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Parole Chiave

Indeterminato



Trattando il termine "evento" ho già avuto modo di accennare alla centralità del tema dell'indeterminazione all'interno delle teorie scientifiche del Novecento e delle pratiche artistiche delle avanguardie. Una questione tanto ineludibile, data la velocità, l'ampiezza e l'intrinseca imprevedibilità dei cambiamenti che investono i contesti contemporanei, quanto estremamente problematica per le discipline del progetto, così ostinatamente legate all'idea di controllo verticale dei risultati a partire da premesse certe e attraverso metodi consolidati (vedi il mio Il caos come occasione progettuale, in "Architettura Intersezioni", n. 5, 1997; sui modi di organizzazione del controllo formale nel costruito vedi N.J. Habraken, The Structure of the Ordinary. Form and Control in the Built Environment, MIT Press, 1998).

[23sep2004]

             
 
 
 
 
Dal volume all'interfaccia, "Architettura intersezioni", 5, 2000
[Agnoletto]
N.J. Habraken, The Structure of the Ordinary. Form and Control in the Built Environment, 1998
 
 
   
Anche nel mondo dell'architettura sembra oggi prodursi una frattura simile a quella che separa la fisica delle particelle infinitesimali, con i suoi modelli probabilistici e aleatori, da quella newtoniana e dai suoi più rassicuranti e misurabili rapporti di causa ed effetto. Anzi, in campo architettonico questa separazione si fa persino più profonda e paradossale, coesistendo alle diverse scale e nelle situazioni più disparate. Alla pressante richiesta verso il mondo della produzione edilizia di certezze deterministiche (legittimamente focalizzate sul rispetto di tempi, costi, prestazioni...) si accompagna infatti una estrema instabilità dei programmi, degli obiettivi, delle opportunità ecc., solo in pochi casi trattata quale materiale del progetto, ma molto più spesso subita con esiti disastrosi. Una commistione tra rigidezza e precarietà rispecchiata in Italia dalla legge Merloni, che unisce la ricerca di uno stretto legame tra previsioni ed esiti alla frammentazione degli interventi progettuali, elevando così la pratica surrealista dei cadaveri eccellenti a regola generale... La tesi di dottorato del compianto Yago Conde, Architecture of the Indeterminacy (a cura di Bea Goller, Actar, 2000), rappresenta al momento lo studio più approfondito sul rapporto tra indeterminazione e architettura. Approfondito ma non sistematico, essendo concentrato principalmente su aspetti interni alle problematiche della creazione artistica, a momenti ben precisi della stessa (le avanguardie storiche, dada, John Cage...) e alle riflessioni estetico-filosofiche a essi connesse (soprattutto attraverso gli immancabili Deleuze, Derrida e Foucault), mentre non si fa praticamente cenno alle neoavanguardie del secondo dopoguerra e al radical design che pure, su questi temi, hanno incentrato la loro azione. Tra i diversi pregi del saggio di Conde vi è senz'altro quello di aver messo in luce il carattere molteplice del termine "indeterminato", esso si comporta infatti come una sorta di parola matrijoska che, similmente alle bambole russe, ne contiene molte altre, ciascuna legata a specifiche sia pure interrelate strategie.
             
 
 
 
Bea Coller (ed.), Architecture of the Indeterminacy, 2000
 
             
Una prima famiglia di questioni rimanda al concetto di indeterminatezza come imprevedibilità, come apertura e dispiegamento delle potenzialità. A questo riguardo, oltre ai vari saggi relativi alla città situazionista già ripercorsi in "evento", vanno segnalati altri contributi in vario modo connessi a quello stesso periodo tra anni Cinquanta e Settanta e, come quelli, soggetti a una recente fortuna editoriale. L'opera di Yona Friedman, inventore della ville spatiale, enorme struttura reticolare sovrapposta ai grandi vuoti urbani dove ciascuno avrebbe potuto costruire e modificare continuamente la propria abitazione, è stata ripercorsa in una mostra olandese (Yona Friedman. Structures serving the unpredictable, catalogo a cura di Sabine Lebesque, Helene Fentener van Vlissingen, NAi Publishers, 1999), e il suo Utopies réalisables (Union générale d'éditions, 1976) è stato recentemente tradotto in italiano (Quodlibet, 2003). Vicende e tematiche analoghe a quelle affrontate da N.J. Habraken, il cui Supports (uscito in olandese nel 1961 e più volte rivisto fino all'ultima edizione, Urban Press,1999) indaga i vantaggi funzionali e ambientali di sistemi abitativi meno rigidi, basati sul rapporto fra infrastrutturazione e autocostruzione. Più legato a questioni di carattere formale l'approccio di Robert Venturi (Complexity and Contradiction in Architecture, MoMA, 1966) e la sua ottica inclusiva, "inflessa" e aperta (vedi anche Umberto Eco, Opera aperta. Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee, Bompiani 1962).
             
