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Luigi Moretti architetto. Dal razionalismo all'informale

Maristella Casciato, Margherita Guccione, Bruno Reichlin, Letizia Tedeschi, Annalisa Viati Navone



 
Sono passati alcuni mesi dall'inaugurazione del nuovo MAXXI, il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, realizzato dopo dieci anni di cantiere. Per testimoniare alcune delle prime sue attività arch'it ha scelto di offrire ai lettori, nella sezione Files, una nota di Aldo Aymonino che presenta il progetto di allestimento per una delle esposizioni di apertura, Luigi Moretti architetto. Dal razionalismo all'informale, curata da Bruno Reichlin e Maristella Casciato. Insieme a essa, sono raccolte qui sotto alcune brevi testimonianze (Maristella Casciato, Margherita Guccione, Bruno Reichlin, Letizia Tedeschi, Annalisa Viati Navone) sulla stessa mostra. Una lettura esperienziale del complessivo intervento architettonico del museo di Zaha Hadid è offerta da Gianfranco Bombaci, mentre Ugo Rosa, nella rubrica Lanterna Magica, propone uno sguardo critico sull'opera.



 
RECUPERARE L'ULTIMO DEI MODERNI. Sono numerose le ragioni che hanno determinato la scelta del MAXXI di allestire una mostra su Luigi Moretti, personaggio tanto singolare quanto "scomodo", da alcuni indicato come "l'ultimo dei moderni" e quindi, per definizione, il primo dei contemporanei.
Moretti è innanzitutto tra i protagonisti della cultura italiana quello che più pienamente incarna la missione del Museo delle Arti del XXI secolo. Con il suo lavoro, l'architetto romano ha sempre cercato di ragionare sulla prossimità tra arte e architettura, come dimostrano, oltre alle sue opere, gli intensi rapporti con molti tra i principali artisti del Novecento italiano e l'impegno per la presentazione delle loro opere nella rivista "Spazio" e nell'omonima galleria espositiva.
Altrettanto bene Moretti rappresenta la duplice finalità del MAXXI Architettura: l'attenzione all'architettura del secolo scorso e il suo legame con l'attualità, per esplorare il presente e comprendere meglio la ricerca contemporanea. Sin dagli esordi, Moretti ha distillato nelle sue opere la storia, attualizzandone la lezione nella pratica progettuale e nell'elaborazione teorica.

Margherita Guccione
Direttore MAXXI Architettura



[6 dicembre 2010]

Palazzina San Maurizio, Roma, 1961-1965 (coll. ACS, Roma).


Casa della cooperativa Astrea, via Jenner, Roma, 1947-1951 (foto Gabriele Basilico).



DALLA RICERCA ALLA MOSTRA. Nel 2005 l'Archivio del Moderno e l'Accademia di architettura dell'Università della Svizzera italiana hanno avviato un progetto di ricerca, sulla figura e l'opera di Luigi Moretti (1907-1973), architetto romano attivo tra ventennio fascista e secondo dopoguerra, editore, gallerista, regista, fondatore dell'Istituto IRMOU, teorico dell'architettura parametrica e autore di opere di architettura assai significative e tali da costituire un originale contributo alla cultura architettonica italiana moderna e contemporanea.


Villa La Saracena, Santa Marinella (Roma), 1954-1957 (coll. ACS, Roma).

L'esito di questo studio, svolto in collaborazione con l'Archivio Centrale dello Stato, è dato da un volume monografico, a cura di Bruno Reichlin e Letizia Tedeschi, e da due esposizioni correlate, la prima presso il MAXXI, curata da Bruno Reichlin e Maristella Casciato, la seconda presso l'Accademia Nazionale di San Luca di Roma, a cura di Bruno Reichlin e Letizia Tedeschi.

Letizia Tedeschi
Direttore Archivio del Moderno, Accademia di architettura, Mendrisio




Copertina di "Spazio", n. 7, 1953, ultimo numero della rivista fondata da Moretti nel 1950.


Villaggio Olimpico (con Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vittorio Monaco),1958-60 (coll. ACS, Roma).

MORETTI E IL SUO TEMPO. La presentazione al pubblico di Luigi Moretti e della sua opera di architetto, di teorico e critico, di editore e gallerista, di sperimentatore di forme generate sotto l'incantesimo della scienza, non può che avvenire secondo i modi di una narrazione "figurativa", regolata sul vigore espressivo dell'immagine, che unisca al criterio cronologico quello comparativo. Una lettura al contempo diacronica e sincronica degli avvenimenti, dalla formazione di Moretti presso la Scuola Superiore di Architettura di Roma – presentata mediante alcuni elaborati significativi dove la composizione dei volumi per forme concavo-convesse mostra affinità con le coeve ricerche di Ridolfi e il linguaggio di Piacentini – fino all'Hotel El Aurassi, prima opera algerina che Moretti segue fino alla morte, avvenuta nel 1973.


Casa del Balilla a Trastevere, Roma, 1933-1937 (foto Cartoni, coll. ACS, Roma).

