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Architetture per bambini

Alessandro Anselmi
La mostra Alessandro Anselmi PIANO SUPERFICIE PROGETTO, attualmente in corso presso i rinnovati spazi del museo MAXXI di via Guido Reni a Roma, costituisce un prezioso contributo critico e documentale sull'attività di ricerca e sperimentazione che Alessandro Anselmi persegue con tenacia da circa trent'anni. L'esposizione romana è stata fortemente voluta dalla DARC ed è curata da Margherita Guccione co-autrice del catalogo insieme a Valerio Palmieri. ARCH'IT ospita tre contributi diversi: Alessandro Anselmi introduce -attraverso un testo scritto per l'occasione- al progetto di allestimento, svelandone i motivi ispiratori ed il rapporto che questo stabilisce con il carattere complessivo del proprio lavoro; a questa lettura retrospettiva si lega il commento di Valerio Palmieri che pone l'accento sulla matrice ludica dell'installazione pensata per la mostra; Gabriele Mastrigli ripercorre le tappe fondamentali attraverso cui è passata la ricerca architettonica di Anselmi, soffermandosi sugli aspetti compositivi e formali più ricorrenti nelle sua opera. [Carlo Prati]



Una serie di ambienti effimeri accolgono il racconto della mia architettura emesso da schermi elettronici; chissà perché l'insieme di questi ambienti si configura poi in forma zoomorfa come un enorme animale imprigionato nei vasti spazi del MAXXI. Insieme ad una spirale tronca sulla diagonale è questo l'oggetto che costituisce l'"evento" caratteristico di questa esposizione. Una architettura che contiene nel suo ventre le immagini dinamiche di altre architetture. Forse un percorso, libero però da obblighi di cronologia, un percorso che serve per costruire, oltre se stesso, spazi "laterali" dove il progetto può essere letto anche nelle sue caratteristiche tecniche. La mia intenzione, tuttavia, è stata quella di mostrare, per quanto possibile, il momento della "concezione" del progetto, il momento nel quale la ricerca dello spazio vive della sinergia di tutti gli aspetti sensoriali del corpo e della mente.



In realtà è sempre molto difficile riuscire a cogliere questo momento frutto di atteggiamenti ed ansie "indicibili". In prima approssimazione i disegni che più si avvicinano a questa situazione progettuale sono gli schizzi e le elaborazioni grafiche di "ripensamento" che di volta in volta smontano e rimontano in modo diverso il progetto. In realtà avviene molto spesso che si può anche progettare con le mani in tasca, liberi, con quella sorta di radar che possediamo in azione, pronto a captare cose anche molto lontane dall'architettura o comunque a farci finalmente "vedere" oggetti e segni che erano da sempre sotto i nostri occhi. Per questo ho voluto introdurre il suono e la proiezione deformata di immagini architettoniche difficilmente riconoscibili nella loro struttura disciplinare ma chiaramente evocative della complessa dimensione psico-fiosiologica nella quale nasce e poi si consolida la forma architettonica che tradotta in segno tecnico chiamiamo progetto. Dimensione, questa, della quale non si parla mai, descrivendo sempre, con il senno del poi, il processo progettuale come percorso "articolato e complesso" di sequenze logiche; cosa anche vera ma che spiega solo in parte il mistero che comunque esiste il ogni elaborazione creativa.



Non ci si deve meravigliare, quindi, se i visitatori più interessati alla mostra siano stati i bambini delle scuole elementari del Quartiere Flaminio, i quali con entusiasmo incredibile hanno ridisegnato e ricostruito in "teatrini" tridimensionali (fatti di materiali i più disparati), il senso ultimo e la dimensione "indicibile" dei miei progetti.
Probabilmente una ragione di più per considerare la mia architettura come architettura infantile.
Ecco allora che quella sorta di spirale e quell'animalone, alla luce di occhi di bambino, acquistano il loro vero senso, lontano anni luce da ogni possibile interpretazione che lo possa avvicinare al "design" e tanto meno alle soluzioni di un possibile "allestimento". Caso mai, come in alcune mie architetture, vi è il senso della scena, il gioco ambiguo tra vero e falso, tra forma e formalismo che rivendico sempre come gioco positivo e vivificante per l'architettura.



Naturalmente, poi, la mostra è anche esposizione di progetti, ordinati per categorie logiche intersecate da momenti cronologici; d'altronde sono rappresentati quaranta anni di lavoro e questo la rende anche utile per possibili riflessioni storiche.
Ma tutto ciò è sufficientemente spiegato nel catalogo ed anche nel piccolo pieghevole distribuito al MAXXI nei giorni dell'esposizione.

Alessandro Anselmi
[10may2004]

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