 
 
 

Sabine Lebesque, Helene Fentener van Vlissingen (eds.), Yona Friedman. Structures serving the unpredictable, 1999

Yona Friedman, Utopies réalisables, 1976
[Aureli]

N.J. Habraken, Supports, 1961

 
             
 
 
 
 

Robert Venturi, Complexity and Contradiction in Architecture, 1966

Umberto Eco, Opera aperta. Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee, 1962
 
 
             
Protagonista fondamentale degli anni Sessanta e della riflessione architettonica sull'indeterminazione è sicuramente Cedric Price, il cui lavoro, poco prima della scomparsa, ha conosciuto una stagione di rinnovato interesse: The Square Book, che raccoglie la sua produzione critica e progettuale fino al 1984, è stato ristampato anastaticamente nel 2003 da Wiley-Academy; sempre nel 2003 è uscito Re: CP (a cura di Hans Ulrich Obrist, Birkhäuser), miscellanea di saggi, interviste e lezioni nelle quali lo stesso Price fa il punto sulla sua visione di una architettura mobile e interattiva; Stefano Boeri esordisce alla direzione di "Domus" pubblicando immagini da una mostra al CCA (n. 866, 2004, commenti di Mark Wigley e Howard Schubert) e ospitando nel n. 870 diversi omaggi e ricordi del maestro inglese. I famosi progetti per il Fun Palace (1961) e per la Potteries Thinkbelt (1964) sono forse i primi a non avere come obiettivo la costruzione di forme tridimensionali più o meno belle e funzionali, quanto, piuttosto, la strutturazione di potenziali processi di organizzazione di volta in volta modificabili grazie all'interazione con gli utenti e al largo uso delle tecnologie più avanzate. L'architetto si trova quindi ad agire anticompositivamente come una sorta di animatore dei desideri individuali e non come interprete degli stessi. Indeterminato, in questo senso, assume il significato di possibile, non guidato dall'alto, autoorganizzato, spontaneo.
             
 
 
 

Cedric Price, The Square Book, 1984

Hans Ulrich Obrist (ed.), Re: CP, 2003

"Domus", 866, 2004
[Ippolito]

 
             
 
 
 
 

"Domus", 870, 2004
[Ippolito]

 
 
             
Un tema tradizionalmente svolto guardando al passato (vedi il classico Bernard Rudofsky, Architecture without architects. An introduction to nonpedigreed architecture, MoMA-Doubleday, 1964, le immagini pure affascinanti raccolte da Paul Oliver, Dwellings. The Vernacular House Worldwide, Phaidon, 2003, e il più operativo e già citato Habraken, The Structure of the Ordinary), ma al quale possono essere riferite anche varie interessanti proposte contemporanee. Tra queste, nuovamente da un'idea di Price, la teoria del Non-Plan, sempre basata su forme radicali di partecipazione degli utenti alla conformazione e all'uso dell'ambiente costruito (Jonathan Hughes, Simon Sadler, Non-Plan: Essays on Freedom, Participation and Change in Modern Architecture and Urbanism, Architectural Press, 2000), e i progetti di Stefano Boeri per Hoeksche Waard (1999) e di Andrea Branzi per Eindhoven (1999-2000, preceduto dal progetto teorico Agronica, 1994), il primo teso a impiegare modi di autoorganizzazione mutuati dalla biologia e dalla genetica, gli altri più legati a ipotesi di reversibilità funzionale (L'urbanistica dell'indeterminatezza, in "Lotus", n. 107, 2000). E ancora Price (come ricorda Branzi in "Domus", n. 870) costituisce un riferimento fondamentale nella svolta del design radicale italiano che vede il passaggio dalle iniziali fascinazioni pop a progetti come No-Stop-City di Archizoom (1969-72) e il Monumento continuo di Superstudio (1971, vedi Peter Lang, William Menking, Superstudio. Life Without Objects, Skira, 2003): progetti che esplorano l'indeterminazione nella assenza di confini, nella non finitezza, nella continuità.
             
