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5 agosto 2011

La strada, la piazza, il parco, diventano luoghi d'uso fondamentali. Nella sua lettura sui paesaggi spagnoli, Misurare, ampliare, unificare, Diego Terna individua una sistematica integrazione fra natura e artificio: fino alla realizzazione di supernature che inducono alla sperimentazione e all'uso pubblico. "In ogni proposta la progettazione dello spazio è totale e investe il suolo, l'illuminazione, le sedute, la vegetazione. Ogni progetto definisce un proprio standard e non esistono modelli di riferimento imposti dalla municipalità, come avviene in altre città. Questo dato è importante perché è un fatto culturale: inventarsi ogni volta una diversa soluzione progettuale per una seduta, ad esempio, stimola la ricerca architettonica, provvedendo di volta in volta a migliorare le richieste dei cittadini, che a loro volta vengono spronati a riflettere sullo spazio urbano contemporaneo, sui piccoli gesti e modi di utilizzo dell'architettura e degli oggetti...". In ARCH'IT Artland.

 

23 luglio 2011

"Si tende a credere, piuttosto scioccamente, che la vita ci debba qualcosa, però, mia cara, non è così: con la vita non si hanno mai crediti né debiti. Non ci deve, dunque, nulla e nulla noi dobbiamo a lei. Si è, perciò, sempre in pari, che si muoia a cent’anni oppure a sei. Nessuno ha una vita da vivere e nessuno ha vissuto la sua, si vive e si muore, per così dire, fuori dal conto e questa (quando facciamo i conti...) mi pare proprio una bella consolazione...". La "Cultura Architettonica Italiana" (Vaticana?) degli ultimi trent'anni è una sfera di cristallo che non significa niente e non contiene niente. Ma che è bene tenere sul tavolo come amuleto perché non si sa mai. Acriter et Fideliter. Fermo scrive di ponti sghembi e Guardie Svizzere. In ARCH'IT Lettere da Fermo.

 

18 giugno 2011

"Le case delle bambole sono, in tutta la loro innocenza, maliziosamente impudiche: perché abitiamo quelle case pur non abitandole e, in stato di flagrante disparità dimensionale, esse si rivelano nella loro interezza. Siamo noi a ospitarle mentre dovrebbero essere loro, abitazioni, a ospitare noi, abitatori. E non ci nascondono niente..." Noi architetti siamo moribondi, scrive Fermo nella sua ultima lettera a Lucia. Moribondi ma speranzosi. "Abitiamo queste piccole case, le case delle bambole, senza poterle abitare. Ed è come se ci donassero noi stessi nella figura della lontananza...". In ARCH'IT Lettere da Fermo.

 

11 giugno 2011

"In un panorama architettonico nazionale diviso tra stantia cultura accademica, pratica professionale corrotta ed effimeri fenomeni di moda, l'attitudine street smart di Elastico occupa una posizione di rilievo. Pujatti e soci sono tra i pochi architetti italiani che si calano completamente nel cattivo reale e praticano una sorta di pragmatismo senza certezze capace di ridiscutere le regole del fare ad ogni occasione progettuale. [...] Elastico si diverte a dislocare i materiali in posizioni non previste dalla tradizionale regola d'arte. Questa fisicità non è, tuttavia, completamente reale ma fantasmatica, e questo è una forma di commento sui processi di consumo delle immagini (anche architettoniche) proposti dalla cultura commerciale di massa...". Con un metodo progettuale che si misura in continuazione con la banalità del quotidiano ma non vuole mai scendere a patti con la normalità, Elastico commenta una situazione di continua perdita di riferimenti. In ARCH'IT Books una recensione di Pietro Valle al volume di ELASTICO SPA Stefano Pujatti Architetti, Architettura al Sangue (Maggioli, 2008), a cura di Luca Maria Francesco Fabris.

