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Stanze all'Aperto

di Carlo Besana

 

Si è svolto dal 28 al 30 settembre 2000 a Milano il programma di "Stanze all'Aperto. Dialoghi per la nuova architettura italiana. Temi, idee, progetti e pratica professionale" realizzato dal locale Ordine degli Architetti in collaborazione con la Galleria AAM. Come memoria dell'evento, Arch'it pubblica una presentazione di Carlo Besana ed un'approfondimento di Luigi Prestinenza Puglisi dedicato alla giovane architettura italiana.



[24oct2000]
Alla fine di settembre la Fondazione dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Milano e la galleria AAM hanno promosso una serie di incontri a Milano, dal titolo "Stanze all'aperto, dialoghi per la nuova architettura italiana. Temi, idee, progetti e pratica professionale". Questa "tre giorni", che si è svolta nella sede dell'Ordine e nel chiostro dell'Angelicum di Muzio, ha visto alternarsi le presentazioni di circa trenta realtà della ricerca e della professione provenienti da tutto il paese, oltre ad una "finestra" di confronto su alcuni temi generali ed un dibattito tra gli intervenuti a chiusura dell'ultima giornata. 

Avendo organizzato (insieme a Francesca Acerboni) gli incontri, vorrei presentare un primo commento ed alcune indicazioni relative ad un possibile prosieguo, lasciando allo scritto di Luigi Prestinenza Puglisi un'analisi critica più articolata della stessa iniziativa.

Si è trattato, sostanzialmente, dell'equivalente di un numero zero di una rivista un poco "sgangherata", con carta di cattiva qualità e molti errori di stampa ma i cui "lettori" sembrano già parzialmente soddisfatti e forse anche affezionati. La sensazione è quella di aver toccato un punto caldo, di aver iniziato a perimetrare uno spazio importante di lavoro.

Innanzi tutto, voglio ringraziare (insieme a tutti quelli che hanno collaborato all'organizzazione) chi ha inviato materiale per la selezione, ed i selezionati che hanno partecipato investendo risorse preziose. Nonostante l'iniziativa sia stata organizzata in soli settanta giorni (agosto compreso) dall'ideazione allo svolgimento, l'entusiasmo e l'impegno dei partecipanti ha permesso la sua riuscita: siamo consapevoli che non si deve e non si può "abusare" oltre di questa risorsa. 

Un ulteriore ringraziamento va ai critici che hanno seguito i distinti incontri -Luca Molinari, Davide Musumeci, Luigi Prestinenza Puglisi, Giovanni Vragnaz, Cino Zucchi, e Franco Raggi- e che si sono riuniti durante il dibattito finale. Per quanto riguarda il ruolo di promotore svolto dall'Ordine di Milano, credo si tratti di un'iniziativa inusuale quanto positiva; è anzi auspicabile che questo tipo di confronti siano meglio articolati in futuro e trovino nell'Ordine un promotore stabile, in grado di essere anche punto d'incontro tra professionisti e "società" (ed economia) oltre che organo di "autogoverno" professionale.

La selezione dei materiali ricevuti, svolta insieme a Francesca Acerboni e Franco Raggi, ha cercato di riprodurre l'eterogeneità delle giovani realtà professionali; ci interessava, infatti, mettere a confronto esperienze molto diverse, e questi incontri credo abbiano prodotto, anche negli stessi partecipanti, una maggiore consapevolezza della praticabilità e dell'utilità di un possibile dialogo tra esperienze così diverse. Questo confronto, per l'attitudine degli stessi partecipanti, ha individuato come proprio oggetto non tanto "stili e linguaggi", ma altri temi, sia interni alla disciplina, quali diversi temi e definizioni di progetto, sia esterni, come nuovi sguardi sulla città e rapporti con mercato e pubbliche amministrazioni. Anche sulla base di quanto emerso dal dibattito e da alcuni primi commenti informali, stiamo lavorando proprio sull'individuazione di una serie di temi progettuali emergenti sui quali proporre un confronto.

Avevamo chiesto ai selezionati di raccontare la loro esperienza professionale, anche negli aspetti più "prosaici", più che esporre i loro progetti (un ringraziamento speciale a coloro che hanno voluto seguire questa indicazione), e molti hanno trattato il tema del rapporto post-laurea con l'Università (dottorati, assegni di ricerca, etc.); viene confermata la difficoltà di quest'ultima nel proporsi quale sede credibile della ricerca, che si sviluppa sempre più in forme e luoghi altri, attraverso diversi e personali percorsi formativi. In questo senso il dibattito teorico che ancora "marca" la vita dei dipartimenti di progettazione è sembrato in questi tre giorni lontano ed estraneo rispetto ai progetti presentati ed ai temi emersi. 

Durante il dibattito conclusivo al termine di tre giornate molto intense (svolto quindi ben oltre la "soglia del dolore"), la voglia di confrontarsi ha prodotto per alcune ore uno scambio sicuramente frammentato e problematico ma molto vivo; per noi questo ha rappresentato la conferma di aver creato un'occasione utile ed ci incoraggia a proseguire in questa direzione. Si tratta allora di trovare una formula più efficace e meno volontaristica. Stiamo già lavorando su alcune ipotesi e presto ci confronteremo con tutti coloro che sono interessati. Di sicuro la prossima volta potremo tranquillamente evitare di sottolineare gli aspetti generazionali, sia per la maturità dei progetti presentati sia per la mancanza di cifre stilistiche ricorrenti strumentali ad un inutile annuncio di "nuova generazione italiana".

Carlo Besana
carlo.besana@infinito.it 





La giovane architettura italiana all'incontro di Milano

Forum: A proposito degli nuovi architetti italiani

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