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Ponte Parodi, una scelta difficile

di Emanuele Piccardo

 

Si è recentemente concluso, con la vittoria di Ben Van Berkel & Caroline Bos UN studio, il concorso per Ponte Parodi a Genova. ARCH'IT propone per l'occasione accanto alla descrizione del progetto di UN studio un inquadramento generale di Giacomo Delbene, un'intervista a Ben Van Berkel a cura di Giovanna Carnevali ed un intervento di Emanuele Piccardo.




[02jun2001]
Genova ha scelto il progetto vincitore del concorso internazionale di architettura sull'area portuale di Ponte Parodi, l'olandese Ben Van Berkel che ha avuto la meglio sugli altri tre architetti finalisti: Giancarlo De Carlo, Foreign Office Architects e OMA+Boeri Studio.



L'esito della competizione, incerto fino all'ultimo, ha premiato il progetto più allineato con la politica urbanistica dell'attuale Amministrazione Comunale, non per questo il migliore come idea di architettura. Infatti si sono scontrate due ideologie architettoniche differenti. La prima legata di più allo spazio urbano genovese, portata avanti da OMA e Boeri ma anche dallo studio De Carlo improntata sul recupero del silos, abbattendolo in parte e riconoscendone un valore plastico e volumetrico di snodo attorno al quale ruota tutto l'arco portuale; la seconda ideologia rappresentata dai progetti di Foreign Office e del vincitore Van Berkel che prevedono entrambi l'abbattimento del silos granario, costruito negli anni Sessanta, e la progettazione di uno spazio orizzontale, dimostrando una mancata assimilazione della morfologia dello spazio urbano genovese e delle condizioni di vita dei genovesi che vivono in una città ricca di riferimenti futuristi nel modo di attraversare e perforare il territorio con cilindri verticali (si pensi al sistema degli ascensori) o di sovrapposizioni di infrastrutture che ricordano i disegni visionari di Antonio Sant'Elia (dalla strada sopraelevata con i suoi svincoli che entrano nel ventre della città, alle passerelle in quota per entrare nelle abitazioni, contemporaneamente, dal tetto, a metà altezza e a piano terra).







Genova è una città verticale, e il rapporto con questa dimensione deve essere considerato durante il processo che porta all'ideazione di una architettura. Non si può prescindere da questo, soprattutto riguardo Ponte Parodi. Collocato al centro dell'arco portuale e punto di riferimento visivo nel paesaggio, non può essere sostituito, come avviene nel progetto vincitore, con una serie di scatole trasparenti dalle coperture praticabili con giardini pensili che ricreano un doppio della conformazione orografica della città, esasperando la dimensione orizzontale nell'illusione che l'impatto nel paesaggio sia inferiore al verticale. Esistono luoghi in cui la dimensione orizzontale o verticale di un architettura non condizionano il paesaggio ma lo valorizzano, ho in mente la prateria americana delle Prarie Houses di F.Ll.Wright o il paesaggio piatto olandese della Kunsthal di OMA, le residenze degli MVRDV o la torre della Telekom olandese di Piano. Ma esistono dei luoghi dove è la dimensione verticale a prevalere e con cui bisogna confrontarsi è ciò che succede a Genova. Infatti le architetture orizzontali nel tessuto genovese funzionano solo in poche eccezioni, basta pensare al quartiere Ina-casa e Bernabò Brea di Daneri, l'Acquario progettato da Piano; invece la verticalità espressa dal tessuto del centro storico, dagli uffici comunali di Albini alle Case alte alla Foce sempre di Daneri, fa parte della condizione urbana primaria di Genova.



I due progetti che fino all'ultimo si sono contesi la vittoria sono stati i progetti di OMA+Boeri studio e Un Studio di Van Berkel & Bos. Il progetto di OMA-Rem Koolkaas insieme a Stefano Boeri rappresentava la vera sorpresa essendo, dei quattro finalisti, l'unico che dall'idea iniziale ha prodotto l'architettura, mentre gli altri non hanno avuto lo stesso sviluppo avendo presentato i progetti invariati rispetto alla fase precedente del concorso. L'idea di lavorare per sottrazione, creando "isola Ponte Parodi",una piazza sotto il livello del mare collegata alla darsena attraverso due tunnel uno veicolare che conduce ai parcheggi sotterranei e l'altro pedonale, è la forza del progetto. Così come il mantenere la torre del silos come memoria, torre che si relaziona con la Lanterna e con le altre torri emergenti del centro storico.



Boeri ha dichiarato "solo a Genova si poteva fare un progetto così", infatti una città dove molti spazi sono sotterranei e dove ci si immerge nel tessuto e poi si riemerge si percorre un tubo orizzontale che conduce a un tubo verticale (l'ascensore panoramico di Castelletto) rappresenta la stessa filosofia adottata da OMA e Boeri: entrare in un tunnel che conduce allo spazio aperto che può ospitare eventi e poi risalire in quota a +79 metri sulla torre del silos e godere di una vista panoramica su tutto l'arco portuale. Indubbiamente, la giuria ha scelto il progetto più sicuro. È mancato il coraggio di osare una scelta, quella di OMA+Boeri, che sarebbe diventata un motivo di attrazione più forte in una città come Genova, conservatrice e non abituata alle trasformazioni urbane radicali. Pensare di creare una piazza sottomarina affascina di più anche perché il progetto non nega il rapporto con l'acqua. Sarebbe interessante fare un referendum sul progetto vincitore per capire cosa pensano i genovesi delle scelte urbanistiche e del disegno della città futura. Purtroppo non siamo come gli svizzeri che hanno fatto un referendum per il progetto di Jean Nouvel per il Centro Culturale di Lucerna, e dove c'è stato un dibattito tra amministrazione, progettista e cittadini. 

