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ARCHIVIO DICEMBRE 2005

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31 dicembre 2005

A distanza di un anno dalla sciagura dello tsunami nel Sud Est Asiatico, sono stati designati i cinque finalisti del concorso per il memoriale delle vittime del maremoto. Cinque idee per lo Tsunami Memorial che raccontano dolore, sgomento, ma anche coraggio, speranza, attaccamento alla vita. Il terribile episodio coinvolse tutto il globo, gente di ogni razza e paese. Allo stesso modo, il concorso bandito dalle autorità locali ha riunito oltre quaranta nazioni impegnate nella volontà di esprimere un messaggio di umanità, di partecipazione e di memoria che possa viaggiare oltre le differenze di religione, di pensiero, di provenienza. Avanto Architects dalla Finlandia, VeeV Design dagli Stati Uniti, Ana Somoza Jimenez + Angel Martinez + Eva Sebastian Penin + Raquel Lozano dalla Spagna, Liang HOU dalla Cina, Richard Weller e Gary Marino dall'Australia: questi i nomi dei finalisti in gara per la seconda fase del concorso. Dalla Finlandia, in particolare, viene un gesto semplice e simbolico, 'un'idea poetica' -come è stata definita dalla giuria: chiunque potrà costruire con le proprie mani una barchetta in foglie di bambù per lasciarla andare incontro alle acque, verso l'orizzonte. (Francesca Oddo)

 

30 dicembre 2005

Il 1 dicembre scorso ha avuto inizio la raccolta delle candidature per il Premio Medaglia d'Oro all'Architettura Italiana, edizione 2006. Promossa dalla Triennale di Milano e realizzata con la DARC, Direzione Generale per l'architettura e l'arte contemporanea, l'iniziativa mira ad individure, nel panorama della produzione architettonica italiana, le opere più interessanti realizzate negli ultimi anni. Il premio prevede le seguenti categorie: 1) Medaglia d'Oro all'opera, 2) Premio Speciale all'opera prima, 3) Premio Speciale alla committenza. Sono inoltre previste sette Menzioni d'Onore relative ad altrettante sezioni: Abitare, Educazione, Sport, Attività produttive e per il pubblico, Cultura e tempo libero, Salute e benessere, Spazi e infrastrutture pubbliche. Nel 2002, la prima edizione aveva premiato, fra gli altri, Umberto Riva con Pierpaolo Ricatti e Cherubino Gambardella per il Magazzino Fincantieri a Castellammare di Stabbia e Marco Navarra con il Parco Lineare a Caltagirone. Pio Baldi, David Chipperfield, Jean-Louis Cohen, Fulvio Irace, Arata Isozaki compongono la giuria. Fra gli advisor, Aaron Betsky, Stefano Boeri, Sebastiano Brandolini, Marco Brizzi, Pippo Ciorra, Giovanni Damiani, Richard Ingersoll, Italo Lupi, Luca Molinari, Luigi Prestinenza Puglisi, Vittorio Savi, Axel Sowa, Mirko Zardini. Le candidature rimarranno aperte fino al 31 gennaio 2006. (Francesca Oddo)

 

26 dicembre 2005

Il teatro della dissolvenza. Diller+Scofidio, scrive Antonino Saggio nel presentare il volume di Antonello Marotta, hanno sperimentato dal vivo il pensiero contemporaneo e messo a frutto diversi elementi del nuovo paesaggio mentale, il paesaggio dell'informazione. 'A chi ha avuto la ventura di vedere Blur -si legge in ARCH'IT coffee break- che si trasforma nella notte, che si rivela e si nasconde, che cambia l'acqua del lago in nebbia, che trasforma le luci delle stelle, non rimangono dubbi che una nuova alleanza tra architettura e natura è qui segnata...'.

 

24 dicembre 2005

Un muro si sta trasformando sotto i nostri occhi. Sembra mutare in albero al prezzo di uno sforzo enorme. Costruito faticosamente e con le mani, un albero che lotta con la gravità e che il vento non soccorre. Un albero inusitatamente tettonico. Ugo Rosa, Natale (forse... ora... questo...). 'Albero e muro, così -scrive Ugo Rosa in ARCH'IT lanterna magica-, rimangono tanto intimamente intrecciati, al punto che non possiamo più distinguere tra l'uno e l'altro. Nell'albero si aprono dei varchi, al cui contorno si solidificano architravi e piattabande, mentre il muro si sgrana in fogliame. Alla fine albero e muro sono una cosa sola. Questa solidificazione del vegetale, o questa desquamazione del tettonico è quello che per tutta la vita Michelucci ha perseguito, ma in quest'ultimo disegno mi sembrava ci fosse qualcosa di non dichiarato. Qualcosa che aleggiava su tutto come un sorriso. Un sorriso ormai fuori del tempo, così come accade nei quattro ultimi lieder di Richard Strauss: un gesto estremo di saluto e, insieme, il sigillo del proprio artigianato. Così sono stato a guardarlo a lungo...'.

