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27 novembre 2006 Un monolite crocevia, una piazzetta originata dall'incrociarsi di vicoli-fenditure scavati nella roccia, una architettura naturale costituita da falesie di tufo scavate dal tempo. Lapo Binazzi presenta il progetto di MDU architetti per il Teatro comunale di Acri. 'Un prato -scrive MDU architetti nella nota pubblicata in ARCH'IT architetture-, il più naturale possibile, quasi come è ora, ed il panorama che ci circonda. Il teatro deve essere un episodio in questo prato come i pochi olivi che punteggiano il verde dell'erba: un monolite come le grandi emergenze del centro storico in modo da instaurare un dialogo architettonico con questi monumenti del passato. Ma questo dialogo deve essere difficile da capire per noi umani, deve essere un discorso del quale possiamo cogliere alcuni brani, intuirne, forse, il senso complessivo attraverso alcuni indizi: il teatro-monolite è un nuovo attore protagonista catapultato nella scenografia urbana che rimescola la sceneggiatura complessiva del paesaggio. Strette fenditure spaccano il monolite che, così, si apre alla vista dei monumenti del centro storico e delle colline naturali intorno...'.
27 novembre 2006 C'è un vento che muove le onde e spazza il cielo. C'è un uomo sulla spiaggia, un vecchio. Se ne sta lì e si guardano: lui e il mare. Si specchiano l'uno nell'altro, a vederli così non sembra che siano mai stati diversi. Un sabato, a novembre. Di Ugo Rosa, in ARCH'IT lanterna magica. 'Scegliamo di credere nel tempo. Che il tempo esista veramente. Che sia una realtà concreta che finisce per ucciderci. L'evidenza è con lui: noi invecchiamo ogni giorno che passa, moriremo e ogni cosa finirà insieme a noi. Scegliamo di credere nello spazio. Che lo spazio esista veramente. Che sia una realtà concreta dentro la quale ci muoviamo. Siamo in mezzo alle cose ma non c'identifichiamo con esse. Noi siamo qui, loro là. Per toccarle ci spostiamo attraverso qualcosa che non sembra avere sostanza e che non vediamo, ma la cui esistenza ci è detta dal nostro stesso muoverci. Ma che cosa sono tempo e spazio non lo sa nessuno. [...] Ci sono persone a cui tu leggi negli occhi che, nonostante tutto, la vita è bella. Io -scrive Ugo Rosa- ne ho conosciuta qualcuna...'.
27 novembre 2006 'C'era il sole, non faceva freddo, e qualcuno sulla spiaggia del paese dove s'è svolta la cerimonia s'è prodigato, per motivi suoi, a realizzare una di quelle cose che artisti e architetti inseguono dal momento in cui prendono coscienza della propria arte: una cosa bella e inutile. Una cosa per andare da nessuna parte, o la speranza di un andare sapendo, in scienza e coscienza, che non ci si potrà muovere d'un millimetro. L'auto sta sulla battigia, lì si è arenata, oppure si potrebbe scrivere che l'auto è la battigia ed è arenata nella misura in cui "l'arena" è anche "la rena". L'etimo lo denuncia, arenarsi sta per insabbiarsi. In questo caso sabbia e auto sono la medesima cosa, nella prima –direbbe Borges- è insito il cambiamento lento, la seconda dovrebbe far pensare, invece, al moto. Ma l'auto arenata convergerà, nella sua trasformazione, verso il punto esatto da cui essa è partita, l'informe, e il moto sarà ondoso perché se ne possa avere contezza. Andare, restando...'. In ARCH'IT files Domenico Cogliandro ricorda Pasquale Culotta. Parole di sabbia.
Serendipity. Come narrare una storia senza "raccontare storie". Il prossimo 23 novembre nello spazio espositivo della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano si mette in scena un "bar". Serendipity -ovvero il bar dell'imprevisto- è un'installazione ma suggerisce, anzitutto, un modo di pensare. Quello che Studio Ghigos, ideatore e curatore della mostra, ci propone, infatti, "sono filmati sui progetti e sui loro processi ideativi che tra un cappuccino e un'insalata mista sfilano sulla tavola apparecchiata", mischiandosi con i sapori e i dissapori che possono emergere e poi risolversi, magari davanti a un buon caffè. Il 23 novembre alle ore 15 conferenza inaugurale, con la partecipazione di Marco Brizzi, Beppe Finessi, Alessandro Guerriero, Luca Molinari. Alle 17 banchetto inaugurale in cui verranno letteralmente "cucinati" i progetti. Presso il Politecnico di Milano, nello Spazio mostre "Guido Nardi" in via Ampère 2, dove l'installazione resterà dal 23 novembre al 4 dicembre. Maggiori informazioni in ARCH'IT mostre. (Elisabetta Mori)
New York. Si è inaugurata lo scorso 14 novembre presso la Storefront gallery for art and architecture la mostra CLIP/STAMP/FOLD. THE RADICAL ARCHITECTURE OF LITTLE MAGAZINES, 196x-197x. Il boom che si verificò negli anni Sessanta e Settanta con la nascita e la diffusione di riviste di architettura "indipendenti" provocò radicali trasformazioni nella cultura architettonica dell'epoca. Questi "little magazines" autoprodotti divennero il fulcro del dibattito architettonico e un interessante media di divulgazione di progetti sperimentali contemporanei. Per la prima volta in mostra alla Storefront una settantina di riviste dell'epoca; tra di esse alcuni originali rari provenienti da collezioni private e intere riproduzioni fac-simile a disposizione del pubblico. Inoltre molti degli autori e editori delle riviste sono stati invitati alla serie di incontri 'Little magazines/Small talks' che si terrà in galleria durante il periodo di apertura della mostra. L'iniziativa è frutto di una ricerca svoltasi alla Princeton University, guidata da Beatriz Colomina ed è il risultato di due anni di seminari e interviste con i curatori, gli architetti e i teorici delle riviste. Fino al 31 gennaio 2007. Maggiori informazioni in ARCH'IT mostre. (Elisabetta Mori)
11 novembre 2006 Stefano Guidarini commenta la mostra Zero Gravity dedicata a Franco Albini, in corso alla Triennale di Milano. Un allestimento che esprime il minimo necessario per sostenere i disegni, gli oggetti e le fotografie. Il valore di una professionalità mai appagata e dedita ad un'instancabile ricerca.'L'aereo allestimento di Renzo Piano e Franco Origoni -annota Stefano Guidarini in ARCH'IT sopralluoghi- ha infatti esasperato la leggerezza albiniana, mediante il policarbonato trasparente e i sottili tiranti d'acciaio, il minimo necessario per sostenere i disegni, gli oggetti e le fotografie. Ne risulta un allestimento immateriale (che ricorda vagamente quello di Rogers, Gregotti e Stoppino per la mostra Architettura, misura dell'uomo della IX Triennale del 1951) e che trasporta Albini fuori dal suo secolo per farlo immaginare a noi contemporaneo. L'effetto è senza dubbio spettacolare ed elegante...'.
9 novembre 2006 Addio a Pasquale Culotta. Una nota di Marcello Panzarella ricorda la figura dell'architetto morto nella scorsa notte. 'Con la scomparsa improvvisa e immatura di Pasquale Culotta -scrive Marcello Panzarella nel ricordo pubblicato in ARCH'IT files- viene meno uno dei cardini dell'intelligenza della Sicilia e una delle figure più rappresentative dell'architettura italiana contemporanea...'.
8 novembre 2006 Il Premio speciale per le scuole di architettura protagoniste di 'Learning from cities', il workshop internazionale di progettazione organizzato nell'ambito della 10. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, è stato assegnato alla I Facoltà di Architettura Politecnico di Torino per il progetto 'Cutting Edge Bombay', coordinato da Pierre-Alain Croset con Michele Bonino, Subhash Mukerjee e Rahul Mehrotra. Il progetto intende esplorare la vocazione a spazio pubblico dei territori d'acqua della città di Bombay, intesi come luoghi di socializzazione, di scambio, di comunicazione. L'attenzione si concentra in particolar modo su Backbay, un grande 'vuoto d'acqua attorno al quale si affacciano tutte le contraddizioni della città contemporanea': dalle torri di Nariman Point e Cuffe Parade al villaggio dei pescatori Koli –originari abitanti dell'isola- al paesaggio delle baraccopoli. 'Il progetto -spiegano gli autori- afferma la necessità di mantenere questo vuoto d'acqua, di dargli forma: tagliando i suoi bordi per rivelarne la vocazione come spazio pubblico, rispettando le diversità locali, in alternativa al processo banalizzante dei riempimenti di terra.' (Francesca Oddo)
6 novembre 2006 Questa piazza, questo luogo fisico viene tutelato per ciò che ospita e non per come è fatta. La sua unicità, la sua ricchezza, è tutta nella vita che vi si svolge. Alberto Iacovoni. Piazza del nulla. 'Siamo alle porte della medina di Marrakech, in Marocco, in un luogo celebre, divenuto con gli anni una delle attrazioni turistiche principali della città. Anticamente deputato alle pubbliche esecuzioni, ma già da tempo immemorabile punto di contatto e snodo tra le carovane provenienti dal sud e le attività commerciali del suk adiacente, Place Jemaa el-Fna è un paradosso per chi si interessa di forme dello spazio pubblico: spianata triangolare in lieve discesa verso la moschea della Koutoubia, è uno dei luoghi che ribolle delle attività più disparate, nonostante recenti norme che tentano di ordinarne il caos permanente...'. In ARCH'IT playgrounds.
3 novembre 2006 I volumi dell'Asilo nido Peter Pan a Mestre sono coordinati da un muro, lungo una quarantina di metri, che ricostruisce un fronte oramai improbabile del vecchio asilo e diventa quindi la vera e propria spina dorsale dell'intervento. Il progetto di Roberto Platania, in ARCH'IT architetture. 'I padiglioni -si legge nella nota redatta dallo studio- sono in continuità funzionale con gli spazi gioco della struttura esistente grazie a elementi di connessione in vetro industriale, pur restando volumetricamente autonomi dal manufatto primigenio, in modo da conservare un'identità chiara. Quindi, la ricerca di evidenziare il carattere "oggettuale" dei nuovi elementi, usando una forma archetipa che si adatta per reagire alle necessità contestuali di un'area progetto, garantendo al tempo stesso ai bambini un'immagine rassicurante. Anche le forme delle coperture e i colori differenti dei due volumi, sono volti a connotare e a rafforzare questo indirizzo e a sottolineare le diverse età dei bambini che li vivono...'.
2 novembre 2006 Una narrativa orale, incessante, senza autore, che supera qualsiasi senso d'ordine per inseguire un flusso di sensazioni che non trova sosta. Pietro Valle esplora l'universo semantico di Robert Ashley, il compositore americano d'avanguardia inventore della Lovely Music, la cui ultima opera, Celestial Excursions, è stata recentemente presentata in anteprima europea da La Biennale Musica al Teatro Piccolo dell'Arsenale. Ingegnere delle parole perdute. 'Il percorso indeterminato degli stralunati monologhi dei personaggi di Ashley -scrive Pietro Valle in ARCH'IT artland- riassume frammenti privati per costruire un monumentale discorso collettivo che riappropria l'idea di parlato come produzione di senso spontanea e volutamente entropica. Essa opera attraverso lo spreco verbale, la raccolta di detriti, di scarti, di frasi inutili. Queste parole, proprio per la loro natura di rifiuti semantici, non sono appropriabili e non giungono mai alla condizione di prodotti finiti. Divengono un resto non consumabile che si lega ad una vitalità senza sintesi o punti fermi. Il loro porsi ai margini del senso comune (o forse proprio al centro del nonsense collettivo) gli dona una presenza fantasma che le avvicina al linguaggio dei pazzi, di coloro che parlano da soli per strada, e offre un distaccato commentario sull'alienazione contemporanea. Parole senza funzione estrapolate da individualità non più rintracciabili o passivamente assunte dai media, divengono significanti nomadi senza referente, perennemente slegati e non riconducibili a un senso ultimo...'. |
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