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ARCHIVIO NOVEMBRE 2004

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30 novembre 2004

Abbandonati i canoni del film-verità a favore del film-inchiesta, del film-discorso, Francesco Rosi offre argomentazioni soggettive e ricerca puntualmente rigore nella ricostruzione della storia sociale, politica, ambientale. In ARCH'IT movies Giorgio Conti racconta (Le mani sulla città: immaginari collettivi e memoria storica) la sua terza visione de 'Le mani sulla città'. L'intervento è legato alla laurea ad honorem che verrà conferita al regista il prossimo 13 gennaio dalla Facoltà di Architettura dell'Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. In occasione della cerimonia, a cura del Dipartimento di Scienze Ambientali e Territoriali e del Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale, sarà allestita una mostra e organizzata la proiezione di 'Le mani sulla città', Leone d'Oro alla XXIV Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia nel '63, film unanimemente considerato come una vera e propria "Lezione di urbanistica", disciplina che è fondata sugli stessi valori etici ed estetici che ispirano la poetica e l'impegno civile del grande cineasta. Nella stessa occasione sarà inoltre presentato il primo numero della rivista CINEMACITTÀ, curata dall'omonimo laboratorio universitario, numero quadruplo monografico sulla figura di Francesco Rosi e sul suo capolavoro, del quale ricorre il quarantennale dall'uscita.

 

28 novembre 2004

L'ambiente proposto da Elke Meissl e Roman Delugan è -si legge in ARCH'IT goodsite- 'schietto e diretto, senza fronzoli o distrazioni inutili. Lo spazio accogliente del sito invita a percorrere le tappe di una storia lungo la quale soffermarsi a gustare una vista, un frame o semplicemente a curiosare'. New Trends of Architecture suggerisce 'un lungo viaggio biennale di conoscenza e cultura accompagnato da 10+10 architetti europei e asiatici'. Da un'altra parte, Michele Saee offre un'esperienza singolare attraverso i suoi spazi web. 'Il tracciato che nasce dall'esplorazione del sito diviene segno di un approccio irripetibile. Alla fine del viaggio la consapevolezza di essere stati coinvolti'. Queste e altre esperienze di frequentazione della rete nelle proposte di Find a Good Site on Earth!

 

28 novembre 2004

È recentemente terminato, con una duplice pubblicazione, il lavoro di riordino dell'archivio di Giancarlo De Carlo da parte dell'Archivio Progetti dell'Università IUAV di Venezia. L'archivio restituisce al mondo la molteplicità degli interessi e delle attività dell'architetto e si inserisce come importante tassello per approfondire la figura e l'opera di Giancarlo De Carlo. Una recensione di Laura Masiero, accompagnata da una selezione di immagini del materiale custodito dall'Archivio Progetti, presenta i due volumi, Giancarlo De Carlo. Inventario analitico dell'archivio e Giancarlo De Carlo. Percorsi. 'Un primo biennio -annota Laura Masiero in ARCH'IT books review- è stato dedicato alla lavorazione sugli elaborati grafici (i disegni e in generale la produzione di materiali derivanti dall'attività progettuale), mentre un anno successivo è stato poi dedicato a tutti i materiali cartacei della corrispondenza, degli scritti e di altri documenti. Portati a questo punto i materiali a Venezia, il lavoro è proseguito nella sede dell'Archivio Progetti con un completamento della raccolta di dati, una revisione complessiva del lavoro svolto (in più casi occasione di ripensamenti) e quindi la definizione della struttura del fondo e l'attribuzione di tutte le segnature. In questa ultima importante fase è stato anche avviato e portato a termine il riversamento online di tutto l'inventario oggi consultabile in rete (con il supporto di circa 800 immagini ottenute con la scansione di elaborati grafici del fondo). Di tutto questo lungo e complesso lavoro è un primo risultato proprio la pubblicazione del volume Giancarlo De Carlo. Inventario analitico dell'archivio che costituisce certamente il primo strumento di avvicinamento per la consultazione e lo studio dei materiali, corredato di un ricco apparato bibliografico. [...] Al volume destinato a restituire l'inventario del fondo, è stato affiancata la pubblicazione della raccolta di scritti Giancarlo De Carlo. Percorsi, sempre a cura di Francesco Samassa, che raccoglie una serie interessante di testimonianze e saggi critici di diversi autori...'.

