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ARCHIVIO OTTOBRE 2003

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31 ottobre 2003

Architetture caratterizzate da una gestualità silenziosa e apparentemente semplice. Le premesse di un'attività che sembra sempre ispirarsi all'anonimato sono presenti nel volume curato da Francesco Craca e dedicato alle opere di João Álvaro Rocha. 'È il risultato di un lavoro silenzioso, notturno -scrive Stefano Ferracini nello stenderne la recensione in ARCH'IT books review- tra la tenue luce di una lampada Naska Lux e numerosi fogli per schizzi sparsi sopra un tecnigrafo; non è un caso, infatti, imbattersi in Rocha, solitario e a qualunque ora del giorno, intento a terminare un dettaglio o a ragionare attentamente su come risolvere nel modo più “semplice” i complessi compromessi propri della tettonica del progetto...'.

 

29 ottobre 2003

L'esposizione come un sistema capace di scatenare memorie e narrazioni. Esperienza visiva, tattile. Costruzione di una sensorialità a cavallo tra realtà e immaginazione. Alicia Imperiale propone, in ARCH'IT allestimenti, una riflessione sulla mostra di Diller e Scofidio al Whitney Museum di New York. 'Gallery walls, reserved for the display of art, become the first site of intervention. The installation commissioned by the Whitney for the exhibit, Mural, 2003, breaks down the boundaries of the gallery wall in defining separate exhibit rooms. A track runs continuously through a series of exhibition spaces. A robotic drill is programmed to move randomly on this track drilling a series of 3/4" (2 cm circa.) holes in the gallery walls...'. ARCH'IT files ospita una breve intervista agli autori, curata da Marco Ligas Tosi.

 

29 ottobre 2003

Aaron Betsky commenta -in ARCH'IT esposizioni, con Display Engineers- l'opera di Diller e Scofidio. La riflessione sulle tecnologie, il disvelamento della sorveglianza esercitata dagli oggetti del desiderio, la ricostruzione degli invisibili rituali di negoziazione del vivere contemporaneo. 'Display is central to our culture -scrive Betsky-. We display our goods in packaging, advertising, and retail environments, we display ourselves in our clothes and through our body language, and we display our information in signs and icons. More than in an "empire of signs," we live today in the realm of display...'.

 

28 ottobre 2003

Disegnare, attraverso tocchi leggerissimi, una nuova città che si sovrappone a quella preesistente. TRAIN01 presenta in ARCH'IT architetture il progetto vincitore del primo premio nel concorso Centocittà a Novi Ligure, per la trasformazione dell'ex Convento dei Gesuiti e di Palazzo Pallavicini. 'Il lavoro si struttura sostanzialmente attorno alla progettazione di un vuoto continuo. La logica secondo la quale uno spazio aperto sia letteralmente disegnato da una serie di pieni intesi come limiti e contorni viene in questo caso completamente ribaltata. Il vuoto si costruisce come spazio architettonico vero e proprio, contraendosi ed incuneandosi tra piazza e piazza, per poi dilatarsi nuovamente...'. Esterno D1 interno D1 esterno.

 

23 ottobre 2003

'Instead of using anecdotic imaginary, Prada Tokyo wants to enhance our shopping experience via the juxtaposition of opposed material qualities and the experimentation with surprising effects. Both the design of Prada' clothes, complements, and H&dM's shelves, furniture, lighting fixtures, are intermingled into a sensual landscape: lacquer, fur, molded fiberglass, leather, resin encrusted with fiber-optics, porous oak, perforated sheets of stainless steel, cotton, conglomerated rigid foam, nylon, ...It is not only the mix of the hyper-natural and the hyper-artificial, as it is described by the architects, but the almost perverse coexistence of tight and loose, warm and cold, smooth and rough, hairy and bold, hard and soft, applied indistinguishably to a dissolution of fashion and architectural features...'. L'epicentro Prada progettato da Herzog & de Meuron nell'area di Aoyama a Tokyo. Dalla Fashion Oriented Society di Yasuhiro Hamano al tema della rovina visitato da Arata Isozaki nel 1968. Con PRADA Tokyo. Architecture is Architecture Pedro Pablo Arroyo Alba commenta l'intervento in ARCH'IT files.