 
 
 
 

Bernard Rudofsky, Architecture without architects. An introduction to nonpedigreed architecture, 1964

Paul Oliver, Dwellings. The Vernacular House Worldwide, 2003
 
Jonathan Hughes, Simon Sadler, Non-Plan: Essays on Freedom, Participation and Change in Modern Architecture and Urbanism, 2000
 
             
 
 
 
 

L'urbanistica dell'indeterminatezza, "Lotus", 107, 2000

Peter Lang, William Menking, Superstudio. Life Without Objects, 2003
[Mastrigli]
 
 
             
Ma indeterminato significa anche indefinito, sfocato, incerto, confuso. Strategie paradossali che informano, ad esempio, la fuzzy logic (la logica, appunto, "confusa" che permette ai dispositivi elettronici di affrontare situazioni che sfuggono alla rigidità del sistema binario) e in architettura opere come la nuvola di vapore dello Swiss Expo 2002 (Ricardo Scofidio, Elizabeth Diller, Blur: The Making of Nothing, Harry N Abrams, 2002). Una "logica dell'informe" che struttura numerosi approcci contemporanei, soprattutto in campo artistico (vedi Yve-Alain Bois e Rosalind Krauss, Formless. A User's Guide, Zone Books, 1997). Sull'incertezza si è poi soffermato Eduardo Arroyo (Principles of Uncertainty, in "El Croquis", n. 118, 2003) il quale, nel presentare la sua architettura probabilistica e largamente basata sulla campionatura statistica, traccia alcune fondamentali coordinate all'interno del pensiero scientifico contemporaneo. I temi basilari dell'indeterminazione, dell'unità materia-energia e spazio-tempo, dell'entropia entrano nella sua opera come effettivi operatori progettuali, in maniera sostanzialmente diversa da altri approcci che traggono ispirazione dagli stessi (e dalle varie teorie della complessità e del caos, dalla geometria frattale come dalla teoria delle catastrofi...) limitatamente a questioni di linguaggio: vedi Massimiliano Fuksas e Paolo Conti, Caos sublime, Rizzoli, 2001, ma soprattutto Charles Jencks, The architecture of the jumping universe, Academy Editions, London 1997. La conversione di uno dei più strenui promotori del postmoderno storicista alle complesse realizzazioni di Gehry o Hadid rivela infatti una concezione dell'architettura ancora interamente legata alla tradizionale funzione rappresentativa, dove villini "frattali", scrivanie "non-lineari", comodini "fuzzy" mimano la reale indeterminatezza dei processi contemporanei attraverso procedure di progetto assolutamente deterministiche.
             
 
 
 
 

Ricardo Scofidio, Elizabeth Diller, Blur: The Making of Nothing, 2002

Yve-Alain Bois, Rosalind Krauss, Formless. A User's Guide, 1997
 
"El Croquis", 118, 2003
[Rossi]
 
             
 
 
 
 

Massimiliano Fuksas, Paolo Conti, Caos sublime, 2001

Charles Jencks, The architecture of the jumping universe, 1997
 
Rem Koolhaas, S,M,L,XL, 1995
[Damiani]
 
             
 
 
 
 

Aldo Rossi, L'architettura della città, 1966

 
 
             
Alla specificità di architetture così fortemente investite di contenuti formali si contrappone la strategia di indeterminazione più efficiente e diffusa: quella genericità richiesta dal mercato, ampiamente presente nelle espansioni urbane recenti e lucidamente analizzata da Rem Koolhaas: "Business makes no demands... Business can invade any architecture", scrive in Typical Plan (in id., S,M,L,XL, 010 publishers, 1995; vedi anche, ivi, The Generic City), rovesciando drammaticamente la prevalenza della forma nella costruzione dell'identità urbana storica alla base della "teoria del locus" di Aldo Rossi (L'architettura della città, Marsilio, 1966). Una realtà che, al pari delle altre strategie di indeterminazione sopra accennate, sfida le discipline del progetto a prefigurare l'imprevedibile, ad agire cioè all'interno di un ossimoro sicuramente problematico ma in grado di aprire numerose nuove possibilità.