 

4 giugno 2011

Qualità Italia. Progetti per la qualità dell'architettura, il programma promosso dalla Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l'Architettura e l'Arte Contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dal Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica del Ministero dello Sviluppo Economico d'intesa con sette Regioni del Sud, racconta i suoi primi risultati. Con la mostra Architettura in con/corso. L'esperimento di Qualità Italia dal 9 giugno al 10 luglio 2011, e con il convegno Qualità Italia. Progetti per la qualità dell'architettura in programma per il 9 giugno (ore 10:30-17:30), entrambi al MAXXI di Roma. "Il recupero filologico di un antico borgo a Rosciolo - Magliano dei Marsi, una scuola di vetro che risparmia il 50% di energia a Bisceglie, una biblioteca che ha il suo centro in un giardino a Campobasso, una piazza per ricucire uno strappo del territorio a San Giorgio Morgeto, un giardino urbano che nasconde al suo interno una nuova infrastruttura a Matera", spiegano gli organizzatori, non sono rimaste solo idee progettuali: hanno fatto passi avanti e si apprestano a diventare realtà. Il convegno e la mostra, realizzati in collaborazione con Pio Baldi e Margherita Guccione, saranno l'occasione per fare un primo bilancio a conclusione della sperimentazione triennale del programma e per creare un tavolo di confronto trasversale e multidisciplinare su temi di grande attualità come la committenza pubblica, i concorsi di progettazione e la qualità architettonica (maggiori informazioni su ARCH'IT convegni).

 

24 aprile 2011

Vema e Ailati. Nel ritornare sui contenuti proposti dalle due importanti iniziative e sul dibattito tutto sommato limitato che hanno sviluppato, Giovanni La Varra propone una riflessione sull'architettura in Italia. E indica la necessità di guardare di nuovo al territorio. La prossima Italia. Note a partire da due sguardi sul futuro dell'architettura italiana. "A Vema l'architettura è imprescindibile". "Nel 2050 l'architettura è imprevedibile". Alla base di entrambi gli sguardi proposti dalle mostre veneziane -scrive Giovanni La Varra nell'articolo pubblicato in ARCH'IT Files- "è presente un'idea di fuga, fuga soprattutto da un presente difficile, dalla impossibilità di vedere il futuro a breve e medio termine. [...] Il senso di questa fuga deriva dalla percezione che niente sarà più come prima, che definitivamente l'architettura è uscita dal discorso pubblico o che, se vi rimane, è dei suoi simulacri che si parla: le costose opere delle archistar, gli scandali delle grandi opere, l'architetto che regala le idee alla città e questa le rifiuta o non le comprende...".

 

23 aprile 2011

La considerazione dell'effetto margine e la definizione di nuovi rapporti tra uomo e natura alla base del progetto di LSB architetti associati, Magmaprogetti e Seacoop, elaborato in occasione del concorso di idee Architetture per i litorali. Idee progettuali per le attrezzature a servizio della balneazione indetto dalla Regione Autonoma della Sardegna nel 2010. Vincitore del primo premio per il tema 1: Poetto (Cagliari - Quartu Sant'Elena). "La porzione di litorale sardo oggetto del concept progettuale -si legge nell'estratto dalla relazione di progetto pubblicata in ARCH'IT Architetture- riguarda un'estesa area attraverso cui l'ecosistema marino (il litorale costiero del golfo di Quartu Sant'Elena) e l'ecosistema terrestre (conurbazioni antropiche di Cagliari e di Quartu) stabiliscono attraverso l'area umida del Molentargius una relazione di "margine" e al contempo di "cerniera" (lineare). Il progetto propone la riorganizzazione del palinsesto territoriale a partire dal recupero paesaggistico del fronte urbano sul mare...".