 

28 novembre 2004

Che un archivio prodotto da un architetto sia un bene culturale da tutelare è un fatto relativamente nuovo. Tra gli stessi architetti la coscienza del valore dell'archivio prodotto dal proprio lavoro non è un fatto da darsi per scontato. In ARCH'IT files Francesco Samassa (Archivi di architettura: lavori in corso) propone alcune riflessioni sul tema. 'Col tempo -scrive Samassa- le cose sono cambiate. Si è da una lato valorizzato anche il disegno di architettura in sé, cioè pur inteso solo nella sua dimensione meramente strumentale, ma si è anche pian piano fatta largo la coscienza che la documentazione grafica tipica delle pratiche architettoniche non ha l'unico senso di documentare il manufatto per il quale è stata predisposta in fase progettuale e quindi non esaurisce in questo compito (certo fondativo) il suo valore culturale...'.

 

27 novembre 2004

Lo sguardo si leva e comincia a volare. Le cose, e la città, vivono di sguardi come quello. Ed è grazie a questo sguardo che le città che gli architetti costruiscono, in realtà, cominciano a vivere e ad esistere. Ugo Rosa, Bewitched, in ARCH'IT lanterna magica. 'Uno sguardo che, semplicemente, lascia affiorare ciò che sfiora. Sguardo che non copre ciò che accade in strada, nei vicoli, nei cortili, sotto i portici e nelle piazze, con la cappa di piombo della "comprensione". Non afferra e non violenta, che non pretende il possesso. Sguardo che si posa, accarezza e, alla fine, se ne vola via da qualche altra parte. E che tuttavia non è solo una gettata d'occhi. [...] è proprio questa assorta superficialità che, infine, lascia affiorare la figura della città autentica, che prende forma e appare proprio (e solo) in questo sguardo lieve. Gli architetti se ne dolgono spesso, lamentandosi della scarsa consapevolezza e della poca attenzione che generalmente si pone all'architettura, all'urbanistica, al gioco magnifico dei volumi sotto la luce... e, a mio avviso, sbagliano clamorosamente. La bellezza dello sguardo terzo consiste in questo suo esserci non essendoci, in quest'esistenza che non si afferma ma che lascia emergere l'esistenza d'altri. Io credo che occorra essere grati a questa donna e al suo sguardo. Io le sono grato.'

 

25 novembre 2004

Gli architetti pensano di plasmare materia, non di poter creare essi stessi il tempo e lo spazio. Antonino Saggio, in questi giorni a Como per celebrare Giuseppe Terragni con due importanti conferenze (vedi ARCH'IT convegni) propone una riflessione sulla condizione dello spazio architettonico contemporaneo: Tempo prima dimensione dello spazio. 'Ho come desktop -scrive Antonino Saggio in ARCH'IT coffee break- un'immagine di Benoit Sokal con una balena che salta fuori dalla superficie acquatica. Questa immagine può essere associata al ragionamento su "come fare" a percepire un'altra dimensione quando se ne è, in qualche modo costretti, in una inferiore. Nel caso specifico come fa un pesce costretto "unicamente" dentro all'acqua a "percepire" a comprendere cosa c'è fuori da quel liquido e a descrivere a immaginare realmente le coste e i golfi e le spiagge. Naturalmente, l'abbiamo capito, lo può fare con un salto fuori dalla propria dimensione. La figura del salto è fondamentale per percepire un'altra dimensione e per comprendere e per vedere allo stesso tempo la propria. Ma il portato del salto non è solo percettivo, non è solo un allargamento anche se incredibile della visione e della ragione, è soprattutto l'inizio della comprensione delle regole di altri sistemi di riferimento, di altri spazi, di altri tempi e soprattutto e qui rimettiamo in gioco l'architettura, di altri sistemi di valori. In questo territorio arduo, in questa atmosfera con poco ossigeno, ci stiamo lentamente muovendo: è quella della ricerca della conoscenza estetica. Ve n'è a sufficienza credo, per fare il movimento su quattro dimensioni...'.

 

23 novembre 2004

I curiosi oggetti e le sperimentazioni formali del Living Tomorrow Pavilion costituiscono un pretesto per sollecitare una riflessione sui contenuti che si celano nell'idea di futuro. Amsterdam, Bijlmer. Il lavoro di UN Studio presentato da Francesca Oddo in ARCH'IT architetture. 'Il progetto appare come un fluido dialogo fra la tipologia del padiglione -che ospita il foyer, l'auditorium, l'amministrazione e l'ambiente ristorazione- e quella della torre, sede della casa e dell'ufficio del futuro. Il gioco compositivo che interpreta le rinnovate modalità di fruizione dello spazio abitato è simile a quello già adottato da Van Berkel & Bos nel 1998 per la Möbius House a Het Gooi, con una novità: il nastro piegato a forma di otto, ora volume chiuso ora superficie aperta, si slancia ad un tratto in verticale e recupera quattro piani in alzato...'.

