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Concorsi

FORUM: TORINO 2006

No, è la strada migliore

Carlo Ratti



Carlo Ratti risponde, sul supplemento Domenica de Il Sole 24 ORE del 16 giugno, all’intervento di Mario Viano, Assessore all’Urbanistica del Comune di Torino dal titolo Per le Olimpiadi il concorso non serve. Si ringrazia il quotidiano per la gentile concessione a ripubblicare l'intervento.




Nel sollevare la questione dei progetti per le Olimpiadi di Torino del 2006, il supplemento "Domenica" del Sole-24 Ore non intendeva certo fare del gratuito scandalismo, né gettare la croce addosso agli amministratori locali, il cui lavoro è spesso intralciato da leggi barocche e vessatorie. Il nostro proposito era semplicemente di aprire una discussione sul futuro della città, che non può andare disgiunta da una coraggiosa apertura internazionale, sostenuta peraltro dallo stesso sindaco Chiamparino e dall’assessore Viano nell’intervento che pubblichiamo. Viano ha ragione a obiettare che non esiste un'unica strategia risolutiva per alzare il livello di qualità dei grandi interventi urbani. E che i concorsi di progettazione, caldeggiati spesso come toccasana, in certi casi possono dare esiti deludenti: per esempio se la giuria che deve vagliare i progetti in gara è incompetente o, peggio, asservita a lobby di vario genere (a questo proposito Vittorio Gregotti ricordava qualche giorno fa sull'Unità come il grande Frank Lloyd Wright non partecipasse a concorsi perché pensava che coloro che giudicavano erano architetti molto meno bravi di lui). Scrive però Piero Bini da Torino, in risposta al nostro articolo dello scorso 2 giugno: "Le critiche ai concorsi sono ben vicine a quelle più volte sentite per ogni strumento democratico. Eppure non c'è dubbio che la democrazia, per quanto criticabile, sia alla lunga assai meglio di altri regimi che appaiono più efficaci e più pronti, ma poi si prestano a degenerare proprio perché privati dei più elementari meccanismi di feedback". Parafrasando Churchill: il concorso è il peggior sistema per selezionare un buon progetto di architettura, a eccezione di tutti gli altri. L'altro sistema praticato dalle pubbliche amministrazioni è infatti la cosiddetta gara su curriculum. Una procedura in base alla quale non viene scelto un progetto per il suo valore, ma si seleziona un professionista in base a parametri quali il fatturato annuo, la gamma di opere simili già realizzate o il numero di computer a disposizione. 

Il concorso di progettazione favorisce l'inserimento di giovani progettisti, la circolazione di idee a livello internazionale e la trasparenza. È quest'ultimo uno dei temi su cui sono intervenute le associazioni torinesi Pro Natura, Legambiente e Oltrepo. A proposito delle grandi trasformazioni urbane scrivono: "Quello che stupisce semmai è la mancata discussione di questi vasti scenari che si prospettano: discussione a cui dovrebbero partecipare non soltanto gli ordini professionali o gli addetti ai lavori, ma tutti gli attori politici, sociali, culturali, economici e sindacali della nostra città [...] Occorre innescare fin da ora un processo di partecipazione". E sembrano anche lanciare una proposta: una strategia complessiva a livello metropolitano, governata da un’unica cabina di regia. È quello che sta già accadendo in molte città europee, da Londra a Salerno, che per il coordinamento degli interventi urbani in corso si sono affidate a figure professionali di alto livello internazionale, capaci di superare le logiche localistiche. Siamo sicuri che Torino saprà mostrarsi all’altezza della sfida.

Carlo Ratti
[16jun2002]

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