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ARCHIVIO FEBBRAIO 2007

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25 febbraio 2007

Architetture a bassa tecnologia ma ad alto contenuto concettuale. Le loro paradossali strategie insediative indagano l'ambiguo e indefinibile confine tra artificio e natura. Giovanni Corbellini presenta Architetture naturali di Alessandro Rocca. 'La connessione diretta tra modi di vita, risorse disponibili e prestazioni funzionali che contraddistingue quelle realizzazioni assume per gli architetti -sostiene l'autore- il medesimo ruolo che hanno avuto silos, piroscafi, aeroplani e automobili per Le Corbusier, o -potremmo aggiungere- della strip di Las Vegas per Venturi: un invito, cioè, a spogliarsi delle sovrastrutture discipinari e guardare la realtà con attenzione ai processi che la producono...'. In ARCH'IT books review.

 

23 febbraio 2007

Esplorare ambienti di arte generativa, creare applicazioni per cellulari, trasformare una lampada in una macchina dotata di una propria personalità. Id-lab organizza tre workshop che consentiranno di esplorare i confini e le interferenze fra nuove tecnologie, arte, architettura e design. Future Generative Visuals (24-25 marzo 2007) punterà a interpretare i sistemi che reagiscono al suono e le interazioni uomo-macchina, New Dialtones: Making Software for Mobile Phones, (31 marzo -1 aprile 2007) fornirà gli strumenti per costruire applicazioni java per telefoni cellulari, Hacking Ready Made (13-15 aprile 2007) indagherà sui meccanismi che regolano il funzionamento degli oggetti di uso quotidiano. Luogo di incontro è Id-lab di Milano.

 

20 febbraio 2007

Francesco Dal Co e l'hotel Marqués de Riscal di Frank Gehry, presentato sull'ultimo numero di Casabella. Quest'opera, scrive Ugo Rosa in Pensiline, meriterebbe un premio speciale: quello di stronzata cruciale dell'ultimo decennio. 'Con cosa abbiamo a che fare in questo edificio? Abbiamo qui a che fare -scrive Ugo Rosa in ARCH'IT lanterna magica- con una pensilina. Solo essa conta. Dietro c'è, fortuitamente, un albergo; ma questo è irrilevante dal punto di vista funzionale tanto quanto da quello formale. Potrebbe esserci qualsiasi altra cosa, costruita in qualunque altro modo, o niente del tutto. Questa pensilina serve forse a riparare dal sole e dalla pioggia? Per niente, o in misura, ancora, irrilevante...'.

 

15 febbraio 2007

'Quale ruolo può giocare l'artista nella formazione di una società in transizione? È possibile pensare la città come un lavoro collettivo?'. Sono alcune delle riflessioni a partire dalle quali nasce il progetto 'Cities from below', organizzato dalla Fondazione Teseco per l'Arte, a cura di Marco Scotini. Dal 5 al 9 marzo 'Cities from below' invita architetti e studenti ad una esplorazione delle tematiche relative alla trasformazione urbana contemporanea, motrice di dinamiche economiche, migrazioni, cambiamenti etnico culturali, rivendicazioni della società civile. Il progetto -che propone una serie di attività in più tappe per la durata di un anno- focalizza l'attenzione sulla città di Pisa e 'demanda ad una serie di artisti internazionali, differenti per culture e strategie di intervento, il compito di cercare localmente, per sondaggi puntuali, le leggi e le regolarità che governano parti estese del territorio pisano.' Quattro i campi d'azione: la costruzione della città pubblica, la costruzione della comunità, l'attivazione di politiche dal basso o forme di empowerment, la costruzione della comunicazione attraverso media tattici. Il risultati del workshop saranno presentati al pubblico sabato 10 marzo alle ore 17.30 a Ospedaletto, presso il Laboratorio per l'Arte Contemporanea, in via Ragghianti 12. (Francesca Oddo)

 

11 febbraio 2007

RDM-Maas Path. Una struttura-ponte in lamiera piegata, saldata, imbullonata unisce parti del waterfront del bacino dell'Hijplaat a Rotterdam. Il gruppo guidato da Giampiero Sanguigni ha partecipato con un progetto al concorso Unorthodocks. Lo presenta Francesco Gatti. 'Il Path -scrive Gatti in ARCH'IT architetture- ottiene diversi scopi: completa e struttura il contesto attorno all'immensa darsena esistente, per ora completamente aperta su questo lato; ha una "forma" particolare e scultorea; ha un interno flessibile predisposto per usi effimeri o più consolidati, mentre l'esterno serve, tra le altre cose, da attracco per i trasporti pubblici su acqua. L'insieme della "forma" e del programma rende l'oggetto singolare e produce una complementarità tra spazio pubblico interno ed esterno. Il ponte è, allo stesso tempo, un percorso galleria che collega i due apici del sito e una sequenza di spazi con viste privilegiate sulla città e sulla Maas. Ciascuno di questi ambienti può essere usato come bar, negozio, esposizione, eventi fieristici, piccole conferenze, belvedere e discoteca...'.

 

6 febbraio 2007

'There is always pressure. And then there is that kind of pressure in which the relationship between things suddenly shifts. Is this simply a phenomenon of reordering? Or it not the case that the elements themselves suddenly altar? "Ecology" is at once a proposition about these state of affairs and, in a distant way, a means of calibrating them. Think of it as fine-tuning. But in this sense one should also speak of an ecology of techniques...'. Turbulent Grid. Dirty Geometry (part 1). Peter Macapia scrive su materiali e strutture, a partire dallo studio di algoritmi derivati dalla fluidodinamica e dall'implementazione di tassellature poligonali. In ARCH'IT files.

 

4 febbraio 2007

La simmetria uccide ad un tempo la storia e la forma. In ARCH'IT coffee break Antonino Saggio introduce il volume Shape as Memory di Michael Leyton, ultimo uscito nella serie IT Revolution in Architecture intorno alla quale si svolgerà, il prossimo 7 febbraio, un incontro al MAXXI di Roma coordinato dallo stesso Saggio e da Massimiliano Fuksas. Saranno presenti tutti gli autori della serie pubblicata in italiano da Edilstampa. 'L'idea alla base del ragionamento di Leyton -scrive Saggio- è: cambiamo questo modo di procedere! Invece di pensare agli esiti, descrivendoli geometricamente, concentriamoci sul Processo. Prendete un foglio di carta e accorciatatelo. La forma che ne deriva è complessa e naturalmente la forma risultante può essere descritta e riprodotta (appunto con moltissime linee di codice). Pensate per un attimo, invece, di creare un formalismo che si basi sull'idea di processo. In questo caso per riprodurre la forma devo dire semplicemente che forza applicare alla specifica "azione" dell'accartocciare. Parto quindi da un foglio e poi gli applico "il formalismo" dell'atto dell'accartocciare. La nascita di questa maniera di pensare processuale ha implicazioni fortissime...'.

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