 

21 novembre 2004

La ricostruzione televisiva di un delitto si trasforma in un evento incontrollabile. Una vera e propria carrellata sulla realtà. Sonorità intense. Coreografia sincopata. Daniele Mancini ha visto House of No More di The Big Art Group, al Teatro India di Roma. Una sua nota in ARCH'IT sopralluoghi. 'Fondale e stage verde elettrico, tre schermi videoproiettati equidistanti al centro della scena, quattro videocamere sul bordo del palco, cinque videoproiettori, sei miniDV, tre computer, tre operatori, audio, luci, banco di regia, sei attori, due razze, uomini, donne, transgender ipersessuati, ma due soli personaggi: una madre impazzita per la scomparsa della figlia e un amico che l'aiuta nella sua folle ricerca, ovvero un'ora e mezza di isteria tecno-trash che sbalordisce per il ritmo frenetico, la precisione ossessiva della coreografia, la schizofrenica convivenza di realtà vera recitata e la sua proiezione deformata a tutto palco, gli sdoppiamenti e le triplicazioni dei personaggi, la satira estrema della società dei media, la scenografia pazzescamente semplice, ma sopratutto il disinvolto uso di comunissime tecnologie che on the fly trasformano un palcoscenico teatrale in ben tre schermi televisivi su cui si consuma un vero e proprio rito voyeristico...'.

 

21 novembre 2004

In ARCH'IT riviste, nell'ambito di un'ampia proposta di periodici specialistici, sono presenti tre nuovi presentazioni. Stefan Davidovic parla dell'architettura vista da Bucarest, attraverso le pagine della storica testata Arhitectura. Dopo una storia agitata che ha riflesso in grande misura la storia della professione stessa nella Romania del Novecento, la rivista ha recentemente inaugurato una nuova stagione, sotto la direzione della giovane squadra di Constantin Goagea, Cosmina Goagea e Stefan Ghenciulescu. Aleksandar Predojevic presenta l'attività del bimestrale croato Oris, protagonista della mostra internazionale ORIS IDEJA/OUTLINE OF IDEAS, che sarà inaugurata il prossimo 26 novembre, alle ore 19.00, presso il SESV, galleria dell'Università di Firenze. L'editoriale di De Fusco, infine, introduce i quarant'anni della gloriosa Op. cit.. La ricchezza dei contenuti trattati, la coerenza delle posizioni di volta in volta assunte verso le tematiche discusse, le dimensioni che la rendono agile e comoda da leggere (un tascabile in ottavo ancora unico nel suo genere rispetto ai formati tradizionali delle riviste) e la semplicità della grafica fanno della testata napoletana una delle espressioni culturali più alte del panorama nazionale delle pubblicazioni di settore.

 

20 novembre 2004

'Sono ancora una volta i seducenti riflessi di un colorato modello in plexiglas a dare l'immagine del progetto, presentato ieri in Campidoglio, che Rem Koolhaas si appresta a realizzare nel complesso degli ex Mercati Generali al quartiere Ostiense di Roma. Sfumata cinque anni fa la possibilità di aggiudicarsi il concorso per Centro per le arti contemporanee di via Guido Reni -vinto da Zaha Hadid-, l'architetto olandese, che sta realizzando a Pechino la monumentale sede della China Central Television, ha convinto l'amministrazione comunale capitolina sul terreno che gli è più caro: quello di un programma ibrido e 'metropolitano' di luoghi per la cultura, lo svago, lo shopping, lo sport...'. La notizia riportata da Gabriele Mastrigli sul quotidiano Il Manifesto, descrive un intervento che prevede 'la realizzazione di una Mediateca, ospitata nel vecchio edificio del mercato ittico, che sara' collegata col sistema delle biblioteche comunali e diventerà una risorsa per la vicina Università di Roma 3; del 'Teatro', una grande struttura suddivisa in una cavea al chiuso affiancata da una all'aperto, che puo' divenire anche una piazza; delle 'Terme moderne', collocate accanto al teatro, che ospiteranno strutture sportive e di fitness; e della 'Citta' dei sapori', un insieme di spazi e attivita' dedicati alla cultura enogastronomia. Ma anche una grande della 'Torre del cinema' che ospitera' un multisala, e di una serie di negozi e di attivita' commerciali che si affacceranno sulla grande piazza centrale all'interno del recinto degli edifici storici.'

