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Fin dal momento della sua costituzione, il Dipartimento di Processi e Metodi della Produzione Edilizia ha conferito un'enfasi particolare ai sistemi ed alle tecniche della "comunicazione visiva" ravvisando in essi le potenzialità proprie degli strumenti di supporto all'analisi, all'elaborazione ed allo sviluppo del progetto di architettura. Tale intenzionalità trova i suoi primi riferimenti nel prezioso contributo offerto dalla presenza e dalla produzione del Prof. Giovanni Klaus Koenig, attivo animatore di iniziative -in tale settore- all'interno del Dipartimento. Quelle manifestazioni hanno creato, successivamente, una dimensione sempre più estesa grazie all'entusiasmo ed allo spirito di intraprendenza mediante cui Egidio Mucci, con la sua cattedra di Strumenti e Tecniche della Comunicazione Visiva e con i suoi approfonditi studi sulla semiologia, ha sollecitato l'istituzione di un Laboratorio Audiovisivo di Dipartimento, presso il quale è oggi disponibile una preziosa e copiosa raccolta di documenti cinematografici ed audiovisivi sull'architettura e sul modo di progettarla. La creazione del Centro Studi Koenig ha, successivamente, consentito di conferire sistematicità alle manifestazioni di questo settore con ricerche, seminari, pubblicazioni e dibattiti sull'uso delle nuove tecnologie come strumenti di ausilio alla produzione architettonica. quali le motivazioni culturali e quali i presupposti didattico-formativi che spingono un dipartimento tecnologico della Facoltà di Architettura ad occuparsi insistentemente delle problematiche connesse con la cinematografia, con la multimedialità, con gli audiovisivi e con le tecnologie informatiche? La tecnologia, per definizione, studia i processi di trasformazione dell'ambiente costruito. Se si fa riferimento a tutto ciò che implica la processualità della trasformazione dell'ambiente, si ha subito chiara la connessione che può esistere tra il cinema, il video, l'architettura e il progetto. L'architettura è il riflesso del progetto. Il progetto in sé è un'entità statica, non rappresenta un'espressione di vita, non rappresenta un vissuto, ma li trasferisce nell'architettura. L'architettura, per poter essere interpretata, valorizzata, resa oggetto significante delle nostre manifestazioni culturali e sociali deve essere associata ad una processualità, ad una temporalità che ne modifica continuamente la percezione. È infatti proprio la connessione tra fatto statico, insito nella progettualità, e fatto dinamico, connaturato con l'utilizzazione del vissuto, dell'interpretazione, della fruizione dell'opera progettuale, che si capisce il vero senso dell'architettura. Per questa ragione architettura e cinematografia hanno sempre vissuto, in qualche modo, una correlazione, una sorta di simbiosi mutualistica. L'architettura ha colto le sollecitazioni del cinema ed il cinema ha fatto tesoro dell'espressività dell'architettura; basti ricordare, a livello molto elementare, le opere di Stanley Kubrick che nelle scenografie richiamano espressamente le forme, i simboli, le immagini, le scansioni cromatiche di opere di Frank Lloyd Wright; oppure alcuni richiami di Lubitsch, le sue proiezioni, le sue ideazioni con opere di Matisse. La cinematografia, quindi, recepisce dall'architettura simboli e messaggi facendoli diventare oggetti spazio-temporali, oggetti di trasformazione. Anche gli architetti recepiscono stimoli e suggestioni dalla cinematografia; basti pensare alla progettazione urbana negli Stati Uniti, a quante sollecitazioni sono scaturite nei processi di pianificazione dalle grandi opere cinematografiche, attraverso le quali si poteva percepire il modo di vita della città del periodo post-industriale per farlo diventare elemento di analisi, valutazione e riproposizione di soluzioni. Il cinema, poi, con la sua caratteristica dinamicità spazio-temporale, supera il concetto della staticità, ma non si trasforma in sequenza puramente lineare; la linearità genererebbe una ricostruzione processuale di ciò che si percepisce, di ciò che si legge; nel cinema, invece, la linearità si interrompe, è possibile tornare indietro, si possono focalizzare gli elementi più significativi, gli elementi più importanti come dati di progetto, significativi nell'interpretazione della realtà nella sua forma complessa e per poterla utilizzare come informazione per la progettualità. In questo senso, l'attuale Centro di Documentazione e Comunicazione Audiovisiva del nostro dipartimento cerca di fare della realtà uno strumento di indagine di fenomeni, allo stesso tempo, del reale e dell'immaginario; proprio in questa compresenza si riesce a percepire lo stimolo per l'invenzione, per la progettazione, per la creazione. Molte sono state le esperienze condotte dai nostri ricercatori per esplorare la multiforme realtà che la città vissuta può esprimere, attraverso il contributo complesso e articolato del regista che diventa così un modo per effettuare quella che è la classica operazione di breefing, cioè di raccolta dei dati più significativi di progetto per la proposizione di soluzioni alternative. Credo che in queste considerazioni ci sia un modo diverso di leggere il fenomeno architettura ed il fenomeno progetto. Recuperando alcune suggestioni che ci provengono da filosofi e studiosi, lo schermo in alternativa alla piazza era il crocevia più significativo per i mass-media (Virilio), e sulle sue potenzialità si potrà giocare anche il successo delle metodiche di progetto. In questo senso credo che siamo tutti interessati ad osservare con occhio critico il dialogo che l'architettura può intessere con le opere cinematografiche. Tutti siamo orientati a far sì che queste connessioni non siano semplicemente espressioni della cultura di un'epoca, qual è l'epoca dell'informazione, ma possono divenire i veri strumenti didattici del futuro. Basti pensare che nella realtà attuale dei processi formativi, il 20% dell'efficacia comunicativa è dovuto all'uso della parola e l'80% a quello dell'informazione visiva. La comunicazione diretta verbale tende cioè ad essere sempre più superata dall'immagine in movimento.

Romano Del Nord
Direttore del Dipartimento PMPE




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Marco Brizzi