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Trieste '900. Edilizia sociale, urbanistica, architettura. Un secolo dalla fondazione dell'Ater

Paola Di Biagi
Si è recentemente concluso il concorso internazionale di idee "Riprogettare la città moderna" indetto dall'Ater della Provincia di Trieste e la Facoltà di architettura dell'Università degli studi di Trieste -con il Comune e la Provincia di Trieste, la DARC del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l'Ordine degli architetti della Provincia di Trieste– per la riqualificazione dei quartieri Borgo San Sergio e Rozzol Melara. ARCH'IT presenta i progetti vincitori con dettaglio sui primi classificati: 'infinite declinazioni', il progetto del gruppo diretto da Ettore Donadoni (con una nota di Francesco Infussi) e 'Linea attiva', quello del gruppo di Massimo Ferrari (commentato da Nicolò Privileggio) vincitori ex aequo il concorso indetto per Borgo San Sergio e riservato agli studenti delle Facoltà di architettura e ingegneria; 'carsicittà', il progetto di ma0 vincitore del concorso per Rozzol Melara. La pubblicazione è introdotta da Paola di Biagi con una presentazione dell'iniziativa nella sua più articolata collocazione, e si conclude con una ricognizione sulle due aree compiuta da Elena Marchigiani e Alessandra Marin, inclusiva di una intervista a Manuel de Las Casas.




In Europa, come in Italia, la storia del Novecento è stata in parte anche storia della città pubblica. La questione dei fabbisogni abitativi, seppure posta in tutta la sua gravità già nell'Ottocento, diventa infatti centrale nel secolo successivo, quando si codifica e diffonde la convinzione che sia compito dello Stato e delle sue articolazioni occuparsi del miglioramento delle condizioni di vita "minime" all'interno delle città. È nel XX secolo che i temi della casa economica e del quartiere popolare, non solo in quanto grandi questioni di natura tecnica ma anche morale, vengono posti al centro della riflessione e della ricerca progettuale di numerosi architetti, urbanisti, ingegneri. Gli edifici, gli spazi e i quartieri hanno dato forma a quella città pubblica che, nella sua articolazione, oggi può essere letta come esito dell'accumularsi al suolo di progetti che lungo tutto il secolo scorso hanno espresso idee via via differenti di spazi abitabili, di società e di comunità. Proponendo parti urbane dotate di un disegno coerente e di una struttura unitaria, tali progetti hanno tentato di opporsi all'informe espansione che ha inondato i territori europei dal secondo dopoguerra.

[12apr2003]
Nel suo insieme, al di là di singoli casi nazionali e locali e della sua specifica qualità architettonica e urbana, la città pubblica emerge così dalla storia novecentesca dell'urbanistica, dell'architettura, delle politiche pubbliche, della società, della città, come una sorta di "documento/monumento" (1) della modernità. Se è vero che il Novecento è stato il secolo che ha visto formarsi e consolidarsi la città pubblica, per la ricchezza di esperienze condotte in questo campo Trieste può essere assunta come un caso esemplare di studio, una città laboratorio non solo per l'edilizia sociale ma per l'urbanistica e l'architettura moderna. Una chiave di lettura, questa, che attribuisce ai cento anni trascorsi dalla fondazione dell'Istituto comunale per le abitazioni minime –coincidenti proprio con l'intero secolo passato– un significato particolare, non solo per l'Azienda territoriale per l'edilizia residenziale, che ne raccoglie e prosegue l'eredità, ma più in generale per la città di Trieste e per la storia dell'edilizia pubblica nel nostro paese. È il 17 luglio del 1902 quando il Consiglio municipale della città approva la costituzione di "un apposito istituto comunale autonomo, incaricato di riparare alla deficienza d'alloggi destinati alle classi popolari e di provvedere, con riguardo all'igiene e alla morale, alla costruzione di abitazioni a buon prezzo". (2)

Dalla sua fondazione, con nomi (3), struttura, dirigenti, tecnici diversi e in una città amministrata da governi differenti, questo Istituto ha attraversato tutto il XX secolo, realizzando una grande parte del patrimonio abitativo della città e divenendone il più importante operatore nel campo dell'edilizia residenziale. Anticipando la costituzione di simili enti in Italia, l'Icam, poi Iacp e infine Ater, con le sue case, ha contribuito a risolvere in modo decisivo i problemi abitativi di migliaia di famiglie triestine e a definire al tempo stesso l'immagine urbana e architettonica di Trieste, sperimentando diverse idee di città, principi insediativi, tipi di spazi, tecniche costruttive, materiali, ecc. A definire quest'immagine hanno contribuito numerosi progettisti che dall'interno delle strutture tecniche dell'Istituto hanno via via lavorato con i migliori esponenti della cultura architettonica, urbanistica e tecnica cittadina.


L'allestimento della mostra (progetto di Chiara Lamonarca e Paola Spampiato). Sezioni "1859-2002 Case e spazi, città e quartieri. Un itinerario tra le diverse stagioni della città pubblica triestina" e "Riprogettare la città moderna. Concorso di idee per la riqualificazione dei quartieri Borgo San Sergio e Rozzol Melara".