 

20 novembre 2004

Indifferente alle definizioni e ai limiti assegnati dalla storiografia all'architettura Radicale. Una ricerca che compie indisturbata il superamento degli steccati disciplinari. Così Cristiano Toraldo di Francia presenta il volume Radicalmente, di Riccardo Dalisi. E spiega come, per l'architetto napoletano, una casa può avere ali bianche e leggere come quelle di una farfalla. 'Mentre noi -scrive Toraldo di Francia in ARCH'IT books review- guardavamo ai modelli contemporanei inglesi e americani ed eravamo intenzionati a travalicare i limiti di una geografia locale per accettare il confronto e prefigurare l'idea di una globalizzazione dei processi economici e culturali, Dalisi si rivolgeva ai bambini, ai ragazzi agli studenti del rione Traiano, coinvolgendoli in una trasformazione diretta, artigianale, fantastica liberatoria, delle strutture "repressive" dell'architettura della città...'.

 

14 novembre 2004

Una maglia fitta ulivi, disposti secondo filari. Terra rossa, piatta, muri a secco, i resti di un manufatto in muratura. La scuola progettata da Antonella Mari a Bitonto in occasione del concorso nazionale per la progettazione preliminare della nuova sede della scuola media statale "Anna De Renzio", concluso nel 2002, rispetta il luogo in cui si inserisce e insegna a rispettarlo. Si integra con l'ambiente scelto, lo preserva, lo completa, ne enfatizza il carattere. 'L'uliveto -scrive Antonella Mari in ARCH'IT architetture- è antropizzato, abitato. L'albero è ombra, tetto, protezione; è forma libera che si adatta –contorta- all'ambiente e alla luce. Così i nuovi volumi proposti: forme ibride tra il razionale e l'organico, tra il costruito e il naturale. Il verde, a sua volta, entra nello spazio della scuola. L'impianto è basato sullo sviluppo rizomatico dei collegamenti e sulla ibridazione tra il blocco scolastico tipo ed il percorso organico immerso nel verde. Ne risulta una tipologia nuova, che media tra il rigore di un'architettura necessariamente improntata al rispetto degli standard e delle normative di sicurezza e la libertà delle forme naturali, e che, piuttosto che evidenziare dualismi inconciliabili, allude a due aspetti fondamentali e complementari nella formazione e nell'educazione.

 

14 novembre 2004

Il 19 e 20 novembre prossimi prende avvio E20, rassegna di appuntamenti seminariali e di mostre promossa da Azimut ­ Alta Formazione, a cura di Domenico Cogliandro. Il 19 novembre, alle ore 20, presso la Galleria Creattività, in via Lungomare a Villa San Giovanni, aprirà una mostra curata da Antonia Teatino sul laboratorio di design Ohome Design Park, diretto da Luigi Patitucci, cui seguirà un intervento di Salvatore Comes. Il 20 novembre, alle ore 10, presso il Castello di Scilla, si terrà il seminario "L'invenzione dei beni culturali", coordinato da Domenico Cogliandro, cui parteciperanno Francesco Prosperetti, Rosa Maria Cagliostro, Alessandro Castagnaro, Luigi Centola, Fabio Mariano, Luigi Zumbo. Roberto Masiero concluderà i lavori della giornata. Nell'arco dell'anno 2005 Azimut proporrà una serie di incontri che tenderanno a concentrare l'attenzione sul territorio della Calabria come foriero di proposte e progetti per l'arte e l'architettura. Tra gli invitati Stefano Boeri, Marco Navarra, Paolo Ferrara, Vito Teti, Tonino Perna, Multiplicity, Michele Cannatà e Fatima Fernandes, Renato De Fusco, Luigi Prestinenza Puglisi e Marcello Séstito. La rassegna degli incontri avrà cadenza fissa il giorno 20 di ogni mese, con una mostra a fianco degli eventi seminariali che aprirà la sera del giorno precedente. Tra gli appuntamenti espositivi si segnala "Profeti in patria. Architetture in Calabria 1990/2005" che cadrà il 19 gennaio, e verrà presentata da Leopoldo Freyrie, vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Architetti.