In questa narrazione, la guerra batte una pausa di silenzio. La cesura fra le architetture del Regime e le case albergo milanesi, che assorbe gli anni dal 1942 circa al 1947, testimonia la lacuna biografica e l'arresto dell'attività progettuale che, invece, riprende fervida a Milano e a Roma dove dal 1950 ha pure avvio, con la fondazione della rivista "Spazio", l'attività di editore. Da questa data è un susseguirsi di capolavori,che appaiono di volta in volta trascrizioni della passione per l'arte contemporanea, delle ricerche sullo spazio e sul rapporto fra struttura e forma, delle originali interpretazioni critiche di architetture storiche (dove rende omaggio al magistero di Michelangelo, Borromini e Alberti). Si spiegano così gli "informali" prospetti delle opere milanesi del dopoguerra e il materico e prorompente collegio dell'Accademia di danza, la ricchezza spaziale della villa La Saracena e degli allestimenti delle mostre da lui curate, le modulazioni del rapporto fra struttura e forma riconoscibili nella sistemazione del complesso termale di Fiuggi, nel parcheggio a Villa Borghese o nel tempio di Tagbha dove, alla coincidenza fra configurazione formale e morfologia strutturale si sommano metafore zoomorfe, che in quest'opera matura testimoniano il raggiungimento di "quella specie di punto magico capace di fermare una struttura nella perennità di una forma".

Bruno Reichlin, Annalisa Viati Navone




Quartiere residenziale Watergate, Washington, D.C. (USA), 1960-1965 (coll. ACS, Roma).




Quartiere residenziale Watergate, Washington, D.C. (USA), 1960-1965 (coll. ACS, Roma). Torre della Borsa, con Pier Luigi Nervi (strutture), Montréal (Québec), 1960-1965 (coll. ACS, Roma).



LIAISONS DANGEREUSES. Le architetture di Moretti, oggi che le polemiche intorno alla sua persona sono evaporate, ci appaiono contemporanee nell'approccio creativo, internazionali nel gusto, disinvolte nei prestiti che evocano (dalle geometrie borrominiane alle torri normanne), ironiche nelle note di un disinvolto kitsch. Ci appaiono in una parola, moderne. E lo sono perché scivolose, duttili, suggestive, mobili e trasversali, un po' come l'edificio stesso in cui questa mostra è allestita.


Quartiere residenziale Watergate, Washington, D.C. (USA), 1960-1965 (coll. ACS, Roma).

Occorre allora, nel rivisitare l'opera di Moretti, non attenersi a un percorso fatto di fili fissi, ma procedere piuttosto per contrasti e antinomie.
Moretti architetto italiano / Moretti architetto internazionale
Come altri coetanei, intrisi dell'idea di riaffermare una forma spirituale di continuità con la tradizione classica dell'architettura, Moretti si cimenta con la concezione della permanenza, con l'aspirazione a rinvigorire e a volte appesantire le sue opere con l'astratto peso della storia. Lo fa attraverso la sensazione di massa evocata dagli involucri delle sue costruzioni, come attraverso il recupero di una costruzione astratta, limpidamente matematica della struttura compositiva.
Moretti costruttore di forme / Moretti decoratore
Della carriera di Moretti fanno parte fenomenali episodi plastici, dalle architetture del complesso del Foro Mussolini, come la Casa della scherma, alIa palazzina borghese detta Il Girasole, alle ville, al ponte sul Tevere. Opere fra loro profondamente diverse, e anche dall'esito estetico differente, ma segnate tutte dalla ricerca di un dinamico equilibrio tra massa, articolazione volumetrica, struttura. Moretti costruisce una catalogo di oggetti urbani solidi e vivi, per una città più bella. Le sue architetture migliori, pur così plastiche, sono insieme svincolate dalla corporeità. Attraverso l'invenzione decorativa, ma anche la ricercatezza dei rivestimenti, non solo Moretti testimonia e indaga le sapienze possibili della tradizione, ma innesca un meccanismo potente di smaterializzazione, mette in discussione il significato dello stesso organismo architettonico, raggiungendo un'aura di metafisica astrazione.
Di queste dicotomie apparenti potremmo elencarne ancora. Preferiamo trarne la considerazione che proprio da queste esplorazioni coraggiosamente divaricate, da queste composizioni di apparentemente diversi, deriva la vicinanza di Moretti con la sensibilità contemporanea.

Maristella Casciato

Parcheggio sotterraneo a Villa Borghese, Roma, 1965-1972 (foto Oscar Savio, coll. ACS, Roma).


Progetto per un Santuario sul lago di Tiberiade, Tagbha (Palestina), 1965-1968 (coll. ACS, Roma).

 

 

Tutti i testi pubblicati in questa pagina sono tratti dal volume Luigi Moretti architetto. Dal razionalismo all'informale a cura di Maristella Casciato e Annalisa Viati Navone, guida alla mostra, MAXXI, Mondadori Electa, 2010.

> FILES: AYOMONINO. MOSTRARE MORETTI
> FILES: BOMBACI. NEL VENTRE DELLA BALENA GRIGIA
> LANTERNA MAGICA: HOPELESS MONSTER

> MAXXI

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Bruno Reichlin, Letizia Tedeschi (a cura di)
"Luigi Moretti. Razionalismo e trasgressività tra barocco e informale"
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