Per
le Olimpiadi il concorso non serve Mario Viano |
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In
seguito all'articolo di Carlo Ratti sulla gestione dei progetti urbanistici
per i prossimi Giochi Invernali a Torino nel 2006 (Olimpiadi
piccole piccole, supplemento Domenica de
Il Sole 24 ORE del 2 Giugno), pubblichiamo la risposta di
Mario Viano, Assessore all'Urbanistica del Comune di Torino, apparsa
su Domenica del Sole 24 ORE, a nome del sindaco Sergio Chiamparino,
il 16 giugno 2002. Si ringrazia il quotidiano per la gentile concessione. |
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Spiace
che nella fase in cui più è importante far convergere gli sforzi perché
la "sfida epocale" che la Città ha di fronte possa essere vinta, ci
sia chi, pur in ruoli istituzionali di grande rilievo, ceda ad un pessimismo
scettico, distruttivo di ogni coesione e fiducia. Nessuna parte politica,
sociale e istituzionale, ma anche nessuna parte culturale e professionale
torinese potrà salvarsi, potrà dirsi realmente incolpevole se gli esiti
della vicenda olimpica saranno inferiori alle attese. Torino internazionale è stata concepita come mobilitazione di tutte le risorse migliori della Città attorno ad un progetto condiviso di ridefinizione del profilo e del futuro della città medesima, confidando in una nuova coesione sociale e convergenza di interessi ed azioni quale condizione di successo. L'intento è stato quello di aprire ad ogni contributo, ad ogni confronto che non sia pregiudiziale ed accetti la dialettica delle opinioni, senza pretendere di liquidare con giudizi sommari la diversità. Ed allora parliamo pure del tema della qualità architettonica delle opere olimpiche e delle grandi trasformazioni della città, ma per cercare di costruirla, non per prenderne le distanze. Parliamone, dicendo però anche che a Torino nei prossimi anni lavoreranno Arata Isozaki, Gae Aulenti, Renzo Piano, Mario Bellini, Massimiliano Fuksas, Aimaro Isola (e i concorsi non sono ancora finiti) mentre circa cinquanta opere d'arte contemporanea saranno collocate negli spazi cittadini, dalla Fontana di Mario Merz ai giardini di Giuseppe Penone. È molto provinciale ed angusto pensare che ci sia una soluzione unica ed universale al problema della qualità in architettura, almeno quanto lo è il pregiudizio opposto, che i concorsi di architettura producano solo progetti costosissimi e ridondanti di espressività gratuita. Il Guggenheim di Bilbao come l'IBA di Berlino e in larga misura la Barcellona olimpica, non sono affatto l'esito di concorsi di architettura, ma di inviti ed incarichi diretti che altro non sono che affidamenti su basi curriculari. Ma senza andare lontano anche la recente esperienza torinese è tutt'altro che univoca ed accanto a concorsi "felici" altri sono stati disastrosi, così come taluni affidamenti su base curriculare, anche recenti, appaiono forieri di lusinghieri esiti (Mercato dell'abbigliamento e Palazzo a vela). Ed allora, perché mai demonizzare gli incarichi affidati sulla base delle credenziali professionali? È evidente che quando lo sviluppo progettuale atteso è fortemente condizionato da un contesto vincolante, piuttosto che da condizioni prescrittive insuperabilmente rigide, la miglior cosa è affidarsi direttamente a professionisti di indiscussa competenza ed esperienza, piuttosto che stimolare un confronto di idee che, inevitabilmente asfittico, non potrà che rivelarsi dispersivo e inutile. I concorsi d'architettura hanno bisogno di esercitarsi su temi "aperti", che si prestano a plurime interpretazioni, che sollecitano il confronto. Ovunque si siano potute riscontrare le condizioni, un concorso è stato lanciato e ormai sono molti e importanti quelli indetti. In altri casi si è ritenuto prevalessero ragioni di competenza specialistica meglio selezionabili su base curriculare (Palazzo della velocità su ghiaccio). Se ne può discutere e siamo interessati a farlo. Mai si è agito su base pregiudiziale e perciò non possiamo accettare il pregiudizio altrui. Il concorso di architettura non è la panacea universale e nemmeno una garanzia assoluta di qualità. E' solo uno strumento utile accanto ad altri, da valutare e scegliere di volta in volta con libertà di pensiero e senso di responsabilità. Mario Viano (Assessore all'Urbanistica, Città di Torino) |
[16jun2002] | |||
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