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Perché MU?*

Wolfgang Höhl
[in english]

Introduzione

 

Ogni gesto di libertà è subordinato ad una verifica, che trova ideale sviluppo attraverso il metodo scientifico; è così che la scienza diventa il più importante strumento per il miglioramento della vita.
Rudolf Carnap, Autobiografia intellettuale

 

Sir Karl Popper descrive la prova sperimentale come parte fondamentale di uno schema composto da quattro fasi. In questo schema egli traccia un modello generale di verifica:

01] il problema originario;
02] le teorie come primo tentativo (=modelli);
03] il tentativo di eliminazione dei modelli attraverso la critica, verifica prova sperimentale inclusa;
04] i nuovi problemi, derivati dalla discussione delle teorie
(1).

Si può ipotizzare che questo schema quadripartito valga, così come per ogni prodotto dell'uomo, anche per l'architettura. In questo senso ogni nuovo progetto d'architettura associa una soluzione sperimentale ad un problema preciso, che probabilmente ha alle spalle una lunga storia.

Per arrivare al problema, oggi progettiamo modelli o sistemi formali. Esistono molti modelli astratti in architettura: da una parte abbiamo le tipologie funzionali, che descrivono specifici rapporti tra aree funzionali; dall'altra abbiamo le tipologie formali, per la composizione dei diversi elementi costruttivi. Inoltre, vanno prese in considerazione le molteplici soluzioni ed i sistemi costruttivi. I modelli che hanno avuto più successo sono stati progressivamente migliorati, mentre quelli che ne hanno avuto meno sono stati prima messi criticamente in discussione, poi modificati ed infine rimossi.

 

La teoria resta in ogni caso il punto di partenza per le più appassionanti e concrete esperienze architettoniche. Un rigido algoritmo formale sta alla base di una splendida avventura nella viennese Wittgensteinhaus, un metodo chiaro ed una struttura sistematica caratterizzano l'attuale "Nested cube in process" elaborato dall'architetto giapponese Hideyuki Yamashita. I progetti "Parascape Structure" e "Hyperstructure of TransPORT 2001" sono realizzazioni recenti di ambienti controllati da computer, basati sull'uso di algoritmi funzionali. Si tratta di superfici interattive che reagiscono alle azioni spontanee dei visitatori e che sono di conseguenza capaci di adattare la loro forma fisica (2). Credo che saremo tutti molto curiosi di vedere come gli edifici saranno costruiti.

Esiste, in sostanza, una fascinazione dialettica tra un modello astratto, controllato ed una interazione sperimentale con una realtà apparentemente complessa.

 

 

Importanti dialettiche

 

Che cos'è un sistema formale e quale interesse può esistere per i modelli astratti?

Carnap definisce un sistema costitutivo come un "…sistema scalare…" di oggetti, "…tale che gli oggetti di ogni livello possono essere costituiti a partire da quelli di un livello inferiore. Per la proprietà transitiva di questo sistema di riduzione, tutti gli oggetti sono costituiti a partire dagli oggetti primari del primo livello. Sono questi oggetti a formare la base dell'ultimo sistema […]. Il termine "oggetto" è usato in senso ampio, e sta per qualsiasi cosa trattata in un'enunciato
(3)." Accanto a questi elementi Carnap descrive altri tre elementi di un sistema costitutivo: la descrizione della qualità degli elementi, quella della relazione tra gli elementi ed infine quella relativa alla struttura del sistema (4).

Franz Pichler fa riferimento ad un'altra caratteristica fondamentale. Egli parla di sistemi formali come di "costrutti capaci di assumere in forma astratta un comportamento spaziale
(5)". Con questa affermazione egli conferma l'importante assunto che realtà e modello controllato hanno esistenza distinta. Intorno al 500 a.C. il poeta e cantore greco Senofane scriveva:

L'uomo non potrà mai venire a capo di alcune verità
come gli Dei, e le altre cose di cui parlo.
Come può ogni uomo proclamare la pura verità
se ogni cosa è piena di incertezze?
(6)

In questo senso, tutti i nostri modelli e teorie sono basati su assunti o costruzioni razionali non del tutto ragionevoli.