 

24 dicembre 2005

Una volta c'era una montagna. Ora un'esperienza suprematista fatta di puro spazio. La massa del San Gottardo si è scomposta in una serie di livelli di frammenti rocciosi geostazionari. HyperGotthard: il progetto di Edoardo Cesàro, Giuliano Gatti, Giacomo Casalino, vincitore del concorso proposto dall'Ingegner Otto Pragma. 'On the highest levels -si legge nelle breve testo che accompagna il video con cui il gruppo di progettisti ha conquistato l'attenzione di Otto Pragma- it hosts the Euro African gateway to the solar system, the HyperGotthard Esoport. Several other functions and floating cities are displaced in the middle levels. In the Bedrock of the former mountain the climate turns into a subtropical landscape where the biggest Nudist Safari Colony has found its place. A hyperhuman tower chasing the sky, challenging the cosmic freedom'. In ARCH'IT architetture.

 

18 dicembre 2005

Il progetto parla di attese, di immobilità apparenti, di avvicinamenti, avvistamenti e arrivi, ma anche di modificazione. Lucio Rosato e Ermano Flacco presentano MUSEOMARE: progetto di ristrutturazione e ampliamento dell'ex istituto attività marinare "Di Marzio" a Pescara. 'La struttura in acciaio, rivestita di pannelli traslucidi, è -scrive Lucio Rosato in ARCH'IT architetture- come lo scheletro della balena; dentro si è come nel suo ventre ma anche dentro la nave e ancora dentro il cantiere navale nel quale si costruisce il nuovo museo dinamico: una macchina scenica praticabile che sostiene l'espansione a sbalzo proiettata verso il mare per gli avvistamenti. La leggerezza dei solai e la presenza di carriponte per la movimentazione dei reperti e degli allestimenti provvisori, garantiscono la flessibilità espositiva così come dell'architettura stessa in una funzionalità misurata. Il progetto di allestimento è tutto contenuto in un unico elemento che è allo stesso tempo percorso ed espositore: è come un monolite, sospeso nel grande volume, strutturato in acciaio e sagomato in legno a evocare un fondale marino disegnato dalle correnti da dove lo sguardo può spingersi verso il mare a incontrare l'onda...'.

 

18 dicembre 2005

L'uomo, come l'artista, continua l'opera della natura nella trasformazione. In questo senso l'uomo continua ad essere natura. Lucio Rosato. Pensieri sparsi sulla città negata. 'Rimpiango -dice Lucio Rosato nella nota pubblicata in ARCH'IT files- gli orribili infissi in alluminio anodizzato che negli anni Sessanta del novecento sono entrati a far parte dell'immagine innovativa e funzionale di chi viveva ancora ostinatamente, per convinzione o più spesso per necessità, il centro storico; rimpiango le saracinesche in lamiera zincata che squarciavano i vecchi muri con travi di cemento precompresse a vista, distruggendo se necessario antiche modanature, troppo spesso anche di pregio. Sto parlando evidentemente per eccesso, ma tutto questo era comunque testimonianza dello sforzo individuale di sopravvivere in un luogo adattando l'inadatto alle nuove esigenze del tempo dell'automobile, alle regole di vita che il potere attraverso la pubblicità dettava, e ancora detta; questa trasformazione del centro storico che all'unanimità abbiamo condannato, oggi sono convinto essere l'ultima testimonianza autentica della presenza, dell'uomo e della vita, all'interno della città storica...'.Due signore della televisio in parecchi. Spariscono. Con la medesima eleganza con la quale appaiono...'.