 

22 ottobre 2003

Intorno al tema 'emergenza del progetto – progetto dell'emergenza' si svolgerà a Firenze dal 25 ottobre al 1 novembre, presso lo Spazio Alcatraz della Stazione Leopolda, il programma Architetture Con-temporaneità organizzata dal Dipartimento di Tecnologie dell'Architettura e Design "Pierluigi Spadolini" dell'Università degli Studi di Firenze. 'L'iniziativa -si legge nella presentazione del programma- si propone di evidenziare la relazione e la reciprocità che esiste tra progetto ed emergenza. Si esplorareranno il ruolo della cultura architettonica nell'affrontare le condizioni di emergenza e il contributo che il fenomeno dell'emergenza può fornire alla prima nel ripensamento dei propri metodi e strumenti...'. Articolata in tre fasi -laboratorio progettuale, mostra, seminari e convegno- la manifestazione è realizzata con la partecipazione della Protezione Civile, amministratori locali di aree interessate da calamità naturali, istituti di tecnologia di numerose università italiane. Maggiori informazioni in ARCH'IT convegni.

 

22 ottobre 2003

Cosa lega Leon Battista Alberti ai pionieri che hanno esposto due anni fa al DAM? Antonino Saggio parla degli ITA, da Francoforte a Firenze. 'Oggi -scrive Saggio- siamo in un epoca diversa e le parole chiave degli architetti sono cambiate: si pensa in termini di personalizzazione e non più di standardizzazione, non più attraverso una divisione in cicli o una catena di montaggio, ma come unità tra diversi, la città non è più concepita per zone monofunzionali (qui si lavora, qui si risiede, qui ci si svaga) ma in un insieme interagente di usi e funzioni, non si pensa più al modello ripetibile (la Ford Nera per tutti o l'Unité d'Habitation) ma in termini di adattabilità...'. In ARCH'IT coffee break.

 

19 ottobre 2003

L'aggiungere affetto alle cose comuni, fino a trasformarle in qualche cosa di inaspettato. La ricorrente fascinazione della mobilità e dell'asfalto. La capacità di comprimere la banalità in qualcosa che abbia un significato. Daniele Mancini intervista NL Architects. 'La generazione prima della nostra -annotano gli NL Architects in apertura- ha avuto un atteggiamento critico verso la vita: preconcetti basati sull'ideologia. La banalità era spaventosa, la cultura popolare una minaccia. Si credeva fortemente che la società si potesse "fare". Le tattiche generali erano quelle di escludere quello che si considerava negativo da ogni forma di progettazione. Aspetti indesiderati della vita, come il consumismo, "il mercato", le masse, e l'auto-mobilità non dovevano essere presi in considerazione. La soluzione non è quella di abbracciare totalmente questi fenomeni, ma di accettare il fatto che essi sono lì, di essere empirici nei loro confronti e cercare di incanalarli...'. La prima parte dell'intervista in ARCH'IT files.

 

18 ottobre 2003

Il Campus Universitario di Utrecht ospita ancora un edificio provocatorio e irriverente: si tratta del BasketBar di NL Architects. Lo presenta Daniele Mancini, ricordando come 'ancora una volta, gli NL Architects –nominati per il NAi Prize nel 2002 per il negozio Mandarina Duck di Parigi, e inoltre autori del padiglione Olandese per la Biennale di Venezia 2000– si confrontano con il tema dell''inaspettato' funzionale e tipologico, usando il tanto amato ma allo stesso tempo ordinario, e ora persino poetico, canestro...'. In ARCH'IT architetture.

 

18 ottobre 2003

'Si sa che gli architetti leggono poco, tuttalpiù guardano le figure. In compenso scrivono molto, alimentando la continua espansione della pubblicistica di settore...'. Così Giovanni Corbellini nell'introdurre ai lettori ARCH'IT parole chiave, la nuova sezione di ARCH'IT da lui proposta e curata. Questa nuova sezione, continua Corbellini, 'intende ricavare dalla grande massa dell'offerta editoriale internazionale alcuni percorsi significativi, rilevando i temi e i termini più caldi, quelli sui quali si accende il dibattito e la critica scorge possibilità innovative...'. Da oggi questo spazio, integrato con ARCH'IT books review, apre con un percorso dedicato alla Densità e inaugura un osservatorio, un luogo di discussione dove rilevare le tendenze in atto e, possibilmente, cogliere qualche utile tensione.