 

 

Sistemi ed isomorfismi

 


Kas Oosterhuis, Parascape Structure

Douglas R. Hofstadter, The MIU-System
Nel 1979, Douglas R. Hofstadter ipotizza, nel suo libro "Gödel, Escher, Bach - un'Eterna Ghirlanda Brillante" il cosiddetto sistema MIU. In questo sistema Hofstadter descrive una certa combinazione a partire dalla scelta casuale delle lettere M, I e U. La serie iniziale [MI] può essere deformata da quattro regole stabilite: da [MI] si può derivare al primo passaggio e con la prima regola, [MIU]. Alla fine Hofstadter giunge all'interessante quesito, se [MU] possa oppure no essere sempre considerato una combinazione del sistema [MIU] (7).

Nell'ultimo esempio del sistema pg, Hofstadter descrive le relazioni tra una potenziale combinazione di un sistema costruito e l'interpretazione della realtà. Quando interpretiamo la seguente serie

 

- - p - - - g - - - - -
come 2 più 3 uguale 5

 

scopriamo così un isomorfismo tra la serie derivata di un sistema formale e parte della nostra stessa realtà. Hofstadter dice:

Questo è il nostro primo esempio di un sistema formale, basato su una porzione di realtà e tale da sembrare rispecchiarla perfettamente, in quanto i suoi teoremi sono isomorfi alle verità riguardanti quella stessa porzione di realtà. Tuttavia realtà e sistema formale sono indipendenti (8).

Hofstadter racconta la scoperta dell'isomorfismo tra la realtà ed il teorema relativo ad un sistema formale come un'interessante conquista personale. Egli ricorda questo momento come:

un "fulmine a ciel sereno", che provoca stupore. Riconoscere un isomorfismo tra due strutture note fa compiere un notevole passo avanti nella conoscenza; io sostengo che la percezione di isomorfismi è ciò che crea i significati nella mente umana (9).

un isomorfismo può spiegare casi specifici del reale e condurre ad efficaci previsioni. Forse scopriremo ulteriori combinazioni all'interno dello stesso sistema, che potrebbe allora non aver più alcun senso, oppure non trovare evidente riscontro. Tali combinazioni apparentemente senza senso o conferma, costituiscono un considerevole potenziale per la ricerca sperimentale e per la sperimentazione architettonica.

 

 

Abitazioni autocatalitiche

 

Peter Weibel descrive l'uso corrente di sistemi formali in arte e scienza:

L'uso di modelli matematici e logici nelle arti, specialmente nelle forme artistiche analitiche e concettuali, è solo un esempio della sorprendente convergenza tra arte e scienza (10).

Weibel ricorda inoltre l'influenza che i modelli astratti hanno avuto nell'arte moderna, "ben oltre la sezione aurea, […] sulla strada verso l'astrazione" (11).

Uno degli esempi più noti di un sistema formale ideale è il concetto algoritmico adottato per la viennese Wittgensteinhaus, progettata dal filosofo Ludwig Wittgenstein e dall'architetto Paul Engelmann.

Wittgenstein individuò come problema progettuale il confronto con una esteriorizzazione simmetrica di tutte le stanze. Il semplice algoritmo che egli elaborò, "Progettare rispetto ad un asse di simmetria tutte le superfici visibili", condusse ad un risultato costruttivamente e tecnologicamente molto complesso, che proponeva una logica sintassi architettonica per la definizione della superficie.

Jan Turnovský descrive, in quello che ritengo uno dei migliori lavori sul tema, "Die Poetik eines Mauervorsprunges"
(12), l'eterno problema di un risultato complesso ottenuto con un procedimento veramente semplice e chiaro. Quest'esempio non solo mostra la forte interconnessione che esiste in architettura tra costruzione, funzione e forma, ma è caratteristico delle più affascinanti opere dell'inizio del XX secolo.