 

4 aprile 2011

I corpi degli spettatori che attraversano lo spazio sono continuamente smembrati dai piani di luce e ricostruiti a ogni scorcio in modo differente, quasi l'opera fosse uno sguardo continuamente in fieri. Pietro Valle su Anthony McCall: soglie di luce, sculture di cinema. "Gli impercettibili slittamenti delle figure sono indefinibili, le forme non sono mai concluse se analizzate solo bidimensionalmente. Nel sostanziarsi nello spazio, tuttavia, esse generano il teatro di una presenza, quella di un vestito di luce che avvolge i corpi che gli passano sotto o a fianco. La macchina scenica indotta da McCall trasforma il qui e ora in evento reiterato, flusso continuo, performance programmata, meccanismo che si autorigenera. In ciò egli richiama anche un altro mito del Moderno: quello della creazione di un apparato capace di riprodurre il flusso della vita. Cosa unisce il Teatro Universale di Giulio Camillo e il Light Space Modulator di Laszlo Moholy-Nagy se non il desiderio di creare la macchina definitiva dotata di funzioni organiche e catalizzatrice di energie vitali?". L'articolo in ARCH'IT Artland.

 

4 aprile 2011

"The design professions will have to reinvent themselves to avoid the fate of the music industry, of daily newspapers in print, the fax machine or--you name it: the list of things we no longer need in the digital age is already a long one...". The profession of the designer was a cultural invention of early modern Humanism; as it was invented then, it could be de-invented now. Mario Carpo on the consequences of technical and cultural change in architecture. A postface to his latest book The Alphabet and the Algorithm, in ARCH'IT Files.

 

22 marzo 2011

Dal 24 al 26 marzo Torino ospita Abitare l'Italia. Territori, economie, diseguaglianze, conferenza dedicata all'indagine del tema dell'abitare nel suo complesso rapporto con la società, l'economia, la geografia, la politica, la sfera pubblica, le emergenze territoriali. L'evento, organizzato da SIU - Società Italiana degli Urbanisti e inserito nel calendario per le manifestazioni del 150° dell'Unità d'Italia, propone un programma articolato in sette atelier (momenti di confronto fra giornalisti, rappresentanti delle amministrazioni locali e università) e quattro sessioni di dibattiti. La prima sessione, Scenari dell'abitare, propone una riflessione critica sulle condizioni del progetto per l'abitare in Europa. La seconda, Progetto, impresa, politica, discute se e in che modo le culture progettuali, di mercato e amministrative riescono a interagire attorno al tema dell'abitare. La terza, Geopolitica dell'abitare, a cura della Società geografica italiana, affronta il complesso universo della politica dell'abitare e della città in tempi di globalizzazione e neo-liberismo. L'ultima sessione, Abitare l'Italia, rivolge uno sguardo critico a ciò che l'abitare è stato nel Moderno. Fra i partecipanti, Aldo Aymonino, Stefano Boeri, Cino Zucchi, Pippo Ciorra, Pierre Alain Croset, Carlo Olmo, Bernardo Secchi, Mirko Zardini. Appuntamento al Castello del Valentino, presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, viale Mattioli 39 (24 e 25 marzo), e alle Officine Grandi Riparazioni (OGR), corso Castelfidardo 22 (26 marzo). Maggiori informazioni su ARCH'IT convegni.

 

13 marzo 2011

Verso un ecosistema urbano. Progettare relazioni (e interazioni) piuttosto che confini significa un cambiamento di paradigma radicale nel nostro modo di costruire e di vivere lo spazio urbano. Maria Luisa Palumbo racconta l'esperienza di due laboratori di master. "Il progetto come progetto di relazioni -scrive Maria Luisa Palumbo in ARCH'IT Files- non in senso metaforico, ma in modo oggettivo e misurabile, poiché possiamo precisamente quantificare quanta radiazione solare un edificio (o un sistema urbano) cattura e trasforma in energia disponibile, così come quanta energia consuma, quanti alberi e superficie verde, produzione alimentare, depurazione e riuso dell'acqua sostiene (nelle vicinanze, sui suoi bordi o al suo interno), e come tutte queste cose sono connesse e legate insieme."

