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Intervista a NL Architects - 1

Daniele Mancini
PROGETTI & TEMI

 
[in english] DANIELE MANCINI: Vorrei iniziare questa conversazione dalla fine, parlando dei vostri progetti più recenti. Specialmente, vorrei orientare il discorso su quello che possiamo chiamare un "inaspettato" funzionale e tipologico. A proposito della vostra architettura, voi dite che "spesso i progetti si focalizzano su aspetti ordinari della vita quotidiana, inclusi quelli non apprezzati e negativi, che sono amplificati o rovesciati per portare alla ribalta il potenziale inaspettato delle cose che ci circondano". Potete illustrare questa posizione attraverso alcuni dei vostri progetti?

NL ARCHITECTS: Prima di tutto penso che sia importante il contesto di questa mentalità. La generazione prima della nostra, ha avuto un atteggiamento critico verso la vita: preconcetti basati sull'ideologia. La banalità era spaventosa, la cultura popolare una minaccia. Si credeva fortemente che la società si potesse "fare". Le tattiche generali erano quelle di escludere quello che si considerava negativo da ogni forma di progettazione. Aspetti indesiderati della vita, come il consumismo, "il mercato", le masse, e l'auto-mobilità non dovevano essere presi in considerazione. La soluzione non è quella di abbracciare totalmente questi fenomeni, ma di accettare il fatto che essi sono lì, di essere empirici nei loro confronti e cercare di incanalarli.



Per quanto riguarda l'automobile, l'idea dominante era quella di doverne scoraggiare l'uso. Ma nonostante le misure repressive e le regolamentazioni limitanti, il numero delle automobili è continuato a crescere. Emerse una discrepanza tra la situazione che si desiderava e ciò che stava succedendo. I pregiudizi bloccano la visione chiara dei problemi. Di conseguenza la questione dell'automobile non è stata mai risolta. Nel 1994 ci domandammo: si possono fare garage belli? Per illustrare la nostra maniera di pensare, presentammo 'Paid Parking' o 'MAZDA parking'. Se si parcheggia in una configurazione nella forma di un logo, il parcheggiare potrebbe diventare più piacevole. Si potrebbero chiedere quattro euro per un'ora. Questo potrebbe aiutare a ripensare l'intero problema.

Il nostro progetto Ornament und Verbrechen (Ornamento e Delitto) potrebbe servire come un "logo" per questo approccio. Questo progetto era un prodotto intermedio per la fase iniziale della "Heat Transfer Station" (WOS8) a Utrecht. Quando iniziammo a pensare al WOS8, non era disponibile ancora nessun sito. Ma la pressione sul progetto era tale che dovemmo iniziare a progettare comunque. Iniziammo a guardare a edifici simili e vedemmo che erano tutti vittime di vandalismo, erano pieni di graffiti, bruciati etc. Pensavamo molto a Adolf Loos:

"L'uomo del nostro tempo che, in risposta ad un'urgenza immediata, imbratta i muri con simboli erotici è un criminale e un degenerato. La cultura di una nazione si può stabilire dall'estensione in cui i muri dei gabinetti sono insudiciati. L'evoluzione di una cultura è sinonimo di rimozione dell'ornamento dagli oggetti di uso comune. Credevo che con questa scoperta stavo portando gioia al mondo; non mi ha ringraziato. La gente era triste e voltava imbarazzata lo sguardo. Ciò che li deprimeva era la presa di coscienza che non potevano produrre più nuovi ornamenti. Noi gente del diciannovesimo secolo, siamo incapaci di fare quello che ogni negro, tutte le razze e periodi prima di noi sono stati capaci di fare? Noi abbiamo accresciuto l'ornamento; noi ci siamo fatti strada verso la libertà dall'ornamento. Presto le strade della città luccicheranno come pareti bianche. L'uomo moderno che considera l'ornamento sacro come un segno della super-abbondanza artistica dei secoli passati, riconoscerà immediatamente la tormentata, contorta e morbida qualità degli ornamenti moderni."

