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ARCHIVIO GIUGNO 2008

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23 giugno 2008

Le formule di Sadar Vuga arhitekti -annota Marco Ragonese in ARCH'IT files- non sono univoche ma costituiscono una sorta di sistema aperto pronto a essere sviluppato nel tempo attraverso le sperimentazioni progettuali. "Il blocco di residenze per la cittadina slovena (una piccola Berlino Est fino al 2005, quando venne rimossa la divisione con Gorizia, la sua parte italiana) si presenta come un chiaro volume di cinque piani, piegato attorno a un grande giardino comune che rappresenta una novità in una città pensata secondo criteri "socialisti", dove i blocchi residenziali non dispongono di superfici di pertinenza esclusiva. Il ricorso ad aperture sovradimensionate trasforma la geografia domestica, portando all'interno il giardino e la città ed esponendo allo stesso tempo gli abitanti a una più intensa socialità. Le grosse cornici delle finestre si estroflettono poi a formare balconi in lamiera traforata secondo un aggraziato e spiazzante motivo floreale."

 

22 giugno 2008

Il vento -scrive Ugo Rosa nel presentare in ARCH'IT lanterna magica un nuovo frammento dal Trattato inedito d'autore ignoto-, nell'atto di descriversi e di descriverci il mondo, contribuisce alla sua comprensione, fa sì che noi non ci muoviamo alla cieca. "Dà voce alla città ed è con la sua voce che gli edifici cantano. Certo non è facile percepire, oggi, quel canto: ed è questa, forse, una delle ragioni per cui l'architettura, sotto i nostri occhi indifferenti e priva del nostro ascolto, muore. [...] In quelle mattinate che sembrano avere nostalgia della sera e che, ogni tanto, si assopiscono sotto una nuvola, il vento fa affiorare la città e la lascia cantare: in un piccolo vortice di polvere, in un'imposta che sbatte, nel silenzioso movimento con cui una donna si affretta a trattenere il suo vestito."

 

19 giugno 2008

Un piano, un progetto di trasformazione territoriale pensato come uno spartito che indichi delle linee guida per dei brani di improvvisazione. L'ultima utopia. Marialuisa Palumbo racconta la vicenda della consultazione progettuale per Almere Hout. "L'interesse della proposta di ma0 -scrive Marialuisa Palumbo in ARCH'IT files approfondendo il contributo progettuale del gruppo italiano coinvolto nell'intervento- non è soltanto quello di suggerire un meccanismo per rendere protagonisti gli abitanti nella costruzione del nuovo spazio urbano ma forse è anche e soprattutto il non rinunciare a una utopia ancora più complessa che ha a che fare con la ricerca degli strumenti propri dell'architettura per incidere sui modi d'uso dello spazio così che la libertà individuale vada insieme ad una visione collettiva. Perché a questa visione è impossibile rinunciare se ciò cui si mira è una città e non semplicemente una somma di lotti e di edifici. Questo equilibrio, tra visione complessiva e azione individuale è l'utopia di un progetto urbano liberato..."

 

19 giugno 2008

Un approccio molto personale, che ha saputo fare della dinamica geopolitica locale un potente scenario di sviluppo e sperimentazione di proposte progettuali avanzate, sfruttando fino in fondo le contraddizioni e le pulsioni di una condizione periferica per estrarne paradossali occasioni di estrema specificità. Sadar Vuga Arhitekti. Formula New Ljubljana. Una lettura di Giovanni Corbellini del volume pubblicato da Actar. "Se la ricerca ornamentale appare quasi inevitabile in una terra dove il viso di Plecnik era stampato sulle banconote e il suo progetto per il Parlamento sloveno campeggia ora sulla moneta da dieci centesimi di euro -scrive Corbellini in ARCH'IT books review-, bisogna riconoscere a Sadar e Vuga di reinventarne continuamente i presupposti, facendola reagire con le condizioni specifiche di ogni occasione e di ogni sito. Assistiamo così al passaggio dalla monumentalità della Camera di commercio, con la sua catasta di ferro e vetro a dominare una piazza "inventata" dagli architetti, alla pseudo-natura disegnata per l'hotel Casino Park, dalla finta-vera facciata modernista del Business Centre Tivoli (una sorta di consolidamento delle riproduzioni che coprono i ponteggi degli edifici in restauro) alla soluzione op-art del magazzino Müller."

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