 

12 marzo 2011

Per gentile concessione di LetteraVentidue proponiamo ai lettori in ARCH'IT Files l'introduzione di Rem Koolhaas al volume Re:CP nel quale Cedric Price, uno dei più brillanti e influenti architetti inglesi degli ultimi decenni, aveva raccolto, per cura di Hans-Ulrich Obrist, alcuni dei suoi scritti e disegni. Si trattava di un prodotto a scadenza, così come lo stesso Price aveva chiesto invitando a non vendere più il libro dopo il primo maggio 2006 quando, avvisava l'autore, le sue opinioni sarebbero potute cambiare e le sue ricette non essere più valide. Per fortuna, senza seguire questa richiesta, l'editore italiano, acquisiti i diritti da Birkhauser che aveva originariamente pubblicato il volume nel 2003 (anno della scomparsa di Price), si appresta a licenziare l'attesa edizione italiana, nella traduzione di Antonella Bergamin. E invita a sostenere il progetto attraverso il preacquisto delle copie con uno sconto del 50% sul prezzo di copertina. In tal modo potranno essere sostenuti i costi di produzione del volume. Denso di disegni e proposte mai pubblicati prima, Re:CP dà modo di comprendere le ragioni della profonda influenza che le idee di Cedric Price esercitano da quarant'anni sull'architettura internazionale e perché tale influenza risulti oggi più importante che mai.

 

26 febbraio 2011

"Sempre più spesso su giornali e riviste sono pubblicati progetti di nuove città o di grandi trasformazioni che avvengono in quei paesi dalle economie emergenti come il Golfo Persico, l'estremo oriente o gli stati della costellazione ex-sovietica. Rispondendo a temi e contesti diversi, progetti come Masdar City di Norman Foster negli Emirati Arabi Uniti, Dongtan sull'isola di Chongming in Cina di Arup, il Foshan Sansui Urban Plan di Reiser e Umemoto sul Pearl River Delta nei pressi di Beijing od anche il Dream Hub Yongsan IBD di Libeskind a Seoul in Corea del Sud e la Crystal Island di Norman Foster a Mosca, sono oggetto di interesse diffuso all'interno dell'attuale mondo globalizzato dell'informazione per le loro dimensioni, per la spettacolarità degli interventi e per i temi ambientali che sono affrontati." Andrea De Matteis, Urban Design oggi. Grandi progetti di architettura, politiche ambientali e real estate development. Una riflessione intorno al saggio di Timothy Love, Urban Design after Battery Park City. Opportunities for Variety and Vitality in Large-Scale Urban Real Estate Development, pubblicato su "Harvard Design Magazine" 25. In ARCH'IT Clippings.

 

5 febbraio 2011

"Oggi non servono né inconsistenti progetti utopici, né ottusi tecnicismi: serve un progetto visionario che sia in grado di stimolare il desiderio di investire, un progetto che sta prima dell'atto concreto e che ne è l'indispensabile premessa..." Genova è un paradosso. Ma attraverso le demolizioni è possibile rimodellare la città, creare valore. Con GE -1% cinque studi di architettura di Genova propongono di elaborare visioni per interpretare i sogni dei genovesi prima ancora di inseguire i loro bisogni. Il manifesto di baukuh, Gosplan, OBR, Sp10, Una2 è pubblicato in ARCH'IT Files.

 

30 gennaio 2011

Parassitario, ridondante, vorace, supponente, inconsistente, erudito e un po' fetente: il critico è indispensabile, scrive Elisa Poli che sollecita una nuova discussione sul tema della critica architettonica in Italia. "Il critico diviene l'incarnazione di un errore, l'anello di disgiunzione tra l'arte e il suo pubblico: non media più -si legge nell'articolo C'era una volta la critica pubblicato in ARCH'IT Files- ma sfrutta le occasioni fornite dall'opera per produrre a sua volta un meta-progetto, una narrazione che spesso si discosta totalmente dalle intenzioni volute o presunte dell'artista..."