Nel 1987, l'architetto Manfred Wolff-Plottegg di Graz ha proposto con il suo "generatore analogico di progetti" una soluzione al complesso problema del processo progettuale in architettura. Gli elementi di questa macchina sono pezzi di scarto, presi a caso tra i tanti disegni di un progetto costruttivo.

Plottegg scrive:

Per l'architetto non esiste più alcuna scrittura come firma personale, nessun uso per il raggiungimento di un obiettivo, nessuna funzione predefinita come metafora di tecnologia. Abbiamo superato la lunga dominazione di forma, oggetto e materiale; l'architettura non è più portatrice di significati; separata dalla retrospezione, liberata da consuetudini, desideri personali e da progetti non è più strumento di potere. L'architettura non è più derivata; l'architettura sarà autocatalitica (13).

 


Manfred Wolff-Plottegg, Analogue Design Generator


Manfred Wolff-Plottegg, Analogue Design Generator

Ernst Fuchs, House in Zirl / Tyrol


Ernst Fuchs, House in Zirl / Tyrol


Ernst Fuchs, House in Zirl / Tyrol
Nel 1996 Ernst J. Fuchs, membro del Gruppo Viennese "The POOR BOY's ENTERPRISE", ha presentato un progetto per la sua abitazione autocatalitica sviluppando una struttura spaziale per una casa unifamiliare a Zirl in Tirolo nel quadro delle condizioni esistenti nel sito. Come un "campo spaziale di dati" gli elementi mettono in atto un processo generativo capace di dare una forma finale all'edificio.

Dopo un po' di tempo di elaborazione, il programma produce un oggetto illuminato e complesso sviluppato al di sopra di un sistema di pilastri emergente dal terreno, che resta prevalentemente in ombra.

Il recente progetto "Nested cube in process" dell'architetto giapponese Hideyuki Yamashita si sviluppa come una sequenza spaziale autoriflessiva a partire dalla serie matematica del Teorema di Eulero. L'architetto basa il concetto dell'edificio su quella che chiama una "rinormalizzazione dello spazio". Yamashita definisce in questo modo una relazione costante tra vertici, spigoli e facce di un volume euclideo.

In un poliedro semplice, la somma del numero dei vertici e delle facce è uguale a 2 + il numero di tutti gli spigoli (14)

 

N vertici + N facce - N spigoli = 2

 

L'architetto sviluppa così una condizione di equilibrio tra vertici, spigoli e facce e definisce il nuovo aspetto della sua architettura. In questo caso l'oggetto è solo una delle forme realizzabili con lo stesso numero di superfici, spigoli ed angoli.

L'interconnessione auto-riflessiva è resa visibile attraverso una soluzione di tipo ottico. Specchi collocati nella parte centrale dell'edificio offrono sempre la visione di un visitatore che attraversa lentamente l'intero edificio, e questo accade anche verso l'esterno.

L'ambiente principale è stato impacchettato dalle altre stanze ed a sua volta ne impacchetta altre (15).

 

 

Modificazioni 4-D

 

Ci siamo confrontati con forme positive o negative, con aree funzionali o con componenti costruttivi come elementi di differenti sistemi formali. Wittgenstein ha scelto come elemento costitutivo della sua composizione una geometria auto-riflessiva; frammenti di scarto sono gli elementi del "Generatore analogico di progetti"; un certo numero di condizioni del sito costituiscono la base del progetto autocatalitico di Ernst J. Fuchs; un semplice teorema matematico sviluppa una varietà di possibilità geometriche nel progetto "Nested cube in process" di Hideyuki Yamashita.

"Quanto libera è la libertà", si domanda Otl Aicher descrivendo il delicato sistema di relazioni tra l'improbabile libertà all'interno delle scelte possibili in una partita di calcio e l'ordine sistematico delle sue necessarie regole.