In Italia, non solo a Genova, occorre fornire gli strumenti per capire le architetture e le conseguenti scelte che condizionano lo sviluppo urbano delle città, attraverso mostre e dibattiti. Il progetto vincitore, elaborato da Van Berkel & Bos, prevede di mantenere la superficie del molo e di connetterlo con un ponte mobile con i Magazzini del Cotone. Il programma propone di realizzare quattro tematiche funzionali differenti: tecnologia, sport e benessere, commercio e intrattenimento. La scelta delle funzioni è legata anche alla presenza, in loco, di strutture universitarie esistenti o future (Facoltà di Economia e Ingegneria). Inoltre, conforme al piano regolatore portuale, sono previste funzioni per l'attracco delle navi da crociera e parcheggio. La struttura verrà realizzata in acciaio e vetro in un altro luogo e poi verrà montata in loco, la parte strutturale è stata curata dallo studio Ove Arup di Londra (che ha partecipato alla prima selezione del concorso).

Le strutture scatolari che ricordano la forma dei diamanti non superano i diciotto metri, e sono ben al disopra degli undici metri della sopraelevata davanti alla darsena. Un enorme zoccolo che segnerà il paesaggio portuale e che sfrutterà il progetto di Bohigas per via Gramsci cercando di connettersi al centro storico senza riuscirci perché anche via Gramsci è un bordo, un confine che divide il mare dal ventre storico di Prè. L'aspetto finanziario, peraltro non secondario, verrà assolto dalla Banca OPI (gruppo San Paolo) in veste di advisor per la scelta dei partners in grado di garantire la realizzazione del progetto, il cui costo è stimato intorno ai duecento miliardi di lire, per un tempo di costruzione previsto di quarantaquattro mesi.

Ponte Parodi è stato oggetto di molti progetti e tesi di laurea, e ha avuto in De Carlo uno dei suoi più convinti sostenitori, sia dal punto di vista della critica architettonica che della progettazione. Nel 1997, nell'ambito della redazione del Piano Regolatore Portuale OMA, consulente dell'Agenzia del Piano (collaborazione tra Facoltà di Architettura e Autorità portuale) presentava un progetto sulla stessa area, dove manteneva il silos modificandone la facciata, bucandola e inserendo dei volumi spaziali emergenti il tutto appoggiato su una piastra orizzontale che si connetteva al centro storico "tagliando" un piano della Facoltà di Economia e Commercio che diventava spazio pubblico e si univa con via Prè.

All'epoca il progetto aveva trovato la resistenza dell'Amministrazione Comunale, e creato un forte dibattito, ma anche in quella occasione la politica ha prevalso. OMA aveva anche proposto di spezzare in alcuni punti la sopraelevata, e usare questi brandelli riprogettati come terrazze ludiche connesse con la strada sottostante da sistemi di risalita verticale, la promenade pedonale in quota lungo tutto l'arco portuale che partiva dall'esigenza di creare un percorso che giungesse fino alla lanterna scollegata dal tessuto e isolata dalle infrastrutture portuali.

Genova non è mai stata lungimirante, da pochi anni si sta risvegliando dal torpore in cui era rimasta invischiata. Torpore dovuto soprattutto alla crisi del porto e dell'industria pubblica che ha condizionato l'economia della città e dal 1984 è iniziato un processo di riconversione degli spazi portuali che vengono restituiti alla città dall'Expo colombiana di Piano, al nuovo Museo del Mare dello spagnolo Consuegra in Darsena, al progetto di Bohigas per via Gramsci. 

Al di là delle contrapposizioni ideologiche va dato atto all'Amministrazione Comunale genovese di aver saputo ri-usare lo strumento del concorso internazionale non solo su Ponte Parodi, a cui hanno partecipato gli studi più importanti: OMA+Boeri, De Carlo, Cucinella, Van Berkel, Ove Arup, Chipperfield, Perrault, Tschumi, MVRDV, CamenzindGrafensteiner. Ma anche per quanto riguarda l'allestimento di Palazzo Rosso, il Museo del Mare; l'ultimo grande concorso è stato quello per la ricostruzione del teatro Carlo Felice a cui aveva partecipato Carlo Scarpa, genio dell'architettura italiana e che aveva visto prevalere il progetto di Aldo Rossi. 

Il cambiamento più radicale deve avvenire nell'anima genovese chiusa, riservata e conservatrice che spinge i giovani a emigrare in altri luoghi dove le opportunità di esprimersi sono maggiori. 

Emanuele Piccardo
ema.piccardo@tin.it
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