 

11 novembre 2004

Stalker vende cara la pelle. Con Space Experiences, allestita nel bianco-brillante ambiente della galleria Extraspazio, il gruppo romano insinua il seme del dubbio nelle apparenti certezze o nelle convinzioni deboli e relative degli utenti della società dei consumi. Ne parla Michele Costanzo in ARCH'IT sopralluoghi. 'Nella galleria diretta da Guido Schlinkert, Stalker ha modo di dare forma ad uno dei tratti caratteristici del proprio fare che è la sorpresa: un sentimento, peraltro, immediatamente rileggibile nello sguardo dei visitatori che vedono sovvertite, nello spazio della galleria, le consuete forme attraverso cui viene tessuto lo scambio tra domanda e offerta. Qui tale antico e consolidato rapporto entra in totale cortocircuito ed il prodotto-merce diventa, improvvisamente, e senza ulteriori passaggi di mediazione objet trouvé...'.

 

11 novembre 2004

Il critico inglese Hugh Pearman propone (Buildings within buildings: Britain's first permanent architecture gallery opens at the mighty Victoria and Albert Museum) dalle pagine del suo sito personale l'articolo apparso su The Sunday Times lo scorso 7 novembre sull'apertura, a Londra, di un nuovo spazio museale dedicato esclusivamente all'architettura prevista per il prossimo 18 novembre. 'There is always one startlingly obvious problem when it comes to putting on an exhibition of architecture. Architecture is big. Often very big, and highly complex. You have to find a way to compress and display the essence of all kinds of buildings - and do that inside another building. It's not easy, this Russian-doll routine. Which may well explain why museums tend to shy away from the subject. But no longer. Britain has now got its first permanent architecture gallery...'. La mostra permanente sarà caratterizzata dalla massiccia presenza di modelli che la fondazione del V&A Museum raccoglie da tempo. I progetti sono i più vari e provenienti da tutto il mondo; dall'architettura islamica a quella giapponese. Naturalmente è presente, in particolare, quella inglese. Imponenti, quindi, le dimensioni di questa mostra che affiancherà nella capitale britannica quella del RIBA. (Samuele Martelli)

 

9 novembre 2004

Dopo la Morgan Library e la nuova sede del New York Times, un'altra opera di Renzo Piano a New York: pochi giorni fa infatti il consiglio direttivo del Whitney Museum of American Art ha approvato il progetto dell'architetto italiano. L'idea dell'ampliamento del museo circolava già da anni, ma fra i progettisti interpellati, da Graves a Koolhaas, nessuno era mai riuscito a trovare una soluzione che soddisfacesse in pieno i committenti. Il progetto di Piano invece dialoga con l'importante preesistenza dell'edificio di Breuer, non lo rifiuta. Secondo il parere di Nicolai Ouroussoff (Whitney's New Plan: A Respectful Approach) Piano 'is a master of structural detail, which in his hands typically has a clean modern sensibility'. E proprio la sua particolare sensibilità gli ha permesso di convincere con la sua idea la fondazione del Museo. 'Mr. Piano is more cautious by nature, but his work, at its best, has a wonderfully human quality. To stand up to Breuer, he will have to show a bit more bravado. He should respect the past, but he should challenge it, too.' (Samuele Martelli)

 

9 novembre 2004

La città è una macchina celibe, simile a quelle dipinte da Picabia. Il progetto, una continua sovrapposizione di immaginari su realtà differenti, su zone che già posseggono immaginari in nuce, da esaltare. Diego Terna e Chiara Quinzi presentano MILANO A PEZZI, progetto sviluppato e discusso, come tesi di laurea, presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, con relatore Remo Dorigati e correlatore Giovanni La Varra. 'Preso atto che Milano è a pezzi -scrivono Diego Terna e Chiara Quinzi in ARCH'IT architetture- bisogna capire se questo è il meccanismo con il quale una città si può costruire. Per questo la mappa di osservazioni viene arricchita da una fase di studio che si articola in due modi differenti: il primo cerca di assegnare ad ogni progetto un potenziale meccanico: la città viene vista come una macchina nella quale le trasformazioni in atto non sono altro che aggeggi che dovrebbero muovere la macchina stessa. Sono meccanismi che si presentano con verbi: agucchiare, colmare, velocizzare, appropriarsi, aggiungere, non costruire. Sono verbi che esplicitano una azione, un effetto: da questi si dovrebbe desumere il moto della macchina Milano...'.