Giovanni Corbellini
gcorbellini@units.it
edizioni italiane

- Yona Friedman, Utopie realizzabili, Quodlibet, 2003.
- Robert Venturi, Complessità e contraddizioni in architettura, Dedalo, Bari 1980.
- Yve-Alain Bois e Rosalind Krauss, L'informe. Istruzioni per l'uso, Bruno Mondadori, Milano 2003.
- Bernard Rudofsky, Architettura senza architetti. Una breve introduzione alla architettura non blasonata, Editoriale scientifica, Napoli 1977.
post scriptum

sul ruolo dell'indeterminato nelle varie arti:
- Anna Gerber, All Messed Up. Unpredictable Graphics, Harper Design International, 2004.
- Morse Peckham, Man's Rage for Chaos. Biology, Behavior and the Arts, 1967, riedizione a cura di Patrick Wilkinson, Maisonneuve Press, 2004.
- Michael Patrick Gillespie, The Aesthetics of Chaos. Nonlinear Thinking and Contemporary Literary Criticism, University Press of Florida, 2003.
- Dario Gamboni, Potential Images. Ambiguity and Indeterminacy in Modern Art, Reaktion Books, 2002.
- Marjorie Perloff, The Poetics of Indeterminacy. Rimbaud to Cage, Northwestern University Press, 2000.
- Wilhelm Furtwangler, Caos e forma, Graphos, Genova, 1997.
- John Briggs, L'estetica del caos, Red, Como 1993.
- Roger W.H. Savage, Structure and Sorcery. The Aesthetics of Post War Serial Composition and Indeterminacy, Garland, 1989.

una riflessione ad ampio raggio su temi economici, politici, legali e filosofici:
- Russell Hardin, Indeterminacy and Society, Princeton University Press, 2003.

il contributo di uno dei più attenti osservatori della società:
- Zygmunt Bauman, La societa dell'incertezza, Il mulino, Bologna 1999.

più specificamente dedicato al tempo in filosofia:
- Sandra B. Rosenthal, Time, Continuity, and Indeterminacy. A Pragmatic Engagement With Contemporary Perspectives, State University of New York Press, 2000.

sugli aspetti economici:
- Cathleen Benko, F. Warren McFarlan, Connecting the Dots: Aligning Projects with Objectives in Unpredictable Times, Harvard Business School Press, 2003.

decision making in ambiti dinamici:
- Harold G. Nelson, Erik Stolterman, The Design Way. Intentional Change in an Unpredictable World. Foundations and Fundamentals of Design Competence, Educational Technology Publications, 2003.

dal maggiore esponente delle teorie della complessità
- Ilya Prigogine, Le leggi del caos, Laterza, Roma-Bari 1993.

vari testi più o meno divulgativi in ambito scientifico e biologico:
- Richard J. Bird, Chaos and Life: Complexity and Order in Evolution and Thought, Columbia University Press, 2003.
- Michael Strevens, Bigger than Chaos : Understanding Complexity through Probability, Harvard University Press, 2003.
- Stephen H. Kellert, In the Wake of Chaos. Unpredictable Order in Dynamical Systems. Science and Its Conceptual Foundations, University of Chicago Press, 1994.

sulla fuzzy logic:
- Massimiliano Veronesi, Antonio Visioli, Logica fuzzy. Fondamenti teorici e applicazioni pratiche, Franco Angeli, Milano 2003.

una raccolta di saggi del grande critico americano:
- Robert Venturi, Iconography and electronics upon a generic architecture. A view from the drafting room, MIT Press, Cambridge (Mass.) 1996.

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