La libertà presuppone l'ordine e queste due cose sono correlate, essendo l'una fondata sull'altra (16).

In ciascuno dei progetti citati emerge un'enorme quantità di variazioni all'interno di un rigido quadro di condizioni. Alcune delle variazioni possono essere utili nella gestione di un problema specifico, altre possono essere meno utili, altre ancora completamente senza senso, pur essendo sempre possibili.

Queste enormi possibilità saranno sempre al centro dell'applicazione pratica come strumenti operativi, tanto nel processo progettuale realizzato con il CAD quanto nella progettazione sperimentale, con risultati sorprendenti ed un eccezionalmente alto potenziale di interpretazioni surrealistiche.

Intorno al 1928, Buckminster Fuller chiamò 4-D una serie di progetti. Il nome stava per "pensieri quadridimensionali: pensare il tempo anziché soltanto lo spazio, pensare al futuro dell'umanità invece che agli immediati obiettivi personali"
(17). In questo modo egli definiva il progetto come una soluzione necessaria ed attuale per il miglioramento della nostra condizione.

Il processo progettuale al CAD apre oggi un vasto campo di opportunità nell'applicazione e nell'automatizzazione di algoritmi autogenerativi. È proprio qui che i sistemi formali diventano comunemente comprensibili ed aperti a sorprendenti sperimentazioni architettoniche e culturali.

L'obiettivo più interessante è una soluzione integrale per problemi di progettazione architettonica, non orientata soltanto verso una forma finale dell'edificio, ma rispettosa di tutti i dati ad esso necessari.




Note

 

(1) Karl R. Popper, "Alles Leben ist Problemlösen", München 1997, p. 32 [tr. it. Id., "Tutta la vita è risolvere problemi: scritti sulla conoscenza, la storia e la politica", Milano, Rusconi 1996].
(2) Ole Bouman, "Quick Space in Real Time", Part 3, in "Archis", 6, 1998, pp. 72 sgg.
(3) Rudolf Carnap, "Der logische Aufbau der Welt", Hamburg 1979, pp. 1 sgg. [tr. it. Id., "La costruzione logica del mondo; Pseudoproblemi nella filosofia", Torino, UTET 1997].
(4) Rudolf Carnap, Op. Cit.
(5) Franz Pichler, "Mathematische Systemtheorie", Berlin 1975, p. 13.
(6) Karl R. Popper, "Auf der Suche nach einer besseren Welt", München 1987, p. 50 [tr.it Id., "Alla ricerca di un mondo migliore: conferenze e saggi di trent'anni di attivita", Roma, Armando 1989].
(7) Douglas R. Hofstadter, "Gödel, Escher e Bach", Stuttgart 1985, pp. 37 sgg., [tr. it. Id., "Gödel, Escher e Bach: un'Eterna Ghirlanda Brillante", Milano, Adelphi 1984].
(8) Douglas R. Hofstadter, Op. Cit., p. 58.
(9) Douglas R. Hofstadter, Op. Cit., p. 54.
(10) Peter Weibel, "Analyse des Realen", in "Jenseits von Kunst", Neue Galerie Graz 1998, p. 48.
(11) Peter Weibel, Op. Cit.
(12) Jan Turnovský, "Die Poetik eines Mauervorsprunges", Braunschweig 1999.
(13) Manfred Wolff-Plottegg, "Architektur Algorithmen", in Peter Weibel, "Jenseits von Kunst", Wien 1997, pp. 704 sgg.
(14) Karl Kreutzer, "Mathematik", München 1969, p. 198.
(15) "Die Schrift des Raumes", Kunsthalle Wien 1996, pp. 82 sgg.
(16) Otl Aicher, "Typografie", Lüdenscheid 1992, p. 15.
(17) Martin Pawley, "Buckminster Fuller", New York 1990, p. 39.









[La traduzione italiana di "Why MU?" è di Marco Brizzi]


 

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