 

29 gennaio 2011

"Giuseppe Vultaggio è un architetto dall'animo inquieto. Nasce a Napoli, ma studia a Roma. Lavora a Roma ma guarda la Slovenia e la Croazia; lavora in Olanda e guarda nuovamente Roma; da Roma guarda al Sud Italia. Si trasferisce nei Paesi Bassi alla fine del periodo Superdutch, nel pieno del processo di internazionalizzazione, ma sceglie di lavorare in uno studio che funziona come una bottega. Vive nell'architettura contemporanea, partecipa alle sfide all'ingegneria, ma lo fa con un ritmo da artigiano". Forma e concetto. Il lavoro di Giuseppe Vultaggio, giovane architetto errante, in una lettura di Silvio Carta pubblicata in ARCH'IT Files.

 

5 gennaio 2011

"Domus" presenta CRITICAL FUTURES, tre incontri itineranti sul futuro della critica architettonica. Tra Londra, Milano e New York, alcune fra le più interessanti voci del giornalismo e della critica di settore indagheranno sul ruolo dell'editoria specializzata in un momento di epocali trasformazioni nel modo di comunicare l'architettura. Internet rende continuamente disponibili immagini e informazioni con estrema velocità e agilità, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Se da un lato webzine e blog dedicati all'architettura hanno raggiunto e coinvolto una schiera numerosa di interessati, d'altro canto hanno anche contribuito alla diminuzione progressiva dei fedeli lettori delle riviste cartacee. Oltre alle ovvie conseguenze economiche, questo scenario sembra avere appiattito la qualità dell'informazione e il valore della critica. Peter Kelly, direttore di "Blueprint", ha recentemente scritto in un suo editoriale: "As traditional publishing media and institutions become less influential, one wonders where architects can go to find informed, intelligent criticism of their work". E ancora, la critica intesa in senso classico manifesta comunque una sua utilità? O è necessario che prenda atto e che si confronti con le nuove modalità di comunicazione? L'editoria tradizionale è in grado di costruirsi un futuro ancora inesplorato per convivere con i numeri del Web? Il primo incontro, in programma per il 13 gennaio alla Gopher Hole (350-354 Old Street) di Londra a partire dalle 18:30, inviterà a confrontarsi sull'argomento Charles Holland, Peter Kelly, Kieran Long, Geoff Manaugh, Beatrice Galilee, Joseph Grima. Anche in streaming su www.domusweb.it. Maggiori informazioni in ARCH'IT convegni. (Francesca Oddo)

 

1 gennaio 2011

Nata nella scorsa estate da un'idea di 2A+P/A, Baukuh, Stefano Graziani, Office KCDVS, pupilla grafik, Salottobuono e Giovanna Silva, "San Rocco" si presenta come "una rivista scritta da architetti, così seria da rischiare di apparire ingenua" (leggi l'editoriale). Un piano quinquennale definisce una serie limitata a venti numeri. I testi sono in inglese, introdotti da un impianto asciutto e solenne. Il primo numero, dedicato al tema Innocence, ha sollevato una riflessione di Alberto Iacovoni e Luca Galofaro, che crediamo possa offrire lo stimolo per un più ampio confronto sul ruolo della nuova rivista e sui suoi contenuti. Quale innocenza per "San Rocco", in ARCH'IT Files. "La grafica austera, da testo teorico più che da rivista d'architettura, le splendide semplificazioni assonometriche, cui ci ha abituato Salottobuono, indicano -scrive Alberto Iacovoni- una volontà di semplicità e chiarezza, fanno sperare in una nuova oggettività quanto mai necessaria in un periodo di ridondanza estrema. Ma qui domina, insieme al bianco della pagina, quello dell'innocenza, il tema che gli autori hanno scelto per inaugurare il piano quinquennale di "San Rocco", tema intrigante, che purtroppo non ha nulla a che vedere con l'esigenza di una nuova oggettività."

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