio alla chiarezza ruvida dell’architettura di Dom Van Der Laan, fatta di cemento a faccia vista e di superfici giustapposte in incastri volumetrici basilari –si pensi al convento benedettino di Vaals– dall’altro si avvale della metafora del “montaggio”, mutuata dal mondo del cinema, che arricchisce lo spazio di “colpi di scena” spaziali –l’inaspettatezza- e di una certa narratività nel susseguirsi di spazi bassi e spazi alti, di luci e di ombre. |
[21jan2004] | |||
L’Accademia delle arti e dell’Architettura, Maastricht, 1989-1993. |
L’Accademia delle arti e dell’Architettura, Maastricht, 1989-1993. L’Accademia delle arti e dell’Architettura, Maastricht, 1989-1993. Il saggio di Geert Bekaert, che si intitola Ce qui Arrive, è assolutamente complementare a quello di Massimo Faiferri: si scende in dettaglio nei riferimenti culturali –per esempio viene spiegata il rapporto tra l’architettura di Arets e Pierrot le Fou di Godard– e si riannodano, in una visione tuttavia unitaria, le sfaccettate posizioni dei suoi numerosi critici: Anthony Vidler, Greg Lynn, Kenneth Frampton, Stan Allen, Edward Mitchell, Dominic Papa, Ole Bauman, Roemer van Toorn e Bart Lootsma. Daniele Mancini d.mancini@galactica.it |
Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto. laboratorio
|