AGLI INIZI DEGLI ANNI TRENTA GIANNINA CENSI RIUSCIRA`A "SUPERARE LE POSSIBILITA` MUSCOLARI E A TENDERE NELLA DANZA A QUELL'IDEALE CORPO MOLTIPLICATO DAL MOTORE" RAGGIUNGENDO NELLE SUE PERFORMANCES LA COMPLETA FUSIONE DELL'UOMO CON LA MACCHINA E CONCRETIZZANDO QUEL "METALLISMO DELLA DANZA FUTURISTA" CUI INNEGGIAVA MARINETTI NEL SUO MANIFESTO.


In un arco di tempo relativamente breve (1928-1936) si imponevano sulle scene teatrali del tempo le sperimentazioni coreutiche della giovane danzatrice Giannina Censi, consacrandola come indubbia personalità artistica, capace al contempo di rivisitare il mondo classico e di interpretare il mito futurista della macchina.
La complessità e l'eterogeneità delle sue esperienze derivavano da un carattere sempre attento alle nuove tendenze della danza, pronto ad accogliere tutti gli stimoli che la cultura del periodo poteva offrire e particolarmente sensibile al fascino e alle suggestioni suscitate dal folklore e dalla cultura orientale cui si stavano allora ispirando anche alcuni pionieri della danza moderna.
Dopo una rigorosa formazione scaligera con il maestro Cecchetti, Giannina Censi è a Parigi nel 1930, appena diciassettenne, per studiare danza classica con la pietroburghese Lubov Egorova, già ballerina di Diaghilev, sposata con il principe Trubetzkoy e scappata in occidente in seguito alla rivoluzione.
La scuola di Egorova era "una Babilonia di lingue", come annota Giannina nel suo diario, dove gli esercizi erano difficili e si respirava un'aria internazionale.
A Parigi frequenta inoltre le lezioni di danza indiana con il maestro Uday Shankar e di danza spagnola con la "famosa Argentina", appagando la sua curiosità e consolidando le sue naturali propensioni verso un'espressione corporea che fosse più libera dai vincoli e dai manierismi della tradizione occidentale del balletto classico.
Intanto, già nel 1929, Giannina Censi aveva debuttato nei teatri italiani con gli spettacoli del grecista Ettore Romagnoli. Coordinata dalla russa Jia Ruskaja - una specie di Isadora Duncan in versione russa - aveva danzato nell'Alcesti e nel Mistero di Persefone su musiche e testi elaborati dallo stesso Romagnoli per le tragedie rappresentate al Licinium di Erba, un teatro all'aperto appositamente riallestito con una scenografia "alla greca".
Sarà invece coreografa e interprete di una nuova versione dell'Alcesti, sempre con Romagnoli, al Littoriale di Bologna nel 1932, dove coordinerà le danze ritmiche di duecento ragazze e preparerà per sè un pezzo da eseguirsi da sola con una torcia infuocata in mano. Nell'antico ritmo ellenico confluiviano così, da un lato, i risultati allora raggiunti dalle tendenze più avanzate della danza moderna occidentale e, dall'altro, gli apporti e le atmosfere provenienti dal folklore delle danze orientali.
Ma saranno soprattutto il suo incontro con Marinetti nel 1930 e le sue performances futuriste, eseguite tra il 1930 e il 1935, a consegnare la sua memoria ai posteri.
Dopo un felice esordio nel marzo 1930 con Oppio e Grottesco meccanico presso gli spazi del Castello Sforzesco - dove aveva eseguito con un aderentissimo costume metallico un'aerodanza sui versi del poeta Escodamè e del parolibero Flavio Gioa - Giannina Censi verrà scoperta da Marinetti a Milano, nel 1931, mentre danzava sulla Sinfonia aerea di Pick Mangiagalli.
Cominciava così uno stretto rapporto di collaborazione che la porterà in tournée in ventotto città italiane con Simultanina, tipico divertissement futurista in sedici sintesi con testi dello stesso Marinetti, musiche di Carmine Guarino e scenografia di Benedetta, dove, grazie al medium della danza, potevano essere rappresentati in perfetta simultaneità i sentimenti della gioia e del dolore. Purtroppo il pubblico italiano, non avvezzo a questo genere di spettacoli, non sempre riusciva ad apprezzare l'intrinsica modernità di queste performances e spesso accoglieva poco benevolmente il gruppo di Marinetti.
Pochi mesi più tardi a Milano (31 ottobre 1931), durante l'inaugurazione della "Mostra dell'aeropittura e della scenografia futurista" nella Galleria Pesaro, Giannina Censi esegue alcune aerodanze su due declamazioni di Marinetti A mille metri su Adrianopoli bombardata e Serie di seconde parti di immagini aviatorie; il programma della serata prevedeva anche un'aerodanza sul silenzio delle aeropitture di Prampolini esposte nella galleria.
Con le sue aerodanze Giannina Censi concretizza il mito della macchina per eccelenza, l'aereo, e l'ebrezza della velocità, riuscendo ad esprimere attraverso i movimenti del suo corpo il senso del "lancio dell'elica, la velocità ascensionale, la linea del volo, la simultaneità di quota, la planata".
Finalmente La Danza dell'aviatrice, descritta da Marinetti nel manifesto de La Danza futurista nel 1917, trovava, a distanza di anni, la sua interprete ideale.
Nonostante la collaborazione con Marinetti si interrompa dopo questa performance, il rapporto con il gruppo dei futuristi continua e la ritroveremo ancora una volta a interpretare due liriche di Depero nel 1934 - Il Vento e Macchina monella - presso il Circolo del Convegno a Milano.
Purtroppo una lesione al menisco nel 1935 le impedisce di continuare la sua carriera di danzatrice e, dopo alcuni anni durante i quali prende parte a spettacoli di varietà più leggeri, si dedicherà all'insegnamento.