 

7 novembre 2004

Alberi, in vasi scorrevoli, determinano il gioco delle mutazioni nella piazza Garibaldi a Lastra a Signa. Il progetto Alberimobili 'propone nuove e mutevoli figurazioni urbane, che permettono all'Amministrazione e/o agli abitanti di liberare o ridisegnare la piazza per eventi e esigenze temporanee: attività commerciali-artigianali, spettacoli teatrali o musicali, un luogo ombreggiato per proteggersi del sole estivo...'. Il progetto di nuvolab, menzione speciale al concorso 'Davvero una piazza', in ARCH'IT architetture.

 

7 novembre 2004

Il cambiamento descritto come grande sfida giocata su rischi, azioni, errori e delusioni. Come espressione di una consapevolezza comune. In ARCH'IT books review, Nicola Desiderio trova questo nel volume di Giacinto Cerviere intitolato Antonio Sant'Elia. La mia prospettiva interiore, traendone spunto per una personale riflessione 'oggi più che mai si senta il bisogno inconfessato di voler vivere una visione collettiva, un grande sogno metropolitano –magari disegnato "a mano" da nuovi "messia"– in cui la "città" sia l'espressione forte, unitaria e autoritaria di un'epoca ed abbia la capacità di ridare ordine ad un paesaggio (quello urbano) oggi frammentato proprio dalle performances acrobatiche dello star system (imposto delle riviste specializzate) che punta più ad impressionare con effetti speciali che a dare risposte concrete alle questioni della contemporaneità. Più che andare a scavare superficialmente nelle avanguardie storiche, bisognerebbe tentare veramente di capire le dinamiche che le hanno generate cercando dentro di noi un "messaggio" che forse è lì che aspetta di diventare "manifesto" per una nuova "urbanità" più che soddisfare con le "centralità" le mere esigenze del mercato...'.

 

6 novembre 2004

'A notte oscura stando da sopra lla città alli muri del piano Arcivescovato et riguardando a bascio al burgo barisano ove ad un suono di tromba tutti li habitanti escono lle lume, chi granda et chi piccola, fuora lle loro case et palazzi vè un simile cielo stellato con li segni celisti di stelle sotto li piedi talchè sincome li morti stanni sopra li vivi, cossì per il contrario il cielo con lle stelle sta di sotto lipiedi et non sopra la testa'. Un cielo stellato capovolto, dunque. Così scriveva nel '500 Eustachio Verricelli a proposito del suggestivo insediamento materano scavato nel tufo. Oggi, i Sassi di Matera, tessuto urbano che testimonia il modello comportamentale urbano e sociale di intere generazioni, dalla civiltà rupestre a quella contadina degli anni '50, si raccontano attraverso il progetto 'METAMORPHOSIS DI UNA CITTÀ: architettura contemporanea a Matera', con il quale la Fondazione SoutHeritage inaugura la piattaforma dedicata ai temi dell'architettura. Il progetto è frutto di una ricerca che, attraverso un allestimento multimediale, illustra i risultati di una ricognizione sull'architettura contemporanea (curata da Amerigo Restucci) a Matera e provincia, a partire dal 1952, anno della famosa inchiesta patrocinata da Adriano Olivetti. La ricerca è intesa come strumento per la costituzione di una piattaforma di discussione sul ruolo della cultura contemporanea architettonica a Matera, città con una storia significativa e una lunga tradizione di ricerche e studi sulle metamorfosi urbane e sui fenomeni dell'architettura. La mostra avrà luogo dal 13 novembre 2004 al 28 gennaio 2005 a Matera, nella sede della Fondazione SoutHeritage, via Francesco Paolo Volpe 6. (Francesca Oddo)

 

5 novembre 2004

È in libreria Parametro 251, dal titolo "Movimenti Moderni: Terremoti e Architettura 1883-2004". Lo presentano, insieme ai curatori Michele Bonino e Chiara Calderini, Glauco Gresleri, Gaetano Cola, Giorgio Cacciaguerra, Alberto Pratelli, Roberto Gentilli e Giovanni Vragnaz. Appuntamento il 9 novembre a Udine, Polo Universitario dei Rizzi, ore 11.00. 'L'indagine sui rapporti tra architettura, progetto e terremoto pubblicata in Parametro 251 è occasione di riflessione sulle pratiche relative alle metodologie operative e alla formazione progettuale degli architetti nei confronti di un tema urgente, regolarizzato e attualizzato dall'emanazione della nuova Normativa Sismica Italiana (Ordinanza del 20 marzo 2003). I recenti e drammatici eventi di San Giuliano e di Bam hanno riportato all'attenzione alcune gravi problematiche, su cui Parametro ha voluto ragionare, sviluppando uno sguardo esteso, che volge dalla fine dell'Ottocento ai casi contemporanei...'.