 

18 ottobre 2003

Curato da Gabriella Lo Ricco, Silvia Micheli, è recentemente stato pubblicato da Bruno Mondadori il volume Lo spettacolo dell'architettura. Profilo dell'archistar©. 'Esiste uno spettacolo dell'architettura -scrive Giovanni Damiani nel presentare il volume in ARCH'IT books review- e questo è codificato con delle precise regole. Regole formalizzate e studiabili, che non appartengono alle conversazioni da bar, ma a quelle delle ricerca. Non è uno svilire della ricerca, si badi bene, è la testimonianza che per comprendere la modernità e il nostro tempo dobbiamo calarci in esso e viverlo, gustarci e comprendere ciò che ci regala, altrimenti ogni critica appare immediatamente sterile e lontana...'.

 

14 ottobre 2003

Un alveare di prismi in vetro. I mattoni filtrano la luce del paesaggio circostante. IaN+ presenta il progetto con cui ha partecipato al concorso per il New Tomhiro Museum. 'La luce diffusa riesce a dare il senso dello scorrere del tempo e del cambiare delle stagioni. Il vuoto sotto l'edificio è una parte essenziale del museo: ospita un giardino dal quale è possibile entrare direttamente in contatto con il paesaggio di Azuma prima di visitare le esposizioni. Le sale in mattoni di vetro creano un tutt'uno tra la poesia e lo scenario esterno...'. In ARCH'IT architetture.

 

13 ottobre 2003

Un uomo immerso nel tempo, che viveva con eccezionale energia e intensità. Giovanni Corbellini ricorda Gino Valle, protagonista discreto della stagione architettonica italiana della seconda metà del Novecento. 'Non amava pensare agli edifici come oggetti -scrive Corbellini-, non si interessava al linguaggio, non ha mai cercato di essere formalmente riconoscibile. Fin dai suoi esordi considera la costruzione come un'esperienza dinamica, modellata da flussi immateriali...'. In ARCH'IT files.

 

12 ottobre 2003

Un processo morfogenetico, una riflessione teorica o un progetto per la città futura? X-b presenta il progetto elaborato in occasione del concorso per la High Line di Manhattan. In ARCH'IT architetture una breve riflessione tra nodi connettivi, strati liminari, gusci avvolgenti. 'Lo spirito con cui si è sviluppato questo lavoro rappresenta piuttosto un input in bilico tra progetto, visione e strategia, forse incapace di riproporre lo spirito pionieristico della grande campagna infrastrutturale dei primi del novecento, ma quantomeno in grado di proporre un nuovo ambito su cui ragionare nelle strategie di trasformazione urbana...'.

 

12 ottobre 2003

La prima Facoltà di Architettura "Ludovico Quaroni" dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" ha invitato Rudy Ricciotti a presentare la propria ricerca il prossimo 17 ottobre, alle ore 10.00, nell’aula magna della sede di Fontanella Borghese. Nel raccogliere l'invito Ricciotti ha affermato: 'La mia risposta è il minimo contro il minimalismo. La modestia dei materiali e delle rifiniture sono lì per segnare la mia preoccupazione morale: rappresentano la mia scelta cosciente e responsabile...'. E ancora: 'Voglio essere un architetto manierista perché sono incantato delle libertà creatrici che autorizzano il manierismo. Ma appartengo anche alla tradizione barocca...'.

 

11 ottobre 2003

Un miscuglio di posizioni diverse accostate indifferentemente. Forzata riduzione a formule. Mancato approfondimento di temi controversi. Le opere in mostra, però, non si lasciano mai completamente descrivere dai temi scelti dai curatori. Pietro Valle e Ada Venié hanno visitato la 50. Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, diretta da Francesco Bonami e intitolata 'Sogni e Conflitti - La dittatura dello spettatore', aperta fino al prossimo 2 novembre. In ARCH'IT artland.