 

12 dicembre 2005

Due signore della televisione mostrano alcuni filmati e spiegano qual è il senso vero dell'architettura. Il montaggio è fatto in modo da non lasciare spazio al pensiero: non si vede niente. Tutto è glamour, ha un budget e un target, gioca tra lowbrow ed highbrow. Ugo Rosa. Un convegno al Monte degli Ulivi. 'Andare al villaggio di Monte degli Ulivi -scrive Ugo Rosa in ARCH'IT lanterna magica-, per quanto non sia lontano da casa mia, non è una passeggiata come un'altra. Ci vado sempre col timore del neofita e con la sensazione di essere fuori luogo. Non per la sua architettura, ma per la sua gente. Mi piacciono le persone che ci stanno. Leggo nei loro occhi qualcosa che più passano i giorni e più diventa raro perché è una delle forme della bellezza. Quella bellezza che deriva da qualcosa che non ha nulla di estetico, quella strana bellezza che balugina sempre dovunque ci sia una briciola di verità. Cerco di percepire la presenza di questa gente in mezzo agli architetti che oggi invadono il villaggio. Si muovono con la scioltezza di chi non è in visita ad un luogo, ma lo abita. Gli architetti sono tutti lì, visibili, ingombranti, pesanti, loro, invece, ci sono e non ci sono. È stupendo come sanno sparire. Li vedo a cena e non li vedo più. Eppure sono in parecchi. Spariscono. Con la medesima eleganza con la quale appaiono...'.

 

9 dicembre 2005

Una vela di funi d'acciaio, alta 100 metri e infissa nel terreno, arpa eolica, segnale a scala urbana, porta la copertura del battello: una grande linea d'ombra sospesa. L'isola e il teatro, progetto di concorso di Itaca Architetti Associati per il Seoul Performing Art Center. 'Questo progetto -si legge nella relazione di progetto pubblicata in ARCH'IT architetture- vuole dare forma ad un luogo e non vuole aver nulla a che fare con la frivolezza dell'architettura alla moda che rinuncia al suo compito per soddisfare il narcisismo dei suoi autori. Il carattere del progetto è il carattere del luogo: l'uno e l'altro si fondono e l'architettura diventa il luogo stesso. Questo non è il progetto di un teatro dell'opera situato su un isola: è il progetto di un' isola che diventa teatro. L'isola-teatro si riflette nel fiume. Cos'è un teatro? È un'isola circondata dalla realtà...'.

 

9 dicembre 2005

'La rivolta nelle periferie francesi è emblematica di una situazione di disagio più generale che investe anche l'Italia? Quali sono le responsabilità dell'architettura nel peggiorare o nell'attenuare certe situazioni di disagio sociale? In che modo una società multiculturale mette in crisi i nostri modelli spaziali? Ecco tre domande –scrive Luigi Prestinenza Puglisi- che verranno poste nell'incontro dal titolo 'La periferia che brucia'. Risponderanno Alberto Abruzzese, Massimo Canevacci, Massimo Casavola, Carlo Antonio Fayer, Massimo Ilardi, Alessandra Muntoni, Franco Purini, Roberto Secchi. L'incontro, aperto a studenti e docenti, avverrà 14 dicembre 2005 alle ore 17.30, nell'aula aula 2 della facoltà di Architettura Ludovico Quaroni, via Flaminia, 70. Introduce Luigi Prestinenza Puglisi. L'incontro è stato organizzato dal Corso di Storia dell'Architettura in collaborazione con le riviste Avatar, Gomorra e PresS/Tletter.

 

8 dicembre 2005

La continuazione di una pratica discorsiva in cui il materiale del web vive molteplici esistenze. arch'it papers 00, a cura di Pietro Valle, è una raccolta di testi apparsi su arch'it e pubblicati per la prima volta in formato di libro per presentare a un pubblico internazionale un sample della pluriennale attività della rivista. 'Per arch'it papers 00 si è scelto di privilegiare la parola scritta con testi che fuoriescano dalla logica corrente della critica di architettura. Una raccolta di testi ove la scrittura dell'architettura diviene metatesto che apre a significati molteplici e narrazioni parallele. Saggi di musica, narrazioni d'arte e cultura digitale, viaggi attraverso musei immaginari, flussi di coscienza innanzi al foglio bianco, esplorazioni biologiche. L'architettura, la scrittura di architettura parla d'altro, assumendo i connotati dell'allegoria, del sampling, della narrazione ellittica, della parafrasi che deforma testi esistenti...'.

 

8 dicembre 2005

Concrete Architecture, di Catherine Croft. Una rassegna di 11 modi di declinare l'abitare. Una coeerenza rigorosa, secondo Brunetto De Batté, stabilisce un filo di lucida contemplazione. 'Un libro, un bel libro -scrive Brunetto De Batté in ARCH'IT books review- che mi son trovato per le mani, curioso per la semplicità e freschezza che restituisce in un senso di calma un vaglio in coerenza, secondo lo sguardo e attraverso gli occhiali di Catherine Croft, una tendenza, una post-tendenza, la poetica della ragione emerge in atto di vedere, e disporsi come qui sono a casa essendo d'un passo in anticipo sul tempo...'.

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