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Lunedì 7 maggio 2007 alle 18.00, presso l'Auditorium ANCE a Roma, Eric Owen Moss terrà una conferenza dal titolo 'Too Much Is Not Enough' nella quale presenterà una serie di lavori recenti, dal progetto risultato vincitore nel concorso The City of the Future per Los Angeles a quello per Republic Square ad Almaty in Kazakistan. 'La figura di Moss, emergente all'interno del panorama architettonico contemporaneo -ha scritto Paola Giaconia nel volume Eric Owen Moss. L'incertezza del fare, recentemente pubblicato da Skira-, desta interesse per l'attualità del suo pensiero, che rileva la necessità di adeguarsi con immaginazione a condizioni al contorno che mutano costantemente e che obbligano, quindi, a offrire soluzioni che non possono che essere sempre temporanee, mai definitive. [...] Ciò che contraddistingue il modo di lavorare di Moss è la temerarietà con cui le sue ipotesi progettuali accolgono il manifestarsi dell'imprevisto e lasciano spazio, senza ostacolarli, a nuovi possibili ordini temporanei. Moss opera quasi come un funambolo, continuando a sperimentare spinto da una volontà profonda di mettersi sempre alla prova. I suoi progetti ricodificano la ricerca architettonica all'interno di una contemporaneità tremendamente instabile e la sua produzione assume con il passare degli anni un andamento la cui logica, fortemente disarticolata, è difficilmente percepibile. Ogni opera pare scaturire infatti da una curiosa ed irripetibile concatenazione di circostanze, e l'arbitrarietà, seppur solo apparente, sembra programmaticamente predisposta a sovvertire ogni regola.' Maggiori informazioni in ARCH'IT convegni.
29 aprile 2007 'Narrazioni Urbane' -ultimo numero di Parametro (n. 268, marzo/aprile 2007)- è in libreria. A cura di Franco Purini, il volume 'rintraccia e ricostruisce i fili delle 'storie' di alcune città italiane (Venezia, Bologna, Milano, Roma, Napoli, Caserta), in un rimando continuo tra vicende e miti, tra casualità e premeditazione, tra fatti reali e intenzionali. I saggi di Giovanni Corbellini, Valentina Ricciuti, Stefania Suma, Dina Nencini, Diego Lama, Antonio Pascale individuano specifiche narrazioni, indagando sui territori del reale le qualità intrinseche del fenomeno urbano. I medesimi principi sono verificati da Cherubino Gambardella in una rilettura di Vema. L'atto narrativo, inteso come strumento di descrizione ma anche di disvelamento di dinamiche nascoste, è da intendersi esso stesso come atto creativo, puro progetto, 'dispositivo di trasformazione immaginifica' –per citare le parole dello stesso Purini– in grado di rendere visibili (e successivamente condivisibili) determinati avvenimenti...'.
27 aprile 2007 Il telaio che prima delimitava, racchiudeva, circostanziava il bordo della tela, negli ultimi quadri di Caravaggio non ha più confini ed è senza rive certe. In ARCH'IT coffee break Antonino Saggio continua la ricerca dei motivi della visione rivoluzionaria dell'artista. 'Il mondo visto dal telaio di Brunelleschi o di Paolo o di Antonello o di Dürer -scrive Saggio in Lo strumento di Caravaggio- è uno spazio determinato dalla presenza del telaio. È un mondo visto attraverso il telaio con le regole che abbiamo descritto. L'occhio è fermo e domina, i punti convergono, non vi sono deformazioni e aberrazioni. È lo spazio della prima architettura e pittura rinascimentale. E uno dice: "Bene e allora"? E allora quello strumento (il telaio) e quella costruzione mentale (la prospettiva), e insieme tutta la nuovissima poetica (umanistica) di pensare all'uomo nel mondo sono avviluppati uno sull'altro come se fossero un nastro di Moebius...'.
23 aprile 2007 Bergamo, Sant'Agostino, FLOODS. Il vuoto della chiesa è pensato da Nicola Russi e Maria Chiara Piraccini come un esterno rispetto all'installazione. Come luogo di costante negoziazione tra l'allestimento e lo spazio. La presentazione di Ekaterina Golovatyuk in ARCH'IT architetture. 'Costruito da un discreto numero di pareti verticali, che con il bordo superiore tracciano una superficie immaginaria a doppia curvatura, l'allestimento appare come il diagramma del movimento a cui aspira, ma che di fatto non possiede. Rimane poeticamente sospeso nella tensione verso l'essere ONDA. Questa non compiutezza congenita si riflette anche nelle fattezze apparentemente provvisorie dell'installazione: le pareti non s'incontrano mai, non si toccano, lasciano a vista le sue parti costruttive. I montanti in alluminio dei pannelli in cartongesso, le luci neon a terra si intravedono nei momenti di passaggio da una stanza all'altra, ricordando dei residui del cantiere, accuratamente dimenticati nelle fessure. L'ambiente della chiesa, concepito come un esterno, s'insinua negli interstizi tra le pareti e rende ambiguo il rapporto tra dentro e fuori.'