 

3 novembre 2004

Utopie realizzabili dovrebbe essere letto come una radicale critica per il presente. L'atto d'accusa di Yona Friedman al centro di un dibattito curato da Gabriele Mastrigli nell'ambito dei mercoledì dell'architettura ad Ascoli Piceno. Pier Vittorio Aureli e Manuel Orazi, che intervengono oggi insieme a Umberto Cao e Cristiano Toraldo di Francia nell'incontro ospitato dalla Libreria Rinascita a partire dalle 18.30, anticipano ai lettori di ARCH'IT alcune riflessioni. 'Friedman, al contrario delle utopie proposte a partire dagli anni Sessanta, che spesso non sono altro che illustrazioni ricche di suggestioni, ma anche evasive e, alla fine, prive di un progetto vero e proprio, propone la propria visione del mondo urbano attraverso un dispositivo teorico fondato su una chiara e comprensibile idea di ciò che la città dovrebbe essere. Questo dispositivo -afferma Pier Vittorio Aureli in risposta alle domande di Gabriele Mastrigli- corre deliberatamente il rischio di lasciarci sbigottiti, imbarazzati e forse anche infastiditi di fronte a tanta implacabile caparbietà definitoria e propositiva così radicalmente antitetica all'accattivante bricolage teorico postmoderno, attraverso il quale abbiamo fatalisticamente legittimato, se non celebrato, qualsiasi forma dello spazio abitato...'. Nella sezione "scelti da" interna ad ARCH'IT books review.

 

2 novembre 2004

On the Road attraverso l'Oklahoma, Pietro Valle scopre due gioielli straniati di Frank Lloyd Wright. La Lloyd Jones House a Tulsa, canto del cigno dei progetti con i textile blocks, e la Price Tower a Bartlesville, frutto di trent'anni di ricerca sui grattacieli con la struttura a sbalzo. 'Mentre Lloyd Jones -conclude Pietro Valle in Last trip to Tulsa, pubblicato nella sezione ARCH'IT sopralluoghi- era la deformazione di un modello attuata per creare un luogo, la Price Tower rimane stazione sospesa al di sopra della realtà. Sarà questo carattere di science fiction (presente, tra altro, in altre tarde architetture di Wright, basti solo l'esempio di Marin County) a far percepire questo luogo come un altrove. Viene quasi in mente il "Condominio" di J.G. Ballard introverso e autoreferenziale che si astrae dal sito ove è posto. Lloyd Jones è contemporaneamente qui e altrove, la Price Tower è solo altrove ma essa non è statica e ruota incessantemente. Entrambi gli edifici sono segni del fallimento di idee più vaste e si legano a più di un progetto irrealizzato. Se, però, le sconfitte fossero tutte così, avremmo un mondo di frammenti significanti e non solo di immagini che scorrono via.'

 

1 novembre 2004

Da tempo non sono certamente una delle squadre più in vista del campionato americano di baseball, ma finalmente anche i New York Jets avranno il loro stadio. Il progetto per l'impianto da 75.000 spettatori di Kohn, Pedersen & Fox è presentato da Nicolai Ourousoff sul New York Times (Sobering Plans for Jets Stadium). Un progetto non impressionante quello del noto studio americano, non paragonabile a strutture simili di recente costruzione. '…the forms are crude when compared with the sloping concrete planes of Souto de Moura's recent soccer stadium in Braga, Portugal, which fold like an origami sculture to frame views of a valley, or with the soaring tubular arches of Santiago Calatrava's Olympic Stadium in Athens.' Il critico del NY Times si scaglia contro l'ennesima speculazione che sta dietro questa mera operazione commerciale, che include anche la trasformazione della High Line. Stadio, ma anche centro commerciale, negozi e mega schermi LCD per le pubblicità. 'The stadium plan will enrich developers, while adding nothing of value to the public realm. If this our vision of humane urban planning, we should fear for the future.' (Samuele Martelli)

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