La celebrazione dei cento anni trascorsi dalla propria fondazione è stata colta non solo come occasione per guardare retrospettivamente alle vicende passate, ma, coinvolgendo la Facoltà di Architettura di Trieste, l'Ater ha voluto farne un momento di riflessione più generale sul ruolo svolto nella costruzione della città moderna e contemporanea e sulle prospettive future della riqualificazione urbana. A una serie articolata e intrecciata di iniziative sviluppate nell'arco dell'anno passato è stato affidato il compito di svolgere e precisare una riflessione dalla duplice natura e temporalità. Nella Trieste del Novecento. Passeggiate tra le architetture e gli spazi della città pubblica è stata nella scorsa primavera la prima delle iniziative rivolte alla cittadinanza con l'obiettivo di far conoscere, camminando nella Trieste contemporanea, le architetture e gli spazi realizzati dalle società che ci hanno preceduto. Gli itinerari si sono snodati tra luoghi della città del Novecento, allo scopo di incontrare le differenti idee di città e di architettura prodotte dalla cultura urbanistica e architettonica e sperimentate nel campo dell'edilizia economica e popolare. Una campagna fotografica tra i quartieri della città pubblica triestina, Sequenze di paesaggi urbani contemporanei, svolta nella tarda primavera del 2002, da Gabriele Basilico e Guido Guidi –documentata nella successiva mostra e nel catalogo– ha avuto lo scopo di affidare allo sguardo dei due fotografi la restituzione non documentativa di questi luoghi e spazi.



Al concorso internazionale di idee rivolto a giovani progettisti, Riprogettare la città moderna. Concorso di idee per la riqualificazione dei quartieri Borgo San Sergio e Rozzol Melara a Trieste, è stato affidato il ruolo di rendere esplicito lo scopo più vero dell'insieme delle iniziative programmate per il centenario. Un intento non esclusivamente di tipo storiografico e tanto meno celebrativo, ma piuttosto mirato a portare l'attenzione sulla città contemporanea, su quelle sue parti, i quartieri pubblici, proposti come episodi "nobili" dello spazio periferico, seppure bisognosi oggi di un progetto-processo di riqualificazione.


L'allestimento della mostra, sezione "1859-2002 Case e spazi, città e quartieri. Un itinerario tra le diverse stagioni della città pubblica triestina"
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Una mostra ed un catalogo, concludendo questo percorso di graduale avvicinamento alla storia della città pubblica triestina dei suoi spazi e protagonisti, si sono proposti di documentare e rileggere criticamente, anche sullo sfondo di simili esperienze svolte in alcuni paesi europei nel corso del Novecento, i cento anni di edilizia popolare, di architettura, di urbanistica. A questi si è affiancato un convegno internazionale Dalla città moderna alla città contemporanea: edilizia sociale, quartieri e riqualificazione urbana, che si è svolto in occasione dell'inaugurazione della mostra.


Locandina delle iniziative per la celebrazione del centenario dell'Ater di Trieste.
Cinque sezioni hanno articolato l'esposizione Trieste '900. Edilizia sociale, urbanistica, architettura. Un secolo dalla fondazione dell'Ater, allestita negli spazi della Stazione Marittima (secondo il progetto di Chiara Lamonarca e Paola Spampinato). La prima 1902-2002. Dall'Icam all'Ater; ha illustrato la storia dell'Istituto lungo tutto il XX secolo, ricostruendone le radici in alcune esperienze del secolo precedente. Paesaggi urbani contemporanei. Un percorso fotografico di Gabriele Basilico e Guido Guidi tra i quartieri pubblici di Trieste ha esposto il lavoro che i due fotografi hanno svolto nei quartieri pubblici triestini, accostando due diversi modi di vedere i molteplici paesaggi della città pubblica. La successiva sezione La città pubblica nella città contemporanea. Una visione zenitale, esibendo immagini dal cielo della città di Trieste, invitava a una metaforica e allusiva passeggiata tra gli spazi della città contemporanea realizzati dall'intervento pubblico. Nella grande sala "Nordio" –dedicata all'architetto triestino autore del progetto della Stazione–, è stata allestita la sezione 1859-2002 Case e spazi, città e quartieri. Un itinerario tra le diverse stagioni della città pubblica triestina, per documentare con ampi repertori di disegni e immagini d'epoca i numerosi interventi portati a realizzazione nel corso di oltre cento anni di progettazione urbana e architettonica promossa dall'ente. Infine, Riprogettare la città moderna. Concorso di idee per la riqualificazione dei quartieri Borgo San Sergio e Rozzol Melara ha presentato i progetti vincitori al Concorso internazionale di idee per i due quartieri di iniziativa pubblica, chiudendo l'esposizione con gli sguardi di giovani progettisti verso il futuro della città.