20 aprile 2007 Il tempo scorre lento e a ritroso, sembra sempre tornare indietro. Le cose si consumano e devono essere costantemente ricreate, scrive Pietro Valle in ARCH'IT artland. La Conquista dell'Inutile, il diario dell'impresa di Fitzcarraldo di Werner Herzog, insiste sulla descrizione dello spreco di energia che il perseguire un progetto comporta. 'Tra tutti, emerge il tema della capacità dell'artista di raccontare il vero: esiste un valore documentario, si chiede Herzog? La risposta sembra passare attraverso l'artificio di una costruzione sommamente fittizia, di un'iperrealtà che provoca il quotidiano. Il progetto deve accettare confronto con l'assurdo per chiarire (o no) i propri intenti. Non c'è infatti garanzia di riuscita, nessun risultato è scontato...'.
PICNIC AL TEMPIO #3. Workshop di progetto e costruzione istantanea. A San Michele di Ganzaria, lungo il Parco lineare/Giardino-Arena Valle del Tempio, dal 6 all'11 giugno 2007. Ogni laboratorio sarà condotto da uno dei seguenti artisti o architetti: Gilles Bruni (landartist, Francia), Mikael Hansen (landartist, Danimarca), Ex.studio (Patricia Meneses, Ivan Juárez, architetti, Messico), Marco Navarra (architetto, Caltagirone), Alessandro Rocca (architetto, Milano). Al centro del workshop, ideato e prodotto da Erremix Officina Paesaggi in Movimento, l'esplorazione di un campo di mezzo tra architettura, arte e paesaggio. Il suo risultato la realizzazione di piccoli padiglioni per il "landwatching", attraverso l'uso esclusivo di materiali naturali (canne di fiume, fieno, legna, corde, terra cruda). Iscrizioni aperte fino al prossimo 30 aprile 2007.
14 aprile 2007 'Un importante convegno -scrive Peter Lang in ARCH'IT instant forum- ha avuto luogo a New York nell'aprile 2006. Il fulcro dell'evento è stato, secondo gli organizzatori, la presentazione della traduzione inglese del volume Ricerca del Rinascimento. Principi, città, architetti, (Yale University Press con Harvard GSD, 2006), a cura di Daniel Sherer. La loro intenzione dichiarata è usare l'evento come "un'occasione per valutare le sue eredità critiche". A un primo sguardo, i pezzi da novanta invitati a partecipare e la rigorosa piattaforma tematica erano notevoli. L'elenco dei partecipanti assomiglia a un who's who della teoria dell'architettura, ma questo prestigioso appello per Tafuri curiosamente elude diversi punti critici per i quali Tafuri dovrebbe essere ritenuto responsabile, non ultimo il suo ruolo guida nel sopprimere i molti effervescenti movimenti sperimentali che stavano emergendo negli anni Sessanta...'. Pochi metterebbero in discussione il suo genio, ma è utile considerare punti di vista contemporanei e alternativi, in cerca di una nuova generazione di critici. Il forum lanciato da Peter Lang apre così a nuove letture sull'opera di Manfredo Tafuri.
La casa editrice Meltemi realizzerà una propria sede virtuale all'interno di Second Life. Per la sua progettazione e realizzazione ha quindi indetto un concorso in due fasi a partecipazione libera senza vincoli di età e di titolo. I partecipanti alla First Design Competition for Second Architecture sono invitati a esprimere, entro il prossimo 20 maggio, la propria visione di uno spazio dalla forte capacità comunicativa, di interattività e attrazione all'interno del mondo di Second Life, progettando un ambiente che offra la possibilità di consultare il catalogo delle pubblicazioni, organizzare conferenze on line e allestire mostre ed esposizioni.
