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> IT REVOLUTION BOOK SERIES
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L'informatica
si sta imponendo come il paradigma centrale per una nuova fase di
tutta l'architettura. Questa collana, pensata originariamente solo
in Italia nel 1996 è giunta con questo titolo al diciottesimo volume
in italiano ed è oggi tradotta anche in inglese, cinese e coreano.
Questa diffusione è naturalmente motivo di grande soddisfazione per
tutti noi: innanzitutto per gli autori, per l'editore italiano Testo&Immagine
che l'ha fatta nascere, per l'editore Birkhäuser cui si deve l'edizione
in Inglese, per l'editore Cinese Prominence Publishing e infine naturalmente
per chi vi scrive.
Ma torniamo all'architettura e al suo così importante rapporto oggi
con l'informatica. Negli anni Settanta del Novecento i pochissimi
architetti che si occupavano di computer erano visti come un gruppo
di strampalati e irriducibili utopisti, negli anni Ottanta erano guardati
come degli specialisti che parlavano un linguaggio incomprensibile
ai più, ma negli anni Novanta -parallelamente alla diffusione dei
calcolatori in tutti gli studi di progettazione- si cominciò a capire
che proprio quegli architetti utopisti o specialisti stavano promuovendo
linee di ricerca che sarebbero state feconde di sviluppi per tutti.
Accanto ai grandi padri fondatori del Caad in Architettura Chuck Eastman,
Nicholas Negroponte e Bill Mitchell e a un gruppo di più giovani genitori,
Chris Yessios, Gerhard Schmitt o John Gero si va affermando una generazione
di architetti "Nati con il Computer". L'ultima generazione a cavallo
tra il vecchio e il nuovo è stata la mia, apertasi all'informatica
quando eravamo trentenni in quella grande fucina di ricercatori di
Computer Science che è stata la Carnegie-Mellon di Pittsburgh. In
quei primi anni Ottanta, mentre i primi robot saltellavano nei viali
del campus ci domandavamo come l'informatica avrebbe cambiato l'architettura.
Oggi cominciamo ad avere le idee chiare e siamo soprattutto di fronte
a generazioni ancora più giovani, che hanno nel computer non un'arma
in più ma semplicemente l'arma principale per pensare e costruire.
Sì anche costruire, perché ormai sono nate le prime realizzazioni
di edifici e di spazi concepiti attraverso la nuova sensibilità digitale.
Si tratta di edifici non soltanto progettati e realizzati con il calcolatore
ma pensati per essere segnali significativi per individuare le linee
sulle quali si sta orientando, appunto, una nuova fase informatica
dell'architettura.
Questo libro si chiama non a caso Dietro le quinte. Tecniche di avanguardia
nella progettazione contemporanea. Scritto da due appassionati ricercatori
italiani, Francesco De Luca e Marco Nardini, ha lo scopo di svelare
quasi passo per passo quali sono le modalità per avvicinare la progettazione
architettonica utilizzando l'informatica per aprire nuovi campi di
indagine. Nascono in questo spirito le sezioni sulle Polisuperfici,
sul Keyframing, sul Morphing sul Metaball, sui Sistemi particellari
e altre ancora sui sistemi dinamici, aperti e interconnessi che sposano
scienza contemporanea e informatica.

Per l'utilizzatore abituale di queste tecniche, la prima parte di
questo libro è forse solo una utile sintesi, ma per una grande massa
di architetti giovani e meno giovani la spiegazione diffusa e dettagliata
di queste tecniche di indagine costituirà, ne sono certo, un ausilio
di grande utilità. Il libro nasce infatti anche per assolvere una
domanda dal basso. Studiando i libri della collana, molti lettori
sono stati affascinati dai lavori dei nuovi architetti, ne hanno visto
gli esiti e hanno allo stesso tempo analizzato il background teorico
che ne motivava le ricerche. Ma mancava l'elemento intermedio: il
"come". Ecco questo libro cerca di spiegare questo "come" scegliendo
quelle aree in cui i paradigmi dell'informatica permettono di ideare
progetti architettonici più aderenti alla complessità dell'oggi. Per
cogliere il significato della seconda parte di "Dietro le quinte"
dobbiamo tornare però al disegno complessiva della collana.
INFORMAZIONE E INTERATTIVITÀ. La dizione Rivoluzione Informatica
in architettura è stata scelta per sottolineare un implicito parallelismo.
Negli anni Venti del Novecento architetti come Walter Gropius o Le
Corbusier o Mies van Der Rohe ebbero la capacità di riformulare "completamente"
l'architettura sulla spinta del nuovo mondo meccanico e industriale.
Fu una rivoluzione perché l'architettura modificò allora tutti i parametri
del proprio operare assorbendo i processi seriali, razionali, standardizzabili
e tipizzabili della produzione industriale. L'architettura fece propri
questi processi sia interiorizzandoli come metodo di lavoro, sia assumendoli
come parametri "oggettivi" per valutare o meno il raggiungimento di
una nuova qualità.
Oggi siamo in un epoca diversa. Le parole chiave degli architetti
sono cambiate: si pensa in termini di "personalizzazione" e non più
di "standardizzazione", non più attraverso processi "di divisone in
cicli" o di "catena di montaggio", ma di "unità tra diversi", la città
non è più concepita per zone monofunzionali (qui si lavora, qui si
risiede, qui ci si svaga) ma in un insieme interagente di usi e funzioni,
non si pensa più all'idea di "modello ripetibile" (la Ford Nera per
tutti o l'Unité d'Habitation) ma in termini di Adattabilità e di Individualizzazione.
La Rete, i sistemi informativi per l'ideazione e la progettazione
degli edifici, i materiali e i modi stessi della costruzione stanno
cambiando l'essenza dell'architettura. Gli spazi tendono a essere
sempre più multifunzionali e sono ideati attraverso geometrie complesse,
la costruzione è realizzata con una sorta di "artigianato informatico"
con pezzi speciali creati attraverso frese guidate da modelli digitali,
ma soprattutto è l'informazione che sta diventando componente essenziale
di una nuova architettura e di un nuovo ambiente urbano. In particolare
gli architetti d'avanguardia stanno cercando di concepire una generazione
di edifici e di spazi che abbiano "coscienza" del cambiamento del
quadro operativo e sociale che l'informatica conduce e che siano capaci
di esprimere questa rivoluzione.
Si sta cercando di capire come creare un'interfaccia tra computer
e utenti (e non più, come è stato per una decina d'anni, tra utenti
e computer). Si sta cercando di capire come far interagire il computer
con gli uomini e con l'ambiente attraverso l'utilizzo di sensori di
tutti i tipi: da quelli meccanici e quantitativi (che misurano aria,
luce o temperatura) ad altri più complessi (capaci di interpretare
espressioni o il tono della voce), ad altri ancora più sofisticati
che riescono a formulare delle ipotesi su quello che "sentiamo emozionalmente".
Questa frontiera è anche per un gruppo sparuto, ma essenziale, di
architetti una ricerca fondamentale per far mutare interattivamente
l'architettura al mutare delle situazioni e dei desideri.
È proprio alla comprensione anche "tecnica" di questo mondo che è
rivolta la seconda parte del libro. E ciò è fatto sia con l'analisi
in dettaglio del mondo dei sensori e dei sistemi interattivi sia attraverso
la delineazione della logica complessiva di un nuovo ambiente. Un
ambiente a metà naturale a metà artificiale consentito e sviluppato
dai nuovi media.
Antonino Saggio
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[13nov2003] |