Il volume Trieste '900. Edilizia sociale, urbanistica, architettura. Un secolo dalla fondazione dell'Ater, curato da Paola Di Biagi, Elena Marchigiani, Alessandra Marin documenta i materiali presenti all'esposizione e più in generale restituisce parte del percorso di ricerca compiuto dal gruppo di lavoro della Facoltà di Architettura e dell'Ater di Trieste. Il testo è articolato in tre parti. Urbanistica, architettura, edilizia pubblica nell'Europa del Novecento contestualizza l'esperienza triestina rispetto ad alcune vicende che mostrano come in diverse città europee e periodi del secolo la questione dei fabbisogni abitativi e dell'edilizia sociale sia stata affrontata. Un secolo di edilizia pubblica a Trieste. Letture reinterpreta alcuni temi (le origini dell'edilizia sociale triestina, il rapporto pubblico-privato, le scuole, le inchieste sociali, il rapporto tra pianificazione urbanistica e realizzazione dell'edilizia pubblica, le tecniche costruttive, la riqualificazione, il recupero, ...), ripercorre momenti significativi del secolo (gli esordi del Novecento, il secondo dopoguerra, gli anni Settanta, ...), esamina figure di progettisti (Berlam, Nordio, Rogers, Celli, …) e ne rilegge progetti e realizzazioni. Infine Spazi e progetti. Una rassegna, documenta puntualmente la progettazione dell'edilizia residenziale pubblica triestina, dalla fine dell'Ottocento agli inizi del XX secolo. In quest'ultima sezione non solo tutti gli interventi sono elencati e quantificati attraverso un regesto, ma alcuni di essi, selezionati in quanto significativi all'interno della "famiglia" temporale e tipologica alla quale appartengono, sono riletti attraverso la documentazione e l'analisi dei progetti, di immagini d'epoca e di oggi. A completare l'apparato documentario del volume vi sono una cronologia, che ricostruisce e scandisce un secolo di edilizia popolare a Triest, collocandola sullo sfondo di più generali vicende politiche e urbanistiche, e un'antologia di documenti relativi alla nascita dell'Icam.


L'allestimento della mostra, sezione "La città pubblica nella città contemporanea. Una visione zenitale"
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La sezione fotografica, Sequenze di paesaggi urbani contemporanei, accosta infine due diversi sguardi sugli spazi della città pubblica triestina attraverso una seleziona delle fotografie di Gabriele Basilico e Guido Guidi già esposte nella mostra.


L'allestimento della mostra, sezione "Paesaggi urbani contemporanei. Un percorso fotografico di Gabriele Basilico e Guido Guidi tra i quartieri pubblici di Trieste".


Il lavoro svolto per dare vita e sostanza alle diverse iniziative che hanno aiutato a ricordare la significatività del centenario dell'Azienda territoriale per l'edilizia residenziale della provincia di Trieste di fatto sembra avere ampiamente confermato la fertilità dei temi individuati e la necessità di proseguire ricerche e riflessioni sui solchi tracciati in questa come in altre città. I percorsi temporali, spaziali, tematici intrapresi in questa occasione all'interno della città pubblica, moderna e contemporanea, si configurano infatti come linee di un programma di ricerca ancora aperto a ulteriori sviluppi.

Paola Di Biagi

NOTE:

1. Riprendo questa coppia di termini dalla voce di Jacques Le Goff ne l'Enciclopedia Einaudi, vol. 5, Einaudi, Torino 1978.

2. R. Iellersitz, Relazione sulla creazione dell'Istituto deliberata dal Consiglio della città il 17 luglio 1902, in Icam di Trieste, L'istituto comunale per abitazioni minime a Trieste nel decennio 1902-1912, Tipografia della Società dei Tipografi, Trieste 1913, p. XX. Il problema della povertà e del degrado ambientale nel quale vivevano ampi strati di popolazione, era stato posto in città già da qualche decennio. Come nei grandi centri industriali europei della prima metà dell'Ottocento, anche nella città austriaca descrizioni e denunce dei modi di abitare, portano alla convinzione che siano necessari interventi "riparatori". Sono della metà del XIX secolo le prime realizzazioni di edilizia economica non speculativa promosse dalla borghesia locale e la costituzione della Società triestina costruttrice di edifici popolari. Ma, col passare degli anni, si fa strada negli ambienti più illuminati la convinzione –anche sotto l'influenza della legge sull'edilizia popolare che Vienna emana nel 1902– che sia obbligo della collettività e delle istituzioni pubbliche che la rappresentano, e non solo dei privati, farsi carico di uno dei bisogni fondamentali di quella parte della cittadinanza che vive in condizioni disagiate. Si veda F. Castro, Edilizia popolare a Trieste, Lint, Trieste 1992 (1984) e P. Di Biagi, E. Marchigiani, A. Marin (a cura di), Trieste '900. Edilizia sociale, urbanistica, architettura, Silvana Editoriale, Milano 2002.

3. L'Icam nel 1924 è divenuto Istituto autonomo per le case popolari e per l'industria edilizia, nel 1936 Istituto fascista autonomo per le case popolari della provincia di Trieste, dal 1943 Istituto autonomo per le case popolari e dal 1999 Azienda territoriale per l'edilizia residenziale.

Paola Di Biagi insegna presso la Facoltà di Architettura dell'Università degli studi di Trieste.

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