11 aprile 2007 Con le armi della Teoria. Architettura come progetto politico. Secondo Pier Vittorio Aureli e Gabriele Mastrigli l'architettura deve tornare a farsi strumento politico che trasforma la realtà invece che raccontarla estetizzandola. 'Al prevedibile e ripetitivo schema produzione-consumo –con cui l'architettura viene ridotta a puro strumento di consumo commerciale– bisogna contrapporre -scrivono i due autorni nel saggio pubblicato in ARCH'IT files- lo sforzo di porre le condizioni per una messa in crisi dell'attuale assetto rappresentativo del capitalismo liberista: che il progetto –e con esso la teoria della città– torni ad essere "stato di eccezione" della rappresentazione urbana, dove il politicamente corretto della democrazia liberale e del pluralismo quali valori assoluti siano messi in crisi a favore della decisione e del conflitto volto a ripensare e rielaborare la forma del nostro coesistere. Per raggiungere tale obiettivo, l'architettura deve emanciparsi dalla sua riduzione a "mestiere" o a contenitore mediatico fine a se stesso, e tornare a essere rappresentazione, vale a dire incarnazione di un progetto politico alternativo rispetto all'immaginario della metropoli del mercato...'.
10 aprile 2007 'Supersonik, Per Aspera, La mucca, Superonda erano i nomi dati per caso o per intenzione ad alcuni degli oggetti in mostra; non tutti erano stati realizzati per l'occasione, alcuni provenivano da altre intenzioni e occasioni ma tutti scaturivano da una miscela esplosiva nella quale si temperavano improvvisazione, spregiudicatezza giovanile, ironia, spirito ludico, senso e consapevolezza critica dei tempi vissuti...'. Superarchitettura, 40 anni dopo. Il Centro Studi Poltronova ricostruisce la mostra-manifesto del Design Radicale italiano. In esposizione alla Galleria Carla Sozzani, durante il Salone del Mobile. Una nota di Gilberto Corretti, Memorie alluvionali, introduce l'iniziativa con una nota pubblicata in ARCH'IT files.
7 aprile 2007 Creare un'architettura deve diventare una operazione in comune con tante persone che devono collaborare. Nell'intervista di Patrizia Mello, in ARCH'IT files, Toyo Ito racconta la sua visione del nuovo reale, del regionalismo, di una architettura agriculturale. 'Noi adesso pensiamo molto più locale, regionale. Siccome è diventato tutto uguale vogliamo fare vedere ciò che di caratteristico ha un'area, una regione. Se si pensa a qualcosa che è legato al luogo, si pensa subito a qualcosa di "tradizionale". Ad esempio, se si tratta del Giappone, si pensa subito ad un'architettura fatta di legno. Pensiamo che "regionale" equivalga a dire "tradizionale". Io, invece, vorrei esplorare un'altra possibilità per un'altra forma di regionalismo. Sicuramente si può lavorare ad un nuovo concetto di "regionale" utilizzando le nuove tecnologie. La domanda da farsi è questa: che tipo di persone saranno coinvolte nel mio progetto e che genere di cambiamenti potranno scaturire? Un'architettura ispirata al concetto di "regionale" sarà frutto della comunicazione a questi diversi livelli...'.
L'architetto americano Eric Owen Moss è stato insignito dell'Arnold Brunner Memorial Prize per l'architettura che l'American Academy of Arts and Letters conferisce annualmente a un architetto che, nel mondo, "abbia contribuito, con le proprie opere, all'architettura intesa come arte". Il vincitore dello scorso anno è stato Jean Nouvel. Tra le personalità premiate negli anni passati si ricordano Louis Kahn, James Stirling, Frank Gehry, Toyo Ito e Renzo Piano. Eric Owen Moss -che ha di recente vinto il concorso di idee bandito dall'History Channel per il futuro di Los Angeles con un progetto che immagina la megalopoli californiana in un non troppo lontano anno 2016- riceverà il premio dell'American Academy of Arts and Letters a New York il prossimo 16 maggio. In quell'occasione verrà anche allestita una mostra dei suoi lavori. (Paola Giaconia)
2 aprile 2007 'Cinque totem dalla forma organica, con curvature ed altezze differenti. Un tubo in acciaio ne costituisce l'anima ed ogni colonna è simile ad una canna di organo in grado di suonare grazie all'aria che gli passa attraverso. Il funzionamento è elementare: ogni visitatore può, per mezzo di una pompa, gonfiare un palloncino situato in cima alla colonna. Una volta riempito il pallone sgonfiandosi immette aria sufficiente a far funzionare il TP-Orgofonohm. Ed ecco allora che ogni colonna emetterà un suono, ogni pilastro produrrà una musica particolare e singolare suonata dal visitatore...'. TP-Orgofonohm 2000 di nEmoGruppo non è un giardino né tanto meno un'installazione. Ma un'opera di urbanismo concettuale che sintetizza profumi, colori e suoni che si andrà ad inserire nella Plaza Moraza di Bilbao. La presenta Daria Ricchi in ARCH'IT architetture. |
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