La
mostra Alessandro Anselmi PIANO SUPERFICIE PROGETTO, attualmente
in corso presso i rinnovati spazi del museo MAXXI di via Guido Reni
a Roma, costituisce un prezioso contributo critico e documentale sull'attività
di ricerca e sperimentazione che Alessandro Anselmi persegue con tenacia
da circa trent'anni. L'esposizione romana è stata fortemente voluta
dalla DARC ed è curata da Margherita Guccione co-autrice del catalogo
insieme a Valerio Palmieri. ARCH'IT ospita tre contributi diversi: Alessandro
Anselmi introduce -attraverso un testo scritto per l'occasione-
al progetto di allestimento, svelandone i motivi ispiratori ed il rapporto
che questo stabilisce con il carattere complessivo del proprio lavoro;
a questa lettura retrospettiva si lega il commento di Valerio Palmieri
che pone l'accento sulla matrice ludica dell'installazione pensata per
la mostra; Gabriele
Mastrigli ripercorre le tappe fondamentali attraverso cui è passata
la ricerca architettonica di Anselmi, soffermandosi sugli aspetti compositivi
e formali più ricorrenti nelle sua opera. [Carlo Prati] |
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Una
mostra di architettura pensata come un grande, seppure serissimo gioco,
è in questi termini che va intesa l'esposizione Piano superficie
progetto che il MAXXI ha dedicato alla figura di Alessandro Anselmi,
uno dei protagonisti di primo piano del panorama dell'architettura italiana
contemporanea. Una mostra che ha voluto spostare l'attenzione dalla
pura e semplice ricostruzione dell'attività ormai quarantennale
dell'architetto romano (che pure viene puntualmente documentata in tutte
le sue tappe salienti con una grande dovizia di materiali), ad un racconto
che narrasse metaforicamente anche gli aspetti più nascosti e
intimi di un itinerario creativo eterodosso, unico nel suo apparentemente
contraddittorio sviluppo. |
[10may2004] | |||
Un percorso espositivo che prende le mosse dai progetti più recenti per procedere a ritroso, con grande libertà, attraverso sezioni tematiche concettuali che individuano le diverse linee di ricerca del lavoro anselmiano, verso gli esordi avvenuti all'interno del GRAU, una delle formazioni chiave nel panorama delle avanguardie architettoniche italiane degli anni Sessanta. |
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Lo spazio delle sale espositive è stato occupato da oggetti,
quasi delle sculture, che fungessero da filtro tra queste diverse sezioni
tematiche e che contemporaneamente fossero in grado di sintetizzarne
con un'immagine spaziale le diverse fasi di sviluppo. È in questo
senso che vanno intesi i due grandi dinosauri posti negli ambienti d'ingresso,
così come la spigolosa spirale rossa a chiusura del percorso
espositivo, sorta di labirinto che metaforicamente rimanda alla forte
carica autoreferenziale della produzione progettuale del GRAU. I dinosauri
che nelle sale del MAXXI si guardano, si studiano, quasi si annusano,
rimandano senza dubbio a quell'immaginario della zoomorfia già
frequentato da Anselmi in alcune delle sue opere degli anni Novanta,
dalla sistemazione della terrazza del castello Ruffo di Scilla, al centro
commerciale di Sotteville-les-Rouen, ma evocano soprattutto quella matrice
espressionista che l'architetto si porta appresso, ancorché dissimulata,
sin dagli inizi. Matrice che con sempre maggiore insistenza affiora
in molte delle prove progettuali di questi ultimi anni. |
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Dinosauri-origami formati da frammenti di piani piegati su se stessi ma anche e soprattutto una grotta nella quale le suggestioni deperiane si associano all'evocazione delle scenografie nelle quali si muovono il Dottor Caligari di Wiene o il Nosferatu di Murnau. Un "antro" nel quale il visitatore può aggirarsi senza la necessità di rispettare un itinerario preciso, attratto dai bagliori mutevoli dei monitor nei quali scorrono in sequenze parallele le immagini dei progetti dell'intera carriera anselmiana e avvolto dalle estraniate sonorità pensate da Carlo Prati. |
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Forse
è proprio questa incursione in quel territorio ibrido dove vivono
le forme, anche al di fuori dello stretto ambito dell'architettura,
che ha attratto al MAXXI, diversamente da quanto accade in genere per
le mostre di architettura, un pubblico di non addetti ai lavori (in
particolare, anche grazie all'azione divulgativa della DARC, bambini
e ragazzi delle scuole medie), e contemporaneamente suscitato la perplessità
di qualche critico. Cosa che a ben vedere non dovrebbe sorprendere più
che tanto, se è vero che sono proprio i primi ad aver conservato
in sé maggiormente intatta la curiosità divertita con
la quale Pinocchio si aggira per il ventre della grande balena. Valerio Palmieri |
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ALESSANDRO ANSELMI. PIANO SUPERFICIE PROGETTO |
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