Ornamento e Delitto dispiega l'artiglieria a proteggere dal vittimismo, a favore di un uso della decorazione, fondamentale. Scoprimmo un incredibile arsenale di "aculei di cobra", "creste appuntite rotanti", "schegge di vetro", "super-aculei" e "filo spinato" in infinite variazioni. Possiamo trasformare queste "spille ed aghi" in una forma di decorazione funzionale? L'ipotesi fu che si poteva raggiungere una certa bellezza attraverso l'"intensificazione".

Paradossalmente, quando il sito fu finalmente acquistato dal nostro cliente, si rivelò ben lontano dall'essere uno spazio urbano. L'edificio adesso sta sul retro di una fattoria e l'unica possibile minaccia è quella della mucca pazza. Quindi decidemmo di ripensare tutto dall'inizio. Questo è il motivo per cui WOS 8 rassomiglia vagamente ad una di quelle capanne usate per proteggere l'erba da far mangiare alle mucche in inverno. Questo è il perché WOS 8 è nero. Ma in pochi anni una area residenziale prenderà posto del prato e l'edificio diventerà una parte tattile di pubblico dominio. Invece di rivestirlo pesantemente, come pensammo all'inizio con la proposta Ornamento e Delitto, decidemmo di aprirlo e renderlo parte fondamentale della cultura giovanile, da cui teoricamente avremmo dovuto proteggerlo. Forse anche questo funzionerà.



In una certa maniera WOS 8 è una piazza pubblica avvolta attorno ad una scatola. Una serie di appigli per scalarla sono inseriti della pelle in Poliuretano, dal momento che, ci si può credere o no, scalare è diventato lo sport nazionale in Olanda. Scritto in Braille, questi appigli rappresentano un testo (che non voglio rivelare qui, scusami!). Usando una tavola da Basket infrangibile e trasparente come unica fonte di luce solare, la finestra diventa esattamente il posto dove tirare una palla!

Leggo nella vostra presentazione: "Il primo ufficio pendolare degli NL's, una Ford Escort Station blu metallico, ebbe inizio mentre ci spostavamo tra queste due città [Delft e Amsterdam] (in questo senso agli NL Architects piace pensare a loro stessi come autodidatti; la ricorrente fascinazione della mobilità e dell'asfalto forse possono essere ricondotti al fatto di essere stati educati sull'autostrada)." Potete essere più espliciti? Potreste mostrare come i vostri progetti sono interpreti di questa fascinazione?

Studiavamo a Delft e vivevamo ad Amsterdam, una distanza di circa un'ora. Quindi eravamo condannati a stare insieme nello spazio confinato della macchina. E discutevamo molto di architettura. La macchina divenne la pentola a pressione per le nostre idee. E stare in autostrada ci rese sensibili alla sua bellezza.

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Nei primi anni Novanta, proponemmo diversi progetti che esploravano le qualità delle infrastrutture: Immaginammo di illuminare tetti giardino con dei catarifrangenti combinati a vernice fluorescente, di quella usata per demarcare le corsie stradali, oppure rivestire gli edifici con dei guard-rail potentemente scultorei. Uno dei miei progetti preferiti è ancora Anyhall, in cui fantasticammo di combinare la cultura del camionista, l'estetica dell'autostrada e la pornografia. Anyhall è una proposta per un distributore. La facciata di fronte è fatta di catarifrangenti rossi, della dimensione di un mattone, con il risultato di essere un immenso fanale posteriore nel paesaggio. La copertura in mezzo invece doveva essere rivestita di una plastica assorbente nera. Il catarifrangente, riflette la luce esattamente nella direzione da cui la si proietta. Se l'angolo di incidenza è meno di 30 gradi, il riflettore diventa trasparente. Quindi l'informazione che è montata sotto la pelle, emerge: per esempio la playmate del mese. Per poter attraversare la facciata, la strada di accesso poteva essere plasmata in una superficie tridimensionale. Siccome questo elemento lineare si espandeva in un campo, la traiettoria diventava individuale.



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Dal momento che non sembrate troppo ossessionati dai consueti approcci contemporanei come il programma o le mappe cognitive e tematiche, i flussi percettivi e di uso, come vi posizionate all'interno della cultura architettonica Olandese? Qual è il vostro territorio?

Semplicemente penso che è la capacità di comprimere la banalità nel "significato". Aggiungere affetto alle cose comuni, fino a trasformarle in qualche cosa di inaspettato. E fondere i desideri specifici dei clienti con l'interesse pubblico. Speriamo di contribuire alla comprensione del contesto temporale in cui operiamo. Cosa manca e come possiamo migliorare? Sulla base di una osservazione attenta, aspiriamo ad arrivare ad una conclusione radicale. Prima di andare all'Università di Delft, Pieter era alla Rietveld Art Academy (la maggiore scuole d'arte olandese). La sua insegnante di scultura a quel tempo, diede il compito di comporre tre oggetti che dovessero star su, appoggiando solo in tre punti. Il giorno della consegna, salì da lei, accartocciò un pezzo di carta e glielo tirò sul tavolo. Poi ne fece un' altro ancora. Dopo il terzo, è stato espulso dalla scuola, sebbene tutti i cartocci di carta erano unici ed erano dei perfetti tripodi. Un atto apparentemente fatto senza attenzione è stato considerato offensivo, ma in verità era una precisa risposta al brief.

Naturalmente, siamo molto coinvolti nel 'programma'. Solo che è molto difficile evocare cambiamenti programmatici o l'innovazione. Ripensare le tipologie, lo consideriamo come la nostra attività principale, tuttavia solo i developers e i clienti hanno in mano l'ultima parola. Solo adesso con il BasketBar siamo riusciti a estendere lo spazio pubblico sul tetto.

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[19oct2003]
CITTÀ

Una delle più grosse discussione attuali è sulla 'condizione urbana'. Come architetti voi vi rendete conto come i cambiamenti radicali delle nostra società contemporanea (migrazione, mediatizzazione, individualizzazione e globalizzazione), modificano i modelli di sviluppo urbano e il processo architettonico. Dal vostro punto di vista, qual è il significato di questo dibattito, e come si relazione al vostro lavoro?

Io vivo ad Amsterdam, in una strada noiosa. In questa strada media, c'è un "daycare center". A fianco, prostitute alla finestra (signore seminude nelle tipiche finestre XL Olandesi). Questo inimmaginabile collage lascia i suoi segni su come si pensa la città.

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Sviluppi demografici giocheranno un ruolo importante. In politica -perché dobbiamo fare delle scelte– ma anche nella pianificazione. L'età' della popolazione avrà un grande impatto, specialmente in EU. Se non "Scopiamo per il Futuro", come Bjorn Borg suggerisce, finiremo o con una popolazione ristretta (un quarto della sostanza urbana finirà nella spazzatura) e un sistema pensionistico che collassa, oppure dobbiamo seriamente pensare di aprire i nostri confini. In entrambi i casi si avranno profonde conseguenze per le nostre città.

È stato calcolato che la Comunità Europea, con una popolazione di 370 milioni oggi, avrà bisogno di 700 milioni di immigranti tra il 1995 e il 2050 per mantenere il "Potential Support Ratio" (la media tra la popolazione che lavora e i pensionati) allo stesso livello di 4,4 come nel 1995. Naturalmente queste proiezioni sono pazzesche ma indicano la serietà del problema (e spiegano parte dell'origine del successo degli anni '90).

La mobilità è cresciuta talmente tanto da influenzare persino la maniera di pensare all'ultimo dei "luoghi di riposo", il cimitero. Nel passato era evidente che il suolo sepolcrale doveva essere ad una distanza facile da percorrere a piedi. Ora la migrazione costante ci rende al 100% liberi. Immaginare dove sarà la propria tomba, diventa in maniera crescente difficile. Di conseguenza molte persone diventano indifferenti a proposito della loro "destinazione finale". Recentemente abbiamo fatto una proposta per una corte cimiteriale multilivello, lo Sky Cemetery NT che esplora i possibili benefici di un super cimitero. Dopo una certa massa critica, diventerà un'attrazione e potenzialmente una riserva di informazioni sempre crescente. Potrebbe diventare una sorta di database per la memoria collettiva.

La domanda centrale in quella che è chiamata "Architectuur Nota" (la direttiva per l'architettura degli anni a venire) è se il governo sarà capace di portare al blocco ciò che è descritto come "la nazione che sta diventando un disastro". La nazione che appare così fresca e pulita, con una così ricca tradizione di pianificazione e così perfettamente pianificata si sta sviluppando in un patchwork caotico di enclave disconnesse. La pianificazione sembra fuori controllo. La maggior parte degli aggravamenti è causato da ciò che è visibile dalle autostrade. Qui si produce una sostanza urbana estensiva ed economicamente vantaggiosa; distributori, edifici per uffici, showrooms, rivenditori di automobili etc. combattono per uno spot sul fronte. Il paesaggio artificiale pastorale scompare sotto la crosta di capannoni a basso costo e hotel patinati, le cosiddette Aree Business.

Il V Capitolo sulla pianificazione spaziale, ci avverte che prima del 2030 almeno 50.000 ettari saranno necessari per ospitare nuovi centri per affari, in Olanda. Una "point city" con un diametro di 25.2 km. Ci vorranno 15 minuti per attraversare questa città andando ad una velocità di crociera di 100 km/h. Ma naturalmente le nuove Aree Business, non saranno progettate come un unico coerente cluster. Saranno sparpagliate su tutto lo spazio.

Almeno 250 nuovi siti sono stati progettati. Non solo dal punto di vista dei numeri il problema della localizzazione dei Centri Business è di grande importanza, ma anche per come un paese appare esteriormente. Dove il programma per l'housing scompare dietro barriere del rumore, buffers e schermi del suono, minime distanze obbligatorie e banchine e bordi, queste specifiche regole, non si applicano a uffici e bordelli. Come conseguenza, questi ultimi sono molto ma molto di più in primo piano, esattamente dove vogliono stare.

Se immaginiamo che tutti e 50.000 ettari di aree New Business verranno realizzati lungo le autostrade, come il mercato vuole, questo significherà avere una crosta larga 100 metri su tutti e due i lati dell'autostrada. Il paese apparirà "pieno" dal momento che le autostrade diventeranno il mezzo dominante della percezione di loro stesse.

"Ad ogni Amleto la sua periferia" (Rem Koolhaas). In questo momento piccole Aree Business emergono ovunque. E sono tutte uguali. E sono noiose. Non di meno, già il 50 percento della popolazione impiegata è attiva delle Aree Business! Ordinare e deframmentare è la risposta per porre fine alla dispersione infinitamente ripetuta di soluzioni simili a basso. Aree più grandi sono molto più interessanti per definizione, della corrente mediocrità; dopo una certa massa critica, servizi aggiuntivi diventano fattibili e la qualità cresce. Daycare centers, negozi, parrucchieri, il trasporto pubblico. Qual è la grandezza minima di un parco Business per ospitare almeno un drive-in Mac Donald's?

Per legge l'odore di pane appena sfornato è considerato un tanfo. I forni sono rimossi dalle aree residenziali, sono bandite dalle Aree Business. Le regolamentazioni diventano così abbondanti, che la segregazione tra le differenti funzioni che fanno una città, diventa inevitabile. La città diventa monofunzionale. Architetti e pianificatori sono disperati. Non vogliono accettare questo urbanismo olio e aceto. La cosa impressionante è comunque, che la mancanza di commistione, potrebbe essere la chiave per trasformare la Aree Business in luoghi più eccitanti e nobili. Tutti i programmi che sono espulsi da ciò che si è soliti chiamare città, costituiscono un nuovo potenziale per queste aree. Power Zone, la più calda discoteca di Amsterdam (aperta 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e che ospita 5000 persone), si trova in un Area Business fiancheggiata da uno smorzo e da un deposito. La periferia diventa centro. Strizzare fuori la vita dalle città potrebbe rianimare i desolati ambienti di lavoro.

Parliamo di città globali, città emergenti, città di bordo, metapolis; usiamo espressioni come città disperse, paesaggi ibridi, bordi urbani, città generiche; E. Soja, ha parlato di 'spatial turn' e di 'terzo spazio' a proposito dei fenomeni degli anni Novanta. Come vi posizionate nei confronti dei contemporanei fenomeni urbani? Siete interessati a Rotterdam, New York, Roma, Parigi, Tokyo, Shangai, Bangkok tutte allo stessa maniera?

Edge Cities, Urban Villages, Outtowns, Suburban Downtowns, Suburban Activity Centers, Major Diversified Centers, Urban Cores, Megalopolis, Pepperoni-pizza Cities, A City Of Realms, Superburbia Disurbs, Nonplace Service Cities, Perimeter Cities, Spreadcities, Peripheral Centers, Tomorrowland, Galactic Cities, Urban Field Exurbs, Polynucleated Cities, Technoburbs, "the Burbs", Conurbations, Mallopolis, Slurb, Sprawl.

Mentre lavoravamo al nostro progetto di tesi, eravamo preoccupati del centro in senso tradizionale. Si può prevenire il fenomeno per cui la città storica sia ridotta ad un parco tematico o un museo? Possiamo rivitalizzare il centro storico, possiamo trovare la maniera di rianimarlo, prepararlo per il prossimo secolo?



Per la legge olandese è vietato demolire i monumenti. Ma scoprimmo che se fatto attentamente, è permesso ricostruire monumenti storici altrove! Questo piccolo gap nella legge può avere grandi implicazioni. Dove necessario, aree nel centro storico possono essere pulite di monumenti per stabilire una nuova condizione; una specie di tabula rasa insomma. Diventano immaginabili spazi per sviluppare progetti a grande scala. E allo stesso tempo, altrove è possibile una Densificazione di Monumenti©! Quindi si può persino immaginare di intensificare la storia.

Ma ovviamente Amsterdam è considerate completata, come Venezia. Non sono immaginabili alterazioni. Questo è particolarmente divertente dal momento che nel diciassettesimo secolo –quando larga parte della città era costruita– la nostalgia era considerata una malattia che doveva essere curata con interventi medici. Ma ad un certo punto ci fu un progresso. Hendrick de Keyser (1565-1621) costruì 11 campanili durante la sua (breve) vita. Progettò ogni struttura alta più della media: un solo singolo uomo con le sue mani ha realizzato l'intera "skyline" di Amsterdam. Questo di permette di essere ottimisti!



STUDIO E METODO DI LAVORO

Quando sono stato ad Amsterdam lo scorso novembre, ho trovato il vostro studio luminoso e confortevole: potreste spiegare com'è organizzato il vostro studio? Quante persone ci lavorano? Da dove vengono? Dove si trova? Perché avete scelto quella posizione? Perché avete scelto Amsterdam? Amsterdam è un posto facile per iniziare la pratica professionale? Avete mai pensato di aprire il vostro studio da qualche altra parte? Milano, Londra, New York, Rotterdam?

Nonostante o forse proprio a causa del nostro nome, gente da tutte le parti del mondo cerca un lavoro nel nostro studio, ma stranamente non abbastanza olandesi. Quindi abbiamo sempre lavorato con un gran numero di stranieri; la lingua è soprattutto l'inglese. La forza lavoro cambia molto in dimensione e composizione a seconda del "clima". All'inizio del millennio avevamo grandi aspettative e speranza di crescere, dal momento che avevamo un certo numero di progetti di grandezza e complessità considerevole. Per una ragione o per l'altra, le cose non si sono sviluppate nella maniera che ci aspettavamo: i progetti hanno iniziato a stagnare e abbiamo dovuto rimodulare le nostre aspettative. Per un piccolo studio come il nostro è cruciale realizzare un progetto di medie dimensioni per acquistare confidenza per quanto riguarda i potenziali clienti.

[...]

Siamo stati sempre 4 partner, che è in qualche maniera già una grande banda. Poi è stato normale avere tre dipendenti e alcuni stagiers. Quindi possiamo dire che siamo uno studio compatto. Mi piace pensare allo studio come una organizzazione 'orizzontale', in cui l'impiegato possa trovare il massimo della libertà. Durante il processo di progettazione, ognuno è incoraggiato a produrre idee e soluzioni. Ovviamente noi abbiamo l'ultima parola.

Come avete ottenuto il vostro primo lavoro? Come capita che siete ingaggiati per un nuovo lavoro? Che difficoltà avete incontrato all'inizio? Qual è la situazione al momento? Vi sentite fortunate o sfortunati?

Da quando aprimmo lo studio già durante i nostri studi, iniziammo con una serie di mini progetti, da cucine a bagni e estensioni di tetti. Attraverso le relazioni famigliari, facemmo un interno di un cinema.

Nel 1996 fu Rients Dijkstra che rese possibile il nostro primo progetto. Maxwan stava progettando il piano per Leidsche Rijn, l'espansione cittadina di Utrecht. Un sistema di riscaldamento centralizzato doveva essere installato come parte dell'intero sistema infrastrutturale. Fa uso di acqua estremamente calda che proviene dalla vicina centrale elettrica. In una certa maniera l'edificio era il primo dell'"onda" di nuove costruzioni. Generalmente questo tipo di edifici puramente tecnici, sono uno spot cieco nello spazio urbano. Ma qui il livello di ambizione era estremamente alto. Il nostro cliente era interessato a lavorare con noi solo perché potevamo provvedere a rendere le procedure più lisce. Dal momento che l'ufficio di pianificazione propose al cliente di lavorare con noi, loro speravano che avremmo progettato qualche cosa che avrebbe potuto piacere alle autorità. È affascinante realizzare che la così tanto discussa "regolamentazione sulla qualità" giocò un ruolo cruciale. Il comitato di qualità tirò fuori una nota per il sindaco e il consigliere, il ché aveva una sua influenza. Molti architetti sostengono l'eliminazione di questa organizzazione paternalistica. Ma nonostante qualche situazione a volte umiliante, questa può essere un incentivo per un architettura di più alto livello. Se il comitato estetico non esistesse WOS 8 non sarebbe mai stato costruito!

Per ottenere commissioni, è cruciale avere qualche supporter influente. Frits van Dongen ci ha permesso di progettare un blocco nel suo master plan per l'area Funen ad Amsterdam. Attraverso il suo potente entusiasmo il developer è stato convinto.

Ma ancora di più, scopriamo che la gente con cui siamo andati a scuola insieme, ricopre oggi posizioni di potere. E persino la generazione dopo la nostra sta giocando un ruolo importante. Questo aiuta molto affinché i progetti vengano realizzati. Le università dovrebbero essere molto più chiare a proposito del fatto che un giorno il network che hai iniziato a costruire, sarà il più importante degli strumenti per la tua carriera. È qualche volta frustrante che la resistenza contro il tuo lavoro, o lo scetticismo, scompaia con l'acquistare potere della nostra generazione.



È meraviglioso vedere come rapidamente idee sull'housing si sviluppano e cambiano. Dal momento che ci sono così tanti parametri coinvolti della produzione di appartamenti –le richieste dei clienti, l'economia, l'ecologia, i metodi costruttivi, le regolamentazioni, le leggi, la moda– solo una deve progredire fino al risultato finale di una radicale mutazione. Dal tempo in cui si completa il progetto definitivo, che è sviluppato sulla base di un certo programma di richieste e numero di dati, a quello della realizzazione,le circostanze possono essere cambiate completamente. Se si rilavora la proposta in un nuovo progetto, e si prendono in mano i disegni di contratto originali, potresti trovarti di fronte ad una nuova realtà. Di nuovo sul tavolo da disegno! Specialmente in Olanda dove la pianificazione gioca un ruolo importante e molti progetti a grande scala sono sviluppati, il tempo diventa un nemico. Questi processi lunghi sono vulnerabili ai cambiamenti. Questo, sempre si più diventa un serio bug. Ti puoi ritrovare acchiappato in un loop: perpetuamente ridisegnando uno stesso singolo blocco per il resto della tua vita ma senza mai realizzarlo!

Quando stavo da Wiel Arets l'anno scorso, ho avuto la possibilità di vedere con i miei occhi come studi tipo i Mecanoo, UN Studio, MVRDV etc., sviluppano e presentano i loro progetti. Sono stato piuttosto impressionato dal fatto che ciascuno lavora così massivamente con modelli e maquettes, e meno con immagini iperrealistiche e per niente con disegni e schizzi. Mi potete raccontare del vostro approccio al progetto? Qual è il vostro metodo ? Avete un metodo? Come iniziate? E come sviluppate il progetto? Quali strumenti adoperate? Fate modelli, vero? E cosa mi potete dire del valore degli schizzi? Usate il computer? Che sistema, MAC o Windows? Quando il computer comincia ad essere parte del vostro processo di progettazione?

Quando dovemmo spedire un modello per la mostra 9+1 nel 1997, ci trovammo senza niente in mano. Non avevamo nessuna cosa fisica adatta da mettere in una scatola di Perspex. Quindi decidemmo di creare un piccolo oggetto per l'occasione. Le Ring Roads –una collezione di gioielleria in argento basata sugli incroci delle autostrade– nacquero così. Furono esposte in una specie di incubatrice. Dal momento che il tatto è escluso dall'esperienza sensoriale offerta dalle vetrine, sentimmo di dover pensare a questo problema. Adesso non solo si possono guardare ma anche toccare: il successivo livello di seduzione. Dal momento che i modelli 9+1 furono presentati in 10 grandi gonfiabili, uno strano effetto laterale del nostro contributo fu che non appena qualcuno controllava un anello, il display pieno di bolle iniziava a rimbalzare; l'architettura si animava letteralmente!

[...]

Per noi l'uso del computer per la generazione di forme è meno importante che per gli effetti che ha sulla comunicazione. Anche se so usare un 3D, i miei schizzi sono molto più convincenti! Naturalmente una nuova condizione emerge se si pensa di 'plottare' direttamente in 3D. L'edificio più eccitante in Olanda è la fermata degli autobus realizzato da Maurice Nio (l'ONI): schiuma tagliata dal computer e rivestita. Un processo preciso, molto più rifinito della processo arcaico che abbiamo adoperato noi per la plastica nera di WOS 8, (il cui profilo rassomiglia ancora ad una casa di vacanze portoghese). Qui il reale potenziale della "customizzazione" di massa inizia a farsi sentire.

Ma nel processo di progettazione, ci piace usare di più modelli "reali". Non c'è niente di più efficace per giudicare una proposta spaziale che un oggetto fisico che puoi tenere in mano e a cui puoi girare intorno. Finché si può navigare attraverso modelli virtuali da soli, le relazioni spaziali sono piuttosto comprensibili, ma se si vedono solo le immagini, l'esperienza non è abbastanza.

Il processo non è un metodo. Ma noi iniziamo ad analizzare la domanda e il sito. Quindi inizia il bombardamento: un brainstorming con un grande team. Da questo produciamo un certo numero di opzioni. Queste sono poi sparate al 'customer' per verificarne le reazioni e assorbire feedback. Da questo, noi distilliamo una nozione migliore della richiesta e iniziamo a progettare più focalizzati. È notevole il fatto che questi processi funzionano in maniera differente. Qualche volta è una battaglia senza fine per trovare la risposta conveniente e qualche volta capita all'improvviso. La domanda è come sapere se è buona. La maggior parte del tempo, è deciso dal cliente. Per il progetto Leischenveen, che per caso diventò RoofRoad NT, iniziammo con 3 proposte. Alla fine del meeting mostrammo uno schizzo di una fila di case con il parcheggio sul tetto che non era parte delle proposte. Non ci credevamo completamente, ma la mostrammo comunque. Immediatamente ognuno iniziò ad eccitarsi e collettivamente, i developers, i coordinatori per la pianificazione, le housing corp. e noi, decidemmo di proseguire questa traiettoria. E tutto sembrò molto promettente.



(1. continua)

Intervista redatta da Daniele Mancini nel periodo maggio 2003-gennaio 2004. Tutti i diritti riservati: Daniele Mancini e NL Architects (Pieter Bannenberg, Walter van Dijk, Kamiel Klaasse and Mark Linnemann), 2003. Edizione cartacea della medesima intervista sarà pubblicata prossimamente dalla rivista Spazio Architettura.

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