 

10 ottobre 2003

Il Consiglio della Biennale di Venezia, presieduto da Franco Bernabè ha approvato oggi il progetto espositivo di Kurt W. Forster, direttore della 9. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia che si svolgerà nel 2004. L'architettura attuale verrà presentata come tappa di un processo di profonda trasformazione e il tema sarà quello della Metamorfosi. 'I due luoghi principali della Biennale (Corderie e Padiglione Italia) -si legge nel comunicato stampa- invitano a una struttura espositiva che ne sfrutta i percorsi contrastanti. Nelle Corderie (Momenti delle Metamorfosi) vogliamo mettere a confronto una posizione di partenza e un epilogo che abbraccia passato e futuro in una visione del tempo di metamorfosi. In uno spazio così fortemente direzionale, il visitatore deve anche avere la libertà di soffermarsi sulla varietà e la pluralità delle proposte. Al Padiglione Italia (I luoghi delle Metamorfosi) verranno, invece, messi a fuoco i temi principali e le posizioni attuali, ovvero i luoghi dei mutamenti contemporanei...'.

 

10 ottobre 2003

Su la Repubblica (parti 1 e 2), in cronaca di Firenze, si torna a parlare del caso Isozaki. Mara Amorevoli raccoglie le più recenti tracce della vicenda relativa al progetto per l'uscita degli Uffizi, che sembra destinata a non concludersi. La Soprintendenza non commenta la scelta di scavare sotto San Piero Scheraggio, la chiesa più antica della città, che porterebbe ad un sostanziale arresto dell'intervento dell'architetto giapponese. A tal propositi, Riccardo Francovich, docente di archeologia medievale a Siena, ha dichiarato 'la netta impressione che si sia preso a pretesto l'archeologia per bloccare Isozaki'. Gianni Biagi, assessore all'urbanistica di Palazzo Vecchio, lamenta ritardi e generale confusione nelle azioni mosse da Roberto Cecchi, direttore generale del Ministero.

 

8 ottobre 2003

Yona Friedman, Utopie Realizzabili. 'Lo schizzo di una teoria sociale o, sarebbe meglio dire, una visione sociale, nella quale prendono forma, in modo chiaro e semplice, le modalità entro le quali sia possibile la realizzazione di una utopia, non nel senso letterale del termine, vale a dire un luogo che non esiste, ma nel senso che ha storicamente acquisito, vale a dire un luogo ove sia possibile colmare pienamente la distanza tra progetto di una realtà desiderata e la sua costruzione, tra desiderio e soddisfazione...'. Un intervento di Pier Vittorio Aureli in ARCH'IT books review a commento della riedizione del volume da parte di Quodlibet.

 

3 ottobre 2003

Zaha Hadid vince il concorso per la Stazione TAV a Napoli. Su Il Mattino Fanco Mancusi riporta la notizia. 'Il progetto -si legge- ha convinto all'unanimità la Giuria presieduta da Oriol Bohigas, presentando un piano di grande respiro ambientale e di straordinaria modernità. Un'opera che i giurati designati dai vertici della Tav hanno considerato innovativa sul piano tipologico, in perfetta simbiosi con l'ambiente esterno della stazione ferroviaria, con ampie concessioni alle strutture costruite in vetro e acciaio, creando soluzioni di straordinaria suggestione negli spazi degli ambienti interni...'.

 

3 ottobre 2003

Il festival di Firenze giorno per giorno. Attraverso gli appunti di Francesca Oddo, Par@metro.it segue in tempo reale il programma e tutti gli eventi correlati di BEYOND MEDIA 03 dedicato al tema INTIMACY. Note, osservazioni, immagini sulle giornate fiorentine della manifestazione rivolta all'esplorazione dell'architettura contemporanea in relazione ai media.

 

2 ottobre 2003

La scomparsa di Gino Valle. 'Provate a spostarvi -scrive Enrico Regazzoni su la Repubblica- fra tutto ciò che quest'uomo ha pensato e fatto in oltre cinquant'anni di lavoro e capirete cosa vuol dire il tempo di una vera architettura: che non è la sua data di nascita, ma il suo costante equilibrio fra la capacità di accennare al futuro e quella di diventare passato. La speranza dell'opera e la persistenza del paesaggio...'. 'Il progetto per lui era una rinascita, una scommessa che affrontava come se avesse dimenticato tutto. Le logiche strutturali del moderno, che pure agivano fortemente nella sua cultura, erano strumenti che Valle utilizzava per definire il problema, non per impostare facili soluzioni. Territorio era la sua parola chiave: ma territorio davvero, terreno. Quasi sempre, prima di sedersi al tavolo da disegno, andava a camminare per ore sull'area nella quale il nuovo edificio sarebbe sorto. Dalla rassegna stampa de l